Brutti, sporchi e cattivi
L'Italia è molto meglio di come viene dipinta dentro e fuori dal Paese. Germania e Francia sono meno attrezzate per affrontare la crisi che verrà
A sentire certe trasmissioni TV o leggere la maggior parte dei giornali sembrerebbe che l'Italia stia letteralmente sprofondando nel baratro della crisi che porta al default.
Ogni occasione è buona per attaccare il governo, amplificare divergenze (che ovviamente ci sono) tra 5 Stelle e Lega, enfatizzare le reprimende di Bruxelles e Francoforte, e dipingere premier e vari ministri come apprendisti stregoni se non come inetti totali. Anche se talvolta lo sono, viste le uscite sconcertanti.
Per il lettore o telespettatore che non ha tempo, voglia o possibilità di andare sulla rete, quella è l'unica informazione disponibile e su quella si fa le sue idee.

Eppure, per separare i fatti dalle opinioni, nelle trasmissioni di approfondimento economico, sarebbe opportuno che comparisse un semplice cartello prima di cominciare qualsiasi dibattito: "dal 1° gennaio, industrie fatturato +3,1%; ordinativi +1,8%, export +2,5%; Mib +16%; spread -6%".
Questo ovviamente perché fino al 31 dicembre 2018 il timing dell'economia italiana era regolato dall'orologio della finanziaria targata Gentiloni. Per cambiare le cose poi ci vuole tempo: tutto e subito non riesce a nessuno, neanche con la bacchetta magica.
Ciò non significa che tutto vada bene, siamo in piena espansione e che la nostra economia galoppi. Tutt'altro. Abbiamo oltre 5 milioni di poveri, un Pil che è lontano parente di quello anche solo del 2008, infrastrutture fatiscenti o al collasso, una burocrazia opprimente e un sistema fiscale predatorio. E un debito pubblico che sembra più alto dell'Himalaya, fonte (ci dicono) di tutti i nostri guai. Vista da questa angolazione, anche un po' autorazzista, l'Italia è sicuramente un Paese in crisi e che si appresta a ricevere una bastonata terrificante dalla crisi mondiale prossima ventura.
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