La legge che spinge anche il Pil
Un esame dettagliato delle procedure di allerta, introdotte dal nuovo Codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, con attenzione particolare ai profili operativi e agli aspetti critici
Della nuova normativa sulla crisi d'impresa si è scritto molto, e molto si è detto. Alcuni aspetti, a pochi mesi dall'entrata in vigore, destano preoccupazione tra i molti addetti. Eppure, nel suo insieme, parliamo di una disciplina che vorrebbe contribuire all'innalzamento del Pil.
Né è convinto Riccardo Ranalli, dottore commercialista, che nel suo ultimo scritto "Le misure di allerta. Dagli adeguati assetti sino al procedimento avanti all'OCRI", edito da Giuffré Francis Lefebvre, tratteggia le principali novità della normativa.

Premesso che la struttura del testo è quanto mai chiara e di facile consultazione, sebbene tecnica, procedendo con quesiti, risposte e sintesi di estrema chiarezza, l'Autore propone una lettura dinamica della disciplina. Le novità sono inquadrate in un'ottica di sistema, il cui fine, ricordiamolo, è di far emergere quanto prima i segnali incontestabili di una sofferenza finanziaria e, successivamente, definire al meglio come gestire la fase critica.
Se intercettata in tempo, se monitorata nella sua fase di maturazione, la nuova disciplina sulla crisi deve essere vista non solo come pacchetto che tende a salvaguardare ciò che di buono e produttivo resta nell'azienda ma, così facendo, previene il dilagare della piaga dei crediti deteriorati e limitandone l'implosione, salva e rilancia il Pil.
Una legge di sistema, quindi, il cui altro grande merito è di responsabilizzare le diverse professioni che si susseguono al capezzale dell'impresa in crisi. Pensiamo ai professionisti, imprese, banche, creditori pubblici e privati, tutti ora coinvolti a diverso titolo nell'applicazione della disciplina.
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