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30/10/2019

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L'Italia nella Top5 dei Paesi più inclusivi sul lavoro

Capeci (Kantar): a livello di Diversity & Inclusion, Canada e USA risultano essere i Paesi migliori. Il settore IT, Telco e Industria nel complesso sembrano ancora presentare ambienti chiusi e più discriminanti

Ecco un risultato decisamente inaspettato, almeno rispetto alla percezione che del BelPaese hanno i media nostrani e internazionali. L'Italia è risultata essere uno dei Paesi più avanzati al mondo secondo il Kantar Inclusion Index, che misura a livello globale il grado di Inclusion & Diversity delle aziende.
Il nuovo tool lanciato da Kantar, azienda leader mondiale nel data management, insights e consulenza, basato esclusivamente sui feedback dei lavoratori, ha raccolto, finora, l'opinione di 18.000 individui in 24 settori di 14 Paesi, così da creare un nuovo standard internazionale di misurazione del livello di inclusività nel mondo del lavoro.
In un contesto sociale in rapido cambiamento, anche l'ambiente lavorativo si sente chiamato ad evolvere. Un luogo di lavoro più eterogeneo ed accogliente, offre alle persone la possibilità di sentirsi parte integrante dei team, con evidente impatto positivo sulla performance individuale e collettiva.
Dal punto di vista geografico, il Canada svetta sulla classifica. I driver della leadership canadese sono:
a) una buona rappresentanza femminile a livello direzionale (con oltre il 40% di donne);
b) la consapevolezza che la propria azienda cerchi attivamente di essere più inclusiva e diversificata, supportando tutti i lavoratori indipendentemente dalla loro identità (il 65% dei rispondenti Canadesi ne è convinto).


Gli Stati Uniti seguono il Canada da vicino. Anche qui è presente un'equa rappresentanza di genere ai livelli direzionali (con una rappresentanza del 30% ai livelli alti della leadership in termini di etnia). Il 63% degli intervistati ritiene inoltre che la propria azienda cerchi attivamente di essere più inclusiva e diversificata e il 67% di loro ritiene che supporti tutti i lavoratori indipendentemente dalla loro identità. In entrambi i casi rimangono aspetti da migliorare, tra i quali il fatto che il 20% dei canadesi e il 17% degli americani dichiarino di essere stati vittime di bullismo nell'ultimo anno.
Prendendo in considerazione i dieci settori più rappresentati nello studio a livello internazionale, l'industria sanitario-farmaceutica risulta in prima posizione come settore più progressista. Oltre ad evidenziare equa rappresentanza di genere ed etnia, si distingue per essere un ambito estremamente sensibile alla formazione (il 56% dichiara di avere opportunità di apprendimento e miglioramento nel tempo), al worklife balance (il 56% dichiara di poter fruire di flessibilità nel lavoro) e alla meritocrazia (il 66% ha ricevuto riconoscimenti positivi a fronte di buoni risultati ottenuti).


Secondo Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel, "Siamo orgogliosi di essere in un Paese che si posiziona fra i più avanzati per livelli di inclusività nel mondo. Con il nuovo indice, Kantar può avere un ruolo ancora più rilevante nel percorso di trasformazione culturale che le aziende stanno affrontando per rendere gli ambienti di lavoro più inclusivi e sereni. Le aziende che prendono seriamente in considerazione il tema dell'Inclusione e della Diversity, hanno ora gli strumenti per misurare la realtà effettiva e l'esperienza vissuta nella propria azienda. La diversità è un dato di fatto, che può essere misurato, mentre l'inclusione è la realtà agita, vissuta ?e finora l'inclusione è stata molto più difficile da misurare".
E aggiunge: "I risultati dello studio dimostrano che resta ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda il tema del bullismo, che persiste a livelli elevati in Italia ed in tutto il mondo. Crediamo che il Kantar Inclusion Index possa diventare rapidamente lo standard di settore per la misurazione dei progetti attivati in termini di Inclusion, Diversity & Equity".

Altri risultati chiave dell'indice
- L'80% degli individui in tutto il mondo ha osservato o subito discriminazioni, ma solo 1 su 3 si è sentito abbastanza tutelato da poter comunicare l'accaduto al dipartimento HR.



- Quasi la metà dei dipendenti a livello globale (il 46%) crede che la possibilità di fare carriera sia determinata da "chi conosci" piuttosto che da "cosa conosci".

Bullismo e molestie
- Quasi un dipendente su 5 (il 19%), nel mondo, è stato vittima di bullismo, ostacolato o oggetto di molestie sul posto di lavoro durante lo scorso anno. La percentuale sale al 23% per le persone appartenenti a una minoranza etnica e al 24% per gli individui di genere non-binario. In Italia, il 13% dichiara di aver subito atti di bullismo, discriminazione e molestie nella propria azienda.
- Brasile, Messico e Singapore sono stati identificati come i Paesi con il più alto livello di bullismo sul posto di lavoro. L'Italia, i Paesi Bassi e la Spagna sono invece i Paesi con il più basso livello di bullismo.
- Quasi una persona su 3 (il 32%) che lavora nel settore dei media (comprese le trasmissioni radiotelevisive) riferisce di aver subito personalmente atti di bullismo sul posto di lavoro.

Dinamiche di genere
- Più di un quarto (il 27%) delle donne nel mondo ha avuto la sensazione di non essere la benvenuta nel proprio luogo di lavoro.



- In Italia, il 24% pensa che la propria azienda non stia facendo abbastanza per appianare le diversità di genere e promuovere ambiti lavorativi che la sostengano.
- Una donna su cinque (il 20%) crede di essere pagata meno dei colleghi uomini che ricoprono ruoli equivalenti nel mondo. In Italia, il 9% dichiara di aver avuto esperienze di discriminazione di genere, il 15% ha avvertito il proprio "genere" come un limite alla carriera.
- Le persone che si identificano come LGBTQ+ rappresentano solo il 2% dei ruoli di consigliere amministrativo rispetto al 9% stimato della forza lavoro globale.
- Nell'ultimo anno, un quarto (il 24%) dei lavoratori LGBTQ+ è stato vittima di bullismo sul lavoro, nel mondo.
- Più di un terzo della forza lavoro LGBTQ+ (il 36%) ritiene di aver incontrato ostacoli nella progressione della carriera a causa del proprio orientamento sessuale.
- Più della metà delle persone LGBTQ+ soffre di stress e ansia costanti ed elevati e di problemi di salute mentale sul lavoro.

Minoranze etniche sul luogo di lavoro
- L'11% dei lavoratori che si identificano come minoranza etnica, nel mondo, ritiene di essere trattato in modo molto diverso sul lavoro a causa della propria etnia.


Il 13% di loro si sente escluso e il 28% si sente costantemente in ansia sul lavoro precisamente a causa della propria etnia.
- Quasi un lavoratore su 5 (il 19%) ritiene che i colleghi appartenenti a una minoranza etnica abbiano incontrato ostacoli nell'avanzamento di carriera nella loro azienda attuale a causa della loro etnia, a livello globale.

Salute e benessere sul luogo di lavoro
- Circa un terzo dei dipendenti a livello globale (il 35% delle donne e il 37% degli uomini) si sente costantemente ansioso sul lavoro. La percentuale arriva al 40% per le persone che si dichiarano di genere neutro.
- Il 60% degli intervistati ha la responsabilità di assistere i propri cari. Il 38% di loro ritiene che le responsabilità di assistenza sia causa di esclusione sul luogo di lavoro.
 


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