Le 10 regole per esser un buon dirigente
D'Incau (Lang&Partners): pochi consigli che rappresentano un ulteriore mezzo per aiutare le aziende a rafforzare il proprio business ed avere un tasso maggiore di innovazione per affrontare i mercati globali
Quante volte nelle aziende il manager o chi comanda viene messo sotto accusa? Infinite. Probabilmente il ruolo e i doveri decisionali non aiutano a instaurare rapporti che vadano al di là dell'aspetto formale. Sono molto più rari i casi in cui i giudizi sono convintamente e diffusamente positivi. La situazione è però chiaramente migliorabile con alcuni accorgimenti. Lo spiega Roberto D'Incau, headhunter & coach, e fondatore di Lang&Partners, una società di consulenza HR, che trova fra le sue pietre miliari proprio la diversity & inclusion, intesa come modo di essere e di intendere il business.

Pochi consigli che rappresentano un ulteriore mezzo per aiutare le aziende a rafforzare il proprio business ed avere un tasso maggiore di innovazione per affrontare i mercati globali. Vediamo il decalogo secondo D'Incau.
1 - l'attenzione alle persone
E' fondamentale, un'attenzione vera, non solo cosmetica. Vedo troppi executive unicamente orientati ai risultati di breve, poco strategici e poco attenti davvero al loro team. Alla lunga tutto ciò non paga, le aziende implodono perché i team di lavoro sono poco coesi e davvero motivati.
2 - Capacità motivazionale
E' la capacità di attivare non la motivazione estrinseca, fatta di bonus come l'auto che interessano ormai solo gli over 40 o over 50, ma quella intrinseca, fatta di una partecipazione quotidiana anche emotiva al progetto lavorativo. Un capo ispirante, che sappia anche mettere a terra la propria capacità di ispirare, sa motivare e di conseguenza fa salire il morale e l'autostima del team.
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