Imparare a convivere con la deflazione
Williams (Hermes IM): il problema giapponese sta diventando una possibilità crescente. Pur non portando a un calo generale del tenore di vita, la sfida principale sarebbe il cambiamento di mentalità necessario
Dopo un decennio, le Banche centrali che non hanno ancora raggiunto i livelli di inflazione desiderati stanno facendo nuovamente ricorso a strumenti che non avevano funzionato. La spinta del QE ai prezzi degli asset è diventata controproducente, ampliando le disparità, impoverendo la domanda e ostacolando l'inflazione. Con le Banche centrali in stato di agitazione, il rischio per i mercati deriva quindi maggiormente dal protezionismo.

Gli Anni '30 hanno fatto capire che i vincitori di una guerra commerciale sono pochi. Le forze "stagflazionarie" dovrebbero far sì che la spinta inflazionistica guidata dai costi si esaurisca da sola. In modo utile, il costo del denaro estremamente basso sta, nel frattempo, offrendo incentivi ai governi per aprire la scatola fiscale.
Deflazione: non siamo pronti per il cambiamento di mentalità
Il precedente moderno è da rintracciare nel Giappone deflazionista. La deflazione non rappresenta, storicamente, un fenomeno raro. Dal Medioevo in poi, ad esempio, il Regno Unito ha trascorso in condizione di deflazione quasi tanto tempo quanto quello trascorso in condizioni di inflazione. È solo dalla seconda guerra mondiale in poi che la condizione di inflazione è stata considerata la norma, forse riflettendo fattori come il miglioramento del commercio globale, la legislazione in tema di lavoro, l'inclusione dei prezzi delle abitazioni, l'aspetto fiscale e le svalutazioni monetarie.
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