Il numero di disoccupati è cospicuo, ma non appare ancora sconvolgente.
Il blocco è stato il modo più rapido per fermare il contagio. Ma ora, la realtà dei fatti e la probabile portata delle conseguenze umane ed economiche cominciano a farsi sentire e devono essere prese in considerazione nella scelta dei prossimi passi. Migliaia di piccole imprese si stanno affannando a capire come riuscire a sopravvivere. Milioni di persone vedono improvvisamente svanire i loro mezzi di sostentamento. E, diciamolo chiaramente, sono i soggetti più vulnerabili: i lavoratori che solo di recente hanno iniziato a beneficiare del mercato del lavoro ristretto, le persone con salari bassi o su base oraria e risparmi molto limitati. Anche un blocco relativamente breve, che prevede un aiuto governativo, mette questa classe di lavoratori in una situazione di grave difficoltà a livello finanziario e personale. Un prolungamento del blocco potrebbe infliggergli un colpo micidiale.
Quanto profonda sarà questa recessione - e quanto difficile sarà la ripresa - dipende da quanto a lungo terremo l'economia in questo stato di coma indotto artificialmente.
Se riusciremo a riaprire gradualmente l'economia nel corso del mese di maggio, con una qualche accelerazione dell'attività a giugno, i danni potrebbero essere contenuti, soprattutto se il governo continuerà a fornire sostegno alle famiglie e alle imprese.
La maggior parte degli esperti in campo medico afferma che il rischio sanitario scomparirà solo quando disporremo di un vaccino o quando un numero sufficiente di persone sarà stato esposto e diventerà immune. Ma la distanza sociale impedisce l'immunità, e lo sviluppo di un vaccino richiederà probabilmente dai 18 mesi ai due anni, secondo la maggior parte degli esperti.
Ci troviamo quindi di fronte a un difficile compromesso tra incertezza sanitaria e incertezza economica. Quanto più a lungo durerà il blocco, tanto più a fondo conosceremo il virus (con più tempo svolgeremo test più approfonditi che ci daranno una stima migliore di quale parte della popolazione è già stata infettata e del tasso di mortalità reale), tanti più progressi riusciremo a fare su vaccini e terapie, e tanto più tempo avremo per ampliare la capienza degli ospedali. Ma una chiusura prolungata significa un maggior numero di persone che perderanno il lavoro e di imprese che getteranno la spugna, con una perdita più alta di capitale umano e fisico.
Più lunga è la chiusura, più difficile, lenta e costosa è la ripresa. Il pacchetto di misure di sostegno fiscale CARES ammonta a circa il 10% del prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti, e probabilmente occorrerà integrarlo; il deficit fiscale di quest'anno era già stato stimato a circa il 5% del PIL e il crollo dell'attività e del gettito fiscale lo farà crescere ancora di più. Non è ora di preoccuparsi dell'aumento del debito pubblico, ma quel momento arriverà. Più appesantiamo il debito pubblico e il bilancio della Fed, maggiore è il rischio che più avanti questi squilibri ci provochino un'altra serie di mal di pancia.
Potrebbe aprirsi un nuovo scenario di Grande Depressione? La Grande Depressione è iniziata nel 1929, ha segnato il picco nel 1933 e in genere si ritiene sia durata fino al 1939. In breve tempo una profonda recessione e la deflazione hanno dimezzato il PIL nominale; l'indice dei prezzi al consumo è sceso di quasi un terzo. Il New Deal di Roosevelt ha contribuito a stabilizzare la situazione, ma ci sono voluti la Seconda Guerra Mondiale e i sacrifici del dopoguerra per uscirne. Come ho già detto, fino a quando non è intervenuto Roosevelt, la politica ha in realtà aggravato il problema; all'epoca l'Europa era ancora scossa dalla prima guerra mondiale e la Germania ancora azzoppata dai debiti di guerra; le economie asiatiche giocavano un ruolo secondario.
La risposta politica di oggi non potrebbe essere più diversa: i responsabili politici di tutto il mondo stanno attuando politiche di stimolo; l'Asia emergente da sola rappresenta un terzo dell'economia globale e, sinora, il continente asiatico sta dando prova di gestire la crisi del COVID-19 con molte meno difficoltà.
Ritengo improbabile una riedizione della grande crisi finanziaria del 2008-09, o addirittura della Grande Depressione.
Ma più a lungo durerà questo blocco e maggiore è il rischio di una grave e prolungata recessione con enormi ripercussioni negative su alcuni dei segmenti più vulnerabili della popolazione. La maggior parte dei colletti bianchi, anche nel settore finanziario, dei media e della tecnologia, continua a poter lavorare da casa e a percepire uno stipendio. A non riuscirci sono quasi unicamente i colletti blu.
Nelle prossime due o tre settimane, la priorità dovrebbe essere quella di individuare una strategia per riavviare l'attività economica, mantenendo nel contempo sufficienti precauzioni per salvaguardare la salute pubblica. Aspettando troppo a lungo, tuttavia, la recessione si irrobustirà e la nostra capacità di avviare una ripresa sarà molto più limitata.
Sonal Desai, Chief Investment Officer di Franklin Templeton Fixed Income
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