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02/05/2019

marketing

Luxury Goods: tra le Top 100 del lusso è italiana un'azienda su 4

Arienti (Deloitte): Luxottica (5°), Prada (21°) e Giorgio Armani (26°) sono i tre principali player italiani in classifica. Moncler è l'azienda meglio performante, Furla registra il tasso di crescita di vendite più alto

Le 100 più grandi aziende di beni di lusso al mondo hanno generato vendite per 247 miliardi di dollari nel FY2017, con una media di 2,47 miliardi di dollari per società. A tassi di cambio costanti, il tasso di crescita per i primi 100 player è stato del 10,8%, un significativo incremento di ben 9,8 punti percentuali rispetto allì'1% della crescita dell'anno precedente.
È quanto emerge dalla sesta edizione del Global Powers of Luxury Goods, lo studio annuale di Deloitte, presentato a Londra al London Luxury Law Summit da Giovanni Faccioli, Deloitte Fashion & Luxury Leader per l'Italia, che esamina e classifica i 100 Top Player del settore Fashion & Luxury a livello globale, sulla base delle vendite consolidate nell'anno fiscale 2017 (che definiamo come l'esercizio di 12 mesi relativo all'anno solare 2017, con inclusione delle società che chiudono il bilancio al 30 giugno 2018).
Quest'anno la Top Ten delle migliori aziende di moda si arricchisce della prestigiosa presenza della maison di moda Chanel, che per la prima volta entra in classifica, direttamente al sesto posto, dietro all'ormai consolidato, per il terzo anno consecutivo, quintetto dei cinque migliori player del lusso: LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE, The Estée Lauder Companies Inc.

, Compagnie Financière Richemont SA, Kering SA e Luxottica Group S.p.A.
Le vendite aggregate delle multinazionali del lusso che occupano le prime dieci posizioni della classifica stilata da Deloitte nel FY17 rappresentano il 48.2% del totale, un punto percentuale in più rispetto all'anno precedente.
Complessivamente, le aziende italiane della Top 100 realizzano il 14% dei ricavi totali globali, una diminuzione di due punti percentuali rispetto all'edizione precedente del report. Luxottica, che scende al quinto posto, è anche quest'anno, l'unica azienda italiana presente in Top Ten. In generale, come negli anni precedenti, l'Italia si conferma Paese leader nel settore, posizionando ben 24 aziende tra le 100 che costituiscono la graduatoria. Di queste, più di due terzi operano nel comparto dell'abbigliamento e calzature, confermando l'Italia come la "capitale della moda".
Luxottica, Prada e Giorgio Armani risultano essere i tre principali player italiani in classifica e, in forma aggregata, rappresentano quasi la metà delle vendite di beni di lusso realizzate nel FY17 dalle aziende italiane presenti nel ranking.


Complessivamente, Moncler è l'azienda meglio performante tra le italiane in classifica, mentre è Furla a registrare il tasso di crescita di vendite più alto, 18.7%.
Tuttavia, si inizia a sentire la competizione rappresentata dalle aziende dei paesi asiatici: sono ben sei le aziende della regione Asia-Pacific presenti nella classifica delle 20 fastest growing, e complessivamente 20 nella classifica delle Top 100, prevalentemente appartenenti al settore gioielleria.
"Per il terzo anno consecutivo, il mercato del lusso continua a registrare una crescita positiva nonostante le sfide poste dall'economia globale. La decelerazione economica che ha avuto luogo nei principali mercati, tra cui la Cina e l'Eurozona, non ha infatti intaccato la domanda per i beni di lusso, che si prevede continuerà a crescere anche in futuro", afferma Patrizia Arienti, Deloitte EMEA Fashion & Luxury Leader. "Il consumo dei prodotti di lusso in Europa è infatti rimasto stabile, sia grazie ai tassi di cambio favorevoli, sia grazie agli acquisti dei turisti stranieri. Non è da trascurare l'influsso crescente dell'area asiatica, sia in termini di risultati finanziari delle aziende, sia in termini di domanda.

È proprio l'Asia che rappresenta il motore della crescita di questo settore, con i consumatori cinesi che guidano il consumo dei beni di lusso sia in patria che all'estero".

L'unione fa la forza: il modello dei super-gruppi francesi si dimostra vincente

La Francia ha conseguito la migliore crescita nelle vendite di prodotti di lusso nel FY17, pari a 18,7%. La Francia è anche sede di alcune delle più grandi società di beni di lusso del mondo, con LVMH, Kering SA e L'Oréal Luxe che si collocano nella Top 10. Nel complesso, il peso delle sette società francesi rappresenta il 23,5% del totale delle vendite di beni di lusso della Top 100.
"Il percorso che si sta delineando negli ultimi anni è la scelta strategica delle aziende di focalizzarsi su acquisizioni per espandere i propri portfolio, entrare in nuovi segmenti di mercato e diversificare la produzione, portando ad una inevitabile concentrazione del mercato. Per quanto riguarda il nostro paese, ancora una volta le aziende italiane presenti nella Top 100 sono le più numerose, a riconferma del peso del Made in Italy nel mondo del lusso. Le nostre aziende tuttavia non sono esenti dalle sfide dettate dal costante mutamento dello scenario competitivo.


In futuro, la maggiore sfida che le aziende del lusso italiane saranno chiamate ad affrontare sarà quella di essere pronte a fronteggiare le dinamiche di mercato, coniugando modelli di business innovativi con tradizione ed esclusività del prodotto che da sempre hanno contraddistinto il nostro made in Italy", commenta Arienti.
Infine, guardando alle categorie di prodotto delle 100 aziende analizzate da Deloitte, il FY17 si attesta come un anno più che positivo per tutti i settori: è il settore della cosmetica che registra la crescita più alta (16.1%), seguito da gioielleria ed orologi (9.7%), abbigliamento e calzature (3.2%) e dal settore delle borse e degli accessori (1.5%). Anche la categoria delle multiple luxury goods cresce del 15.9%.
"In un'epoca di cambiamenti e di evoluzioni rapide, le società operanti nel mondo del lusso sono sottoposte a numerose pressioni non solo di natura economica, ma anche di origine sociale e generazionale. È proprio per far fronte alla crescita di una nuova generazione di consumer, con abitudini di consumo radicalmente diverse dal passato, influenzate profondamente dall'universo dei social media e della condivisione dei propri dati, che diventa cruciale effettuare investimenti mirati in tecnologie digitali che consentano l'adozione di nuove strategie efficaci, basate proprio sull'uso intelligente dei dati condivisi, che aiutino a conquistare la fedeltà e la soddisfazione dei nuovi consumatori", conclude Faccioli.



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