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27/02/2019

economia

Non solo trade war: venti contrari per la Cina

Loevinger (TCW): l'epoca degli ampi surplus commerciali è finita. Gli investitori cinesi sottopesano il resto del mondo e ora vogliono diversificare i propri asset

La speranza che venga raggiunto un accordo tra USA e Cina ha ampiamente influenzato i mercati negli ultimi mesi. Sebbene la ripresa del dialogo tra i due Paesi rappresenti uno sviluppo positivo, a nostro avviso è ancora presto per stappare lo spumante.
Innanzitutto, è importante distinguere due livelli del conflitto tra Cina e Stati Uniti: la guerra tariffaria (o dei dazi) e la guerra tecnologica. Quest'ultima è certamente destinata a inasprirsi nel corso dell'anno. Verranno introdotte restrizioni molto più estese all'esportazione di tecnologia statunitense in Cina e agli investimenti cinesi nel settore tech USA. Inoltre, è probabile che vengano intraprese altre azioni legali nei confronti di società e dirigenti cinesi.
Per quanto riguarda i dazi, l'approccio scelto dagli Stati Uniti - unilaterale, senza coordinamento con gli alleati e senza fare ricorso a istituzioni multilaterali, minacciando e imponendo sanzioni - rende estremamente difficile per i negoziatori cinesi far approvare internamente un accordo di qualunque tipo. È ovvio infatti che in Cina, così come negli USA e in qualunque altro Paese, l'opposizione alle prepotenti richieste straniere sia una scelta estremamente conveniente dal punto di vista politico.


I dazi avranno sicuramente un impatto negativo, ma non danneggeranno solo la Cina. I dazi infatti colpiscono anche molte altre economie attraverso le supply chain globali, come Singapore, Malesia, Corea e altri Paesi asiatici.
Oltre all'effetto dei dazi, un rischio importante legato alla trade war è il suo l'impatto sugli investimenti e l'incertezza che genera nel business. Ci sono molte società che stanno cercando di decidere come gestire grandi capital expenditure, ma è molto difficile prendere decisioni senza sapere quali saranno i costi dei componenti o le condizioni di accesso al mercato.
Le avversità per la Cina non si limitano alla guerra commerciale. L'economia cinese, infatti, deve affrontare altre crescenti difficoltà quali, per esempio, una regolamentazione più stringente del settore finanziario, un aumento dei fallimenti societari, un'applicazione più decisa delle leggi ambientali, un settore immobiliare in rallentamento e un calo delle esportazioni che sta coinvolgendo tutta l'Asia, con l'indebolimento della domanda globale.
Un altro aspetto importante per gli investitori nel 2019 sarà l'inclusione della Cina nei principali indici obbligazionari globali.


L'epoca degli ampi surplus commerciali in Cina è finita. Gli investitori cinesi sottopesano il resto del mondo e ora vogliono diversificare i propri asset. Ciò significa che non c'è più un grande flusso di capitali verso la Cina. Il Paese al contrario vuole attirare gli investimenti stranieri e vede l'inclusione negli indici come un modo per raggiungere tale obiettivo.

David Loevinger, Sovereign Analyst, Emerging Markets, TCW


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