Entrare ed uscire, lezione di stile
Una preziosa raccolta degli articoli con i quali si accreditarono e si accommiatarono i direttori del più importante quotidiano italiano
Nei salotti francesi, descritti con passione e precisione da Benedetta Craveri, si era accolti solo se si veniva accreditati dal parere dei più. Fondamentale anche il modo in cui ci si poneva, come ci si relazionava, che idee e spunti di discussione ed ospiti si portavano. Quando se ne usciva (per le più diverse ragioni, naturali, politiche o di opportunità) si lasciava traccia scritta nella corrispondenza con i promotori del salotto stesso, gli amici, le autorità, gli uomini di cultura che lo animavano.
In azienda, oggi, anche in regime di smartworking, il tema è quanto mai attuale. Come ci si accredita al momento dell'ingresso? Come si presentano il proprio programmi, obiettivo, valori che guideranno (almeno nelle intenzioni) il proprio mandato? Ma, soprattutto, finita la liaison, come se ne esce?
Pensando al mondo del lavoro, mi è tornato prezioso un recente libro, edito dalla Fondazione Corriere della sera, dal titolo ''Programmi e commiati. Gli editoriali dei direttori del Corriere - 1976-2015'', a cura di Andrea Moroni, con introduzione di Simona Colarizi, costituisce una lettura fondamentale. Sono infatti racchiusi gli articoli con i quali si accreditarono e si accommiatarono i direttori del più importante quotidiano italiano. Una prassi in realtà divenuta più stringente dagli anni Settanta dal momento che, nei decenni precedenti, si assiste all'alternarsi di periodi in cui i cambi alla direzione sono notificati ai lettori con brevi note redazionali. Si potrebbe dire note di servizio.
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