18/03/2020

economia

La crisi non è finanziaria ma economica, le banche centrali non saranno l'ago della bilancia

 

De Luca (Gamma Capital Markets): per i mercati il fattore tempo sarà cruciale nel trovare soluzioni idonee a chiudere l'emergenza sanitaria e le sue conseguenze economiche. I danni per l'economia italiana ed europea sono incalcolabili

L'azione rapida e coordinata delle banche centrali finora non si è rivelata sufficiente perché la crisi questa volta non è finanziaria ma prettamente economica. Pertanto, la politica monetaria risulta lacunosa perché può solo sostenere i mercati ma non fornire quel ''trigger'' che in altri momenti si è rivelato idoneo per permettere una ripresa a V.

La Cina, che ha stupito per la rapidissima reazione di contenimento del Coronavirus, sta beneficiando in questo momento del fatto che la sua Borsa è stata tra le più penalizzate lo scorso anno a causa dei dazi americani e quindi, rispetto all'Europa o agli Usa, si è trovata a ''fair value'' nel momento più delicato e senza valutazioni tirate. Oltre a ciò, una parte dell'economia sta mettendo a frutto l'innovazione tecnologica per cui l'Impero Celeste è giustamente noto: smartworking (Alibaba, Tencent +485% di utilizzo in un mese), piattaforme di teleducazione (+82%) e telemedicina (400.000 visitatori in Wuhan su Alibaba Medicine nei giorni della quarantena), Wechat per le riunioni di lavoro (+1000% tra gennaio e febbraio), boom dell'eCommerce. I prodotti sono stati consegnati con i droni e la popolazione è riuscita ad adattarsi all'emergenza (New Normal) ad una velocità incredibile. Si stanno addirittura utilizzando i mezzi di trasporto come gli autobus (vuoti) per consegnare la spesa a domicilio. Senza dimenticare che il Paese sembrerebbe aver rallentato il numero di decessi e contagiati e si starebbe avviando ad una stabilizzazione della situazione. Il lato negativo e difficilmente recuperabile sono le vendite stagionali perse e la ricostruzione della supply chain in alcuni settori (come la moda, ad esempio) i cui tempi di recupero potrebbero allungarsi fino al 2021.

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Per il resto del mondo, specialmente gli Usa, sembra troppo prematuro azzardare delle ipotesi e occorrerà ancora qualche settimana per capire se il contagio diventerà epidemico o riuscirà ad essere circoscritto, anche se ci aspettiamo crescita zero nel 2020. Verrà evitata la recessione solo grazie alla forza della domanda proveniente dal mercato interno e all'indipendenza conquistata in campo energetico e alimentare.
I danni per l'economia italiana ed europea sono invece incalcolabili.
Trovandoci di fronte ad un classico cigno nero per i mercati (nessuno all'inizio dell'anno si aspettava una possibile recessione causata da un'epidemia globale), possiamo affermare che il fattore tempo sarà cruciale nel trovare soluzioni idonee a chiudere l'emergenza sanitaria e le sue conseguenze economiche: entro un mese al massimo dobbiamo essere in grado di localizzare e circoscrivere il virus per avere delle ragionevoli probabilità di isolarlo e limitare un ulteriore contagio come sta invece avvenendo ora. Se si fallirà questo primo obiettivo, il rischio recessivo si potrebbe concretizzare con il rischio di vedere nemmeno una ripresa a U ma ad L (che è lo scenario peggiore) o quasi.

Il problema riguarda soprattutto le imprese che, se non riusciranno a riprendere la produzione o le consegne ai clienti esteri entro le prossime tre settimane, rischiano di perdere irrimediabilmente gli ordini già acquisiti. E' per questo che ora gli allentamenti monetari servono ma solo come palliativo mentre è indispensabile che i governi europei intervengano con delle misure di politica fiscale straordinarie in grado di evitare chiusure e fallimenti a catena.
Per quanto riguarda le strategie di investimento che adottiamo in questo momento, occorre soppesare molto bene i titoli che si inseriscono in portafoglio tenendo sempre presente che l'orizzonte temporale di un investimento deve essere medio lungo. Nella selezione attuale dei titoli, non si può ignorare la volatilità e noi abbiamo già identificato alcuni livelli sui quali tornare ad accumulare.

Il Nasdaq, anche se correggesse del 20% rispetto ai livelli attuali, rimarrebbe comunque in un trend rialzista di lungo periodo. Non si può fare lo stesso discorso per l'S&P500 ma questo ci interessa di meno perché siamo convinti che nei prossimi dieci anni saranno soprattutto i titoli tecnologici a trainare le Borse.
Carlo De Luca, Responsabile Gestioni patrimoniali, Gamma Capital Markets



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