Il team Multi Asset Euro di Pictet AM analizza i possibili impatti su economia e mercati finanziari dell'epidemia di COVID-19
I mercati finanziari, almeno quelli dei Paesi sviluppati, hanno reagito con estrema compostezza al flusso di notizie delle prime settimane di quest'anno: prima la tensione Iran-USA e a seguire l'epidemia del nuovo Coronavirus (COVID-19) scaturita in Cina. Il copione sembrava il proseguimento del paradigma del 2019 (e in realtà di tutta la decade): di fronte a problemi economico/finanziari o geopolitici, i mercati scontano rapidamente un intervento salvifico della politica monetaria.
Il 2019 si è archiviato con una attenuazione dei rischi più temuti (Brexit e Trade War) e i primi dati macroeconomici del 2020 stavano migliorando, come l'indice ISM americano, tornato sopra il livello di 50 a gennaio.

Nonostante il miglioramento del contesto macro sia storicamente associato ad una risalita dei rendimenti obbligazionari, a gennaio per effetto del Coronavirus abbiamo assistito a una cospicua discesa dei tassi di interesse globali: in particolare, il rendimento decennale USA è sceso di oltre 30pb, con la parte breve della curva che ha iniziato a scontare un proseguimento del taglio dei tassi.
In questo contesto, abbiamo assistito a un "reverse decoupling": i mercati finanziari dei Paesi emergenti hanno accusato il colpo del rallentamento cinese, mentre le borse dei Paesi sviluppati, confortate da dati macro e clima geopolitico in miglioramento, scudate dalla incrollabile certezza dell'intervento monetario, hanno proseguito la marcia del 2019 (l'MSCI World in valuta locale ha toccato un massimo di +4% a metà febbraio). Il paradigma si è interrotto bruscamente il 24 febbraio con l'evidenza della trasmissione di COVID19 a Giappone, Corea e Italia.
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