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11/03/2020

economia

FED e BCE: stessi strumenti in fasi diverse del ciclo

Nizard (E. de Rothschild AM): attualmente ci troviamo in un'economia con una grossa quota di liquidità che deriva dalle politiche non convenzionali attuate dalle banche centrali

Esaminando il recente tragitto dei banchieri centrali, è innegabile ci sia stata una risincronizzazione tra la politica monetaria della BCE e la Fed, che ha portato entrambe le Banche centrali ad adottare un indirizzo accomodante. La differenza principale deriva dal punto del ciclo in cui si trovano le rispettive economie e quindi dall'efficacia della loro stessa politica monetaria. Se da un lato la FED può intervenire efficacemente sulla curva a breve termine, dall'altro non sembra più voler incrementare il proprio programma di acquisto di asset. La BCE, al contrario, si trova nella posizione esattamente opposta. L'azione delle Banche centrali rappresenta un sostegno all'economia: riteniamo quindi che questo sia il momento opportuno per cercare di ottenere rendimenti da attività rischiose al di fuori degli Stati Uniti e soprattutto sui mercati emergenti, laddove le Banche centrali hanno ancora margine per sostenere le economie nazionali in caso di necessità.
Guardando ai prossimi mesi, sull'altra sponda dell'oceano ci aspettiamo molteplici interventi da parte della FED nel corso del 2020.

Il primo riguarda il livello dei Fed funds. Rispetto al livello attuale, la Fed ha un vero e proprio strumento di supporto all'economia statunitense che può esercitare attraverso l'intervento sui tassi a breve. Aspetto in cui la BCE, visto il livello dei tassi nell'Eurozona, vede l'efficacia di un taglio dei tassi molto meno efficace. Ci aspettiamo quindi che la FED riduca i tassi di 25 punti base nel corso dell'anno dinanzi ad un peggioramento dei dati macro.
Dal nostro punto di vista, il posizionamento non riguarda il taglio dei tassi in senso stretto, quanto piuttosto la capacità della FED di intervenire in questa direzione se l'economia ne ha bisogno. Il secondo ruota intorno al suo programma di acquisti. Attualmente ci troviamo in un'economia con una grossa quota di liquidità che deriva dalle politiche non convenzionali attuate dalla FED, dalla BCE e dalla BoJ in particolare. La FED ha già affrontato il problema della normalizzazione. Le tensioni incontrate dallo scorso settembre sulla REPO ne sono un valido esempio, di fronte a cui la FED ha dovuto nuovamente iniettare liquidità a breve termine.

Se la FED non considera questo sotto forma di "Quantitative Easing", il mercato sì. Crediamo ancora che la FED cercherà di ridurre il proprio bilancio, o almeno di ridurne l'aumento.
L'inflazione fa fatica a consolidarsi. La FED sta per lanciare una consultazione per quanto riguarda l'inflazione e crediamo che riformulerà i propri target inflativi per ristabilirne un livello sufficiente. Quello che di solito osserviamo dalla FED durante i periodi elettorali è un certo "silenzio" per non esercitare la benché minima influenza. Inoltre, la FED ridurrà il tasso in caso di deterioramento dei dati macro. Tutto ciò è di grande supporto per l'ambiente reale, in quanto la FED rimarrà accomodante nel corso dell'anno. In un tale contesto, riteniamo che la loro politica sostenga la performance degli asset di rischio e che, a tempo debito, il Treasury svolgerà il suo ruolo di safe heaven, soprattutto perché prevediamo che la FED potrebbe tagliare i tassi se necessario. Tuttavia, il loro basso rendimento richiede una gestione attiva e non un approccio "Buy and Hold".

Michaël Nizard, Head of Asset Allocation & Sovereign Debt di Edmond de Rothschild Asset Management

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