Perchè in Germania c'è tanta agitazione
Gli ultimi dati economici sono impietosi e mettono in discussione il sistema della compressione salariale in funzione dell'export e di bassa spesa pubblica portato avanti finora
C'è molta tensione tra Berlino e Francoforte. E si capisce bene perché si tenti l'accoppiata - impossibile da digerire per chi in Europa non si chiami Olanda, Austria o Finlandia - di Weber al Parlamento Europeo e Weidmann alla BCE.
Gli ultimi dati sono a dir poco impietosi: export -3,7%, import -1,3%. La produzione industriale ha segnato un -1,9% contro il +0,5% precedente e il +0,4% atteso dal mercato. Si tratta della prima riduzione del 2019. Molto forte il calo dei beni capitali, (-3,3%) dei beni intermedi (-2,1%) energia (-1,1%) e beni di consumo (-0,8). Anno su anno il calo è dell'1,8% accentuando il -0,9% di marzo.

La Bundesbank taglia le stime di crescita del Pil allo 0,6% nel 2019 (era 1,6%) e all'1,2% nel 2020 (sempre 1,6%), e pure dell'inflazione: per il 2019 dovrebbe attestarsi all'1.4% (immutata) e per il 2020 all'1.5% (1.8% precedente).
Cifre discordanti, e non di poco, da quelle di BCE, Commissione UE, OCSE, FMI ecc., a dimostrare che fare piani triennali in questa contingenza mondiale non solo è esercizio sterile, ma può anche esser dannoso e fuorviante. Esattamente come i NADEF tanto cari a Moscovici e Juncker.
Senza contare che a livello politico, se pensiamo che in Italia vi sia una situazione politica "confusa", a Berlino lo è molto, molto di più, con i partiti al governo che prendono batoste ad ogni elezione. Peraltro, anche il successore designato di Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer o KKK, non è poi così sicura di prenderne il posto, visto che non si fa mancare nulla tra gaffe e fallimenti elettorali. E l'ascesa dei Verdi (oltre che di AfD) non fa che complicare la situazione.
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