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02/05/2019

idee

I manager tracciano i trend del terziario per l'Italia nel triennio 2019-2021

Giacomon (CFMT): dalla ricerca FuturAbility emergono sharing economy, servizi on demand, pagamenti digitali e megastore ibridi

Entro i prossimi tre anni cambierà totalmente il nostro modo di vivere la mobilità, l'accesso a servizi e prodotti, le professioni che andremo a svolgere e gli investimenti in tempo e denaro. La rivoluzione digitale è già cominciata, ma se l'impatto sulle imprese sarà concreto e immediato, non lo sarà altrettanto sui consumatori: in Italia persistono ancora resistenze socio-culturali in grado di frenare il progresso in ambito economico, tecnologico e lavorativo.
È quanto emerge dalla ricerca "FuturAbility", promossa da CFMT - Centro di Formazione Management del Terziario e realizzata da ProperDelMare Consulting in collaborazione con AstraRicerche, che ha coinvolto cento esperti, manager ed imprenditori chiamati ad esprimersi sui trend che - dal Retail al Food, dal Turismo alla Mobilità fino alla Salute - avranno un impatto significativo sul settore Terziario nell'arco del periodo temporale 2019-2021.
Le interviste, condotte tra novembre 2018 e febbraio 2019, hanno avuto lo scopo di cercare di cogliere, al di là delle mode del momento, ciò che conta davvero per fare business nell'opinione di chi è protagonista ogni giorno in questo ambito.


"Nella nuova economia trans-settoriale e trans-territoriale - ha dichiarato Pietro Luigi Giacomon, Presidente di CFMT -, il rapporto tra offerta e domanda esce dagli standard consueti: innovazioni dirompenti si accompagnano a endemici conflitti dovuti al digital divide. Il Terziario si trova al centro di questo mutamento. Per supportare l'employability dei dirigenti e la competitività delle imprese, CFMT ha quindi sviluppato un osservatorio sul futuro del settore, che in modo molto pragmatico non solo identifica e analizza trend di evoluzione, ma propone anche modalità di ripensamento degli scenari - People, Technology e Business - e delle attività di formazione per aiutare i nostri manager ad affrontare il cambiamento". Tra skill gap e smart working, le nuove frontiere del lavoro

Innalzare e diversificare la qualità della formazione per colmare lo skill gap ovvero la mancanza diffusa di competenze, creare percorsi di studio più rispondenti alla crescita di nuove professioni e favorire un aggiornamento continuo del management, sono imprescindibili per rallentare il ritmo di espatrio e favorire il rientro di cervelli italiani all'estero.

Si evidenzia la necessità di una attivazione rapida ed efficace per innalzare le prospettive di occupabilità e reddito: se la riduzione del numero di posti di lavoro per alcune attività non è vissuta in modo negativo - o, comunque, pare difficilmente evitabile -, i manager valutano gravemente la mancanza di una sostituzione con figure professionali di livello superiore o con specializzazione più elevata, in particolare in quei settori che richiedono l'impiego di lavoratori in grado di creare, programmare, monitorare, interagire con Intelligenza Artificiale, automazione industriale e robot. Complessivamente ci si aspetta una crescita del ricorso allo smart working, ma con tassi di adozione inferiore a quanto auspicato, essenzialmente a causa della cultura dell'attuale generazione di imprenditori/dirigenti delle PMI, che richiedono la presenza in sede del lavoratore, la sua valutazione in base al tempo dedicato al lavoro e non agli obiettivi raggiunti.

Il negozio (non) diventa digitale, ma i pagamenti sì

Nell'Italia degli esercenti che faticano sempre di più ad investire, e soprattutto in innovazione, la digitalizzazione dei negozi allo scopo di comunicare diversamente con il cliente e fargli vivere una experience di acquisto molto differente è solo un'illusione, sostengono i manager intervistati.


A fronte di un costo elevato, l'impatto non è sempre rilevantemente positivo, a volte è neutro, in taluni casi persino negativo. Ci sarà, invece, una rapida evoluzione ai danni del contante, che continua la sua lenta decrescita a vantaggio delle carte o delle soluzioni di pagamento veloce tramite smartphone: proprio questo sarà un punto di differenziazione fondamentale tra negozi in competizione tra loro. Inoltre, acquista sempre più rilevanza il tema del tempo risparmiato e investito dal consumatore in relazione e non più in coda alla cassa.

Battuta d'arresto per il car sharing

Nonostante nelle grandi città si notino con alta frequenza le auto brandizzate delle più famose compagnie di car sharing, la tendenza sembrerebbe subire un rallentamento per l'abitudine a utilizzare l'auto di proprietà, per la cultura non favorevole al concetto di accesso degli adulti e anziani, ma anche per la mancanza di ottimizzazione dei servizi relativi alla mobilità nelle città in cui è presente il servizio (traffico, mancanza di parcheggi, difficoltà di reperire i mezzi in alcune aree in alcune fasce orarie della giornata). Al momento non è atteso un allargamento del servizio a molte altre città italiane e, là dove già presente, il car sharing vedrà una modesta crescita del numero di clienti e ancor meno sono positive le prospettive per il moto sharing.


Per gli intervistati più esperti in materia lo "sharing" cambierà forma e vedrà un incremento di board e monopattini elettrici - se le normative nazionali e, soprattutto, locali lo favoriranno o almeno non lo ostacoleranno - e, più in generale, strumenti di spostamento personali/individuali economicamente sostenibili.

Dal possesso all'accesso, crescono i servizi on demand

Supercar e abiti a noleggio, accessi on demand a piattaforme digitali, abbonamenti in palestre on/off da attivare e disattivare con facilità: dopo anni di previsioni deluse, la corsa all'accesso ai prodotti - in contrapposizione al loro possesso - crescerà in domanda e offerta e si mostrerà anche in settori inconsueti, dall'automotive all'abbigliamento, dall'immobiliare fino agli elettrodomestici. Si tratta di un trend che vede protagoniste in prima battuta le nuove generazioni di giovani consumatori/acquirenti, più abituate a non possedere (o almeno non in modo definitivo) e ai consumi digitali come lo streaming video e audio, ma che rileva anche una crescente accettazione da parte degli adulti, portando così una decisiva svolta culturale.


La possibilità di provare - non solo per un breve periodo - ciò di cui si ha bisogno, il poter disporre - anche solo per brevi periodi di tempo o eccezionalmente - di prodotti che manifestano "status" (come quelli di lusso), il desiderio di avere sempre prodotti aggiornati, per ottenere i plus derivanti da miglioramenti tecnologici, di design, di realizzazione, sono solo alcuni dei vantaggi che spingono le aziende ad accelerare in questa direzione per raggiungere un target sempre più ampio.

Dall'allargamento di prodotti e servizi all'iperspecializzazione: i negozi cambiano volto

Con la diminuzione del tempo da dedicare all'acquisto, ecco che cambia anche l'esperienza in negozio, si rileva dalle opinioni emerse nella ricerca. Molti dei soggetti intervistati sostengono che, con alcuni limiti di coerenza, le possibilità di crescita siano particolarmente interessanti, al punto da ipotizzare un modello di store ibrido che allarga la gamma di prodotti e servizi a disposizione, massimizza l'utilizzo degli spazi e l'effetto sorpresa/divertimento, ottimizzando la risorsa-tempo. Per ottenere i massimi risultati il mix dovrà essere incentrato non tanto sulla fascia di prezzo, quanto sul tipo e sulle sue esigenze del cliente, lavorando su cluster omogenei di consumatori.


D'altra parte, la rottura delle categorie è già la regola sulle piattaforme online, in particolare su siti di e-commerce come Amazon, e questo fenomeno potrebbe cambiare le attitudini degli utenti anche in relazione al retail tradizionale. Accanto ai grandi centri commerciali che offrono tutto e subito in un'unica soluzione, si va però affermando anche un'altra tendenza, quella dell'iperspecializzazione, che coinvolge i consumatori più tradizionalisti, confusi dall'ibridazione, che danno maggior valore all'aspetto della qualità dei prodotti.


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