Petrolio: offerta in aumento, domanda debole e scenari geopolitici
Zaffiro Puopolo (Moneyfarm): è previsto che la quota di petrolio nel mix globale di carburanti si attesterà intorno al 32% nel 2020. La quota delle energie rinnovabili salirà al 14% nel 2040
La volatilità sul prezzo del petrolio scatenata dalla recente crisi in Medio Oriente ha riportato l'attenzione dei mercati sul tema del prezzo del greggio. Questa variabile è di fondamentale importanza nel determinare l'andamento dei mercati finanziari e crediamo che, visto l'attuale posizionamento dei mercati, lo sia particolarmente.
L'attuale equilibrio di mercato, infatti, è supportato in buona parte dall'assunto che la politica monetaria - in Usa e in Europa - non rallenti la propria azione a sostegno dell'economia. Nell'ultimo trimestre abbiamo visto un risveglio dell'inflazione nell'Europa Core, oltre a segnali di vitalità economica. Un'accelerata improvvisa dell'inflazione potrebbe avere conseguenze sulle aspettative di inflazione, con inevitabili ripercussioni sulle valutazioni degli asset finanziari, che oggi incorporano in gran parte l'assunto che il livello dei prezzi non accelererà nel 2020.

Quali sono le variabili che incideranno sul prezzo del petrolio nei prossimi mesi e dove immaginiamo il valore target?
Con una prospettiva più lunga, da tenere d'occhio sono la dinamica di domanda e l'offerta globale. Nel breve periodo, invece, le tensioni geopolitiche che stiamo osservando hanno tutto il potenziale di causare degli shock di prezzo temporanei ma difficilmente prevedibili. Analizziamo questi due fattori.
Domanda/offerta e transizione energetica
Il prezzo del petrolio Brent a seguito della recente impennata dovuta alle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente ha corretto a ribasso e non ha raggiunto i livelli dell'aprile scorso. Sicuramente l'offerta in aumento ha influito negativamente sull'andamento del prezzo, ma anche la domanda debole ha avuto il suo impatto. Entrando nel 2020, i principali fattori di depressione della domanda (in particolare l'escalation delle tensioni commerciali e una contrazione dell'attività economica globale) sembrano allontanarsi. Nonostante ciò, un'impennata del prezzo sembra oggi improbabile, in parte per l'abbondanza di output (con gli Stati Uniti che hanno aumentato l'offerta più del previsto, con) e in parte per le tendenze di medio termine che riguardano la relazione tra l'andamento del Pil e il prezzo del petrolio.
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