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08/04/2020

idee

La Germania pensa di aver vinto, ma festeggia troppo presto

Tra i vari scenari possibili, una creazione di un euro del Nord (con i suoi Paesi satellite), o la conquista via finanziaria di Italia, Spagna e poi Francia. Cosa può andare storto?

Molti in Germania pensano di essere arrivati a un passo dalla vittoria. E in effetti, dal punto di vista di Berlino, la situazione è win-win. Dopo 25 anni di moneta unica (l'euro è iniziato prima del 2000), ritrovarsi a capo dell'Europa, con ricchezze immense, una moneta sottovalutata e un esercito che non aveva. Vediamo le due ipotesi.
L'Italia e la Spagna, con le economie messe in ginocchio dal COVID-19, devono ricorrere ad emissione di debito straordinario o prestiti per non andare a picco, e sono messe di fronte alla scelta tra MES, eurobond e BEI. Quindi prestiti condizionati con Troika annessa e niente acquisti di bond da parte della BCE. La Francia, con Macron che si credeva alleato con il patto di Aquisgrana, si ritrova a sforare di circa il 7% il bilancio 2020 (andando ben oltre il 100% del rapporto debito/Pil), con la quasi certezza di essere la prossima e ultima preda della Germania. Da qui il suo no alla revisione del MES.
Se la BCE non svolge l'opera di prestatrice di ultima istanza, e se non acquistasse centinaia di miliardi di emissioni italo-spagnole, i due stati e il Portogallo sarebbero destinate a fare la fine della Grecia.

Quindi banche tedesche salve, Paesi razziati e Deutschland uber alles.
Nella seconda ipotesi, la BCE acquista i bond, ma con tutti i Paesi chiusi in casa (situazione ideale) e in piena emergenza coronavirus, la Germania e i suoi sodali Olanda, Finlandia, Austria e repubbliche Baltiche, decidono di aderire a una seconda moneta, chiamiamolo "euro del Nord". E' un'ipotesi che già circola da tempo in ambito non solo accademico.
Uscendo, la nuova banca centrale chiederebbe subito alla BCE la restituzione dei saldi di Target 2 (quelli di compensazione tra import ed export tra due Paesi) e la Germania, vantando crediti per circa 700 miliardi (oltre 400 solo con l'Italia), ne chiederebbe la liquidazione. Potrebbero tranquillamente essere stampati da Lagarde, se non fosse l'ennesimo trucco contabile a favore della Germania, ma ammettiamo che vengano liquidati e non richiesti ai singoli Paesi.
La Germania avrebbe a quel punto in cassa una massa monetaria incredibile che va ad aggiungersi al suo iperbolico surplus della bilancia dei pagamenti.
L'euro del Nord si rivaluterebbe su quello del Sud, ma in mancanza della Cina e degli USA c'è sempre l'Europa come mercato senza dazi e con i parametri di Maastricht.

Questa operazione non compromette affatto l'esistenza dell'Unione Europea. Già prima della separazione degli euro in Nord e Sud c'erano stati con valuta propria, come Polonia o Ungheria. Quindi non cambierebbe nulla. In teoria.
Ciliegina sulla torta, valida per entrambe le ipotesi, il trattato per la creazione di Eurogendfor, che di fatto mette a fattor comune le risorse di forze armate e polizia. E così la Germania che non ha di fatto un esercito efficiente (tra fregate che non riescono a tenere la rotta e scarsi mezzi in dotazione) si ritrova ad avere le risorse di Francia (che ha testate nucleari), Italia e Spagna - oltre che quelle dei Paesi dell'Est) senza neanche spendere un euro.
Cosa potrebbe andare storto?
In realtà molte cose. Vediamone solo alcune. Intanto la Germania dovrà modificare la propria arte di truccare i conti e i dati. Con una moneta contrapposta e con la BCE che conosce le diverse forzature operate in questi anni, dovrà rinnovare la propria faretra delle frecce. E non sarà un'impresa facile.
La Germania, così come l'Olanda e tutti i loro alleati hanno bisogno dei Paesi del Sud per l'approvvigionamento alimentare. Se hanno potuto accanirsi contro la Grecia era solo per il fatto che era una nazione piccola.


Italia, Francia e Spagna hanno economie diverse e ben più resistenti e resilienti. Ed è avvenuto perché all'epoca le banche francesi e tedesche erano unite nello scopo. Adesso magari qualcuno a Bruxelles potrebbe porre la questione della concorrenza fiscale tra stati, e allora l'Olanda - che ha il debito privato più alto d'Europa - se la passerebbe decisamente male.
Se la poi BCE del Sud diventasse una vera banca centrale per il Paesi al suo interno sarebbe al fine di un incubo, pur senza il ritorno alle valute nazionali. I titoli di stato sarebbero sempre garantiti, non vi sarebbe quindi nessuna possibilità di default, e ogni Paese avrebbe la liquidità necessaria alla propria economia, e con un peso specifico diverso per andare a trattare i deficit a Bruxelles.
Inoltre, vista la crisi mondiale, anche se la Germania iniettasse liquidità infinita nel suo sistema produttivo, con un'economia votata all'export basata sull'automotive e sulla meccanica pesante, pensano di resistere molto? Senza contare che tra lavoratori licenziati, minijobs (9 milioni) e immigrati da integrare, si ritrovano già ora qualche milione di persone a rischio povertà assoluta. Non va dimenticato che la Germania è da tempo in testa alla classifica europea dell'indice di Gini, quello sulle disuguaglianze sociali.


Saprà contenere gli inevitabili disordini? Con l'euro del Nord rivalutato e con il mondo in frenata, se non in recessione, a chi venderà i propri prodotti? E non dimentichiamoci che Trump li aspetta sempre al varco. Oscar Leoni


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