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19/06/2019

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Sono 46 le Best Managed Companies italiane per il 2019

Restelli (Deloitte): il settore manifatturiero (74%) è il più rappresentato, mentre il fattore differenziante è l'eccellenza di prodotti e servizi

Sono state 46 le "Deloitte Best Managed Companies" (BMC), ovvero le aziende che si sono distinte per strategia, competenze e innovazione, impegno e cultura aziendale, governance e performance, internazionalizzazione e sostenibilità, premiate nell'ambito dell'iniziativa Deloitte sostenuta da ALTIS Università Cattolica, da ELITE - il programma del London Stock Exchange Group che supporta lo sviluppo e la crescita delle imprese ad alto potenziale - e da Confindustria.
Le aziende vincitrici della seconda edizione, distribuite su tutto il territorio nazionale, hanno registrato in media una crescita del fatturato del 20% e un incremento del risultato netto del 13,5% dal FY16 al FY17. Il settore più rappresentato è quello Manifatturiero (74%), seguito da Informazione e Comunicazione (7%) e Consulenza (4%) a pari merito con Wholesale e Retail.
A ricevere il premio sono state l'azienda abruzzese Farnese Group, le campane Ambiente e Rdr, le emiliane Clai, Coswell, Custom, Icel, Kaitek Flash Battery, Vici & C.

, la friulana Calligaris, la laziale Engineering, la ligure Sanlorenzo, le lombarde Alfa Parf Group, Antares Vision, Colcom, Cioccolatitaliani, Oeb Brugola, Cefriel, Epta, Farmol, Giorgetti, Italian Design Brands, Longino & Cardenal, Lvf, Nemo Lighting, Poliform, Sabaf, Silanos e Tecno, le marchigiane Biesse, Elica e Sabelli, le piemontesi Gessi, Gruppo Ebano, Laica, Nord Ovest e Ponti, la pugliese Master, la sarda Fratelli Ibba, la siciliana Irritec, la toscana Nwg Energia la trentina Cantine Ferrari e le venete FiloBlu, Tapì, Alpac e San Marco Group.
Ne abbiamo parlato con Andrea Restelli, Partner Deloitte e Best Managed Companies Leader Italia.

Perché questo premio?

Perché ci è sembrato interessante avere un tipo di premio che andasse a valutare le aziende a 360 gradi. Un riconoscimento non considerasse solamente la figura dell'imprenditore o i risultati economico-patrimoniali-finanziari, oppure alcune eccellenze di innovazione e sviluppo, ma cercare di vedere un'azienda in tutti i suoi aspetti: dalla gestione all'organizzazione delle persone, dall'attrazione dei talenti alla strategia, dal misurare i risultati al sistema di controllo interno, e così via.

Riteniamo che questo abbia le caratteristiche di vedere l'azienda come una squadra. Un insieme di elementi, come un corpo umano, dove ogni sistema collabora e porta ai risultati. Questi ultimi sono semplicemente un prerequisito per partecipare. Anche le aziende che non hanno vinto vantano risultati eccellenti, ma non hanno superato determinati parametri sui quali potranno migliorare poiché a tutti abbiamo dato un feedback sulle motivazioni della mancata vittoria.
L'edizione è stata molto positiva poiché abbiamo avuto delle aziende eccellenti nuove e molto interessanti, che coprono quasi tutte le regioni italiane (siamo passati da 13 a 15), con una preponderanza del Nord, ma anche una presenza del Centro-Sud e delle isole. E poi perché abbiamo avuto eccellenze in tutti i settori: quasi l'80% nel comparto manifatturiero, ma anche nei servizi abbiamo una rilevanza importante.
Rispetto alla scorsa edizione abbiamo poi avuto delle riqualifiche, cioè società che hanno deciso di ripartecipare e riqualificarsi perché questo è un processo continuativo e iterativo. Ogni quarto anno si raggiunge lo status di "Gold", dopo 7 anni quello di "Platinum", e quindi ogni azienda deve dimostrare di non fermarsi mai, ma di essere un organismo in evoluzione.


Questo perché il mercato cambia ad una velocità estrema rispetto al passato e quindi l'azienda deve sempre verificare l'innovazione in tutti i settori, ed è ciò che abbiamo chiesto nelle qualifiche: un processo più rapido per vedere cosa avevano pensato e strutturato di nuovo.
Quanto conta la trasformazione digitale?

E' uno degli elementi che abbiamo notato nella maggior parte delle aziende, sia nella parte dei servizi, sia in quella manifatturiera. Lo troviamo sia come percezione, perché tra le varie analisi che abbiamo fatto c'è stata una serie di domande chiuse, tra cui quelle legate all'innovazione - cloud, trasformazione digitale e tutti quegli elementi che possono portare all'Industria 4.0 - e il tema è emerso in maniera chiara. Era però un discorso di percezione dell'azienda e degli imprenditori. L'abbiamo poi confermato negli incontri con le imprese che ci hanno presentato i fatti, sia in termini di volumi di investimento, sia di ristrutturazione interna, con persone dedicate all'innovazione in tutti i suoi aspetti - in particolare a quella digitale - e poi con i risultati finali.


Questo sono la fine di tutto un processo strutturato logico, che va dalla pianificazione alla gestione, all'implementazione operativa.

Anche valutato anche della vocazione all'export?

E' una valutazione che abbiamo inserito ed è una delle differenze rispetto ai premi internazionali Best Managed Companies, presente in 13 Paesi. Già dall'anno scorso abbiamo inserito l'internazionalizzazione e la Social Responsability. Questo perché abbiamo pensato che gli elementi distintivi delle imprese italiane che eccellono in questo momento sono sicuramente la gestione a 360 gradi dell'azienda, ma soprattutto la parte innovativa e internazionale. Nelle aziende nel panel, oltre il 50 per cento delle vendite viene registrata all'estero. E' sempre una media, abbiamo alcune che raggiungono il 100 per cento. Una addirittura è impressionante: produce interamente in Italia e vende, per scelta di ricerca di mercati, tutto all'estero. Questo rappresenta una capacità italiana di pensare, di aprirsi, di andare oltre i confini. Non chiudersi ma vedere opportunità nei nuovi mercati con culture, lingue e strutture legali totalmente differenti.


Sono tutte aziende sostanzialmente internazionali quelle di cui parliamo. E per questo, a differenza di altri Paesi, l'export l'abbiamo inserito tra i parametri di valutazione.
Abbiamo considerato anche la Responsabilità sociale perché, al di là degli aspetti economici, abbiamo pensato fosse interessante vedere cosa le aziende pensano di fare sia sull'utilizzo delle materie, delle risorse e dell'energia, sia in termini di responsabilità verso tutti i portatori di interesse. Anche in questo caso abbiamo trovato tutte aziende eccellenti da questo punto di vista. Non pensano solo o esclusivamente al risultato - che è l'elemento trainante del fare azienda - ma anche alla responsabilità verso i dipendenti e tutti i portatori di interesse.

Quante di queste aziende si possono qualificare come PMI?

Circa il 50% rientra nella definizione. Ritengo che le aziende più grandi per certi aspetti siano più strutturate, e quindi tendono ad avere un'organizzazione che risponde a questo tipo di modello di analisi. Le PMI, che poi sono una parte preponderante del sistema economico italiano, hanno partecipato in larghissima parte.



Purtroppo alcune devono ancora crescere: devono migliorare nel sistema di controllo interno nella gestione delle persone e in tutta una serie di parametri. Ma devo dire che abbiamo anche una realtà sotto i 10 milioni di euro di fatturato, con 5 anni di storia e imprenditori molto giovani, che ha un'idea ben chiara di tutti i pillar che abbiamo messo nella nostra valutazione.
I 6 pillar sono: Strategia, Competenze e Innovazione, Corporate Social Responsibility, Impegno e Cultura Aziendale, Governance e Misurazione delle Performace, Internazionalizzazione.


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