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10/06/2020

digital

Per le aziende italiane passare al cloud è un percorso culturale

 

Fabbri (Oracle): oltre il 70% dei dati sono memorizzati e gestiti in modo completamente differente anche all'interno della propria azienda, creando silos tra le linee di business

Abbiamo incontrato Filippo Fabbri, Systems Country Leader di Oracle, per capire cosa sta accadendo in questa fase a livello di dati e di evoluzione, nonché dei vantaggi per il sistema Paese.
I dati sono la chiave del business attuale e futuro?
Abbiamo fatto una ricerca con Forrester che ha intervistato circa 700 aziende un po' in tutto il mondo. Abbiamo visto che l'82% dei clienti dichiara la necessità di avere una migliore fruizione dei dati e grazie a questa riesce ad ottenere una maggiore consapevolezza della quella che viene definita come la customer experience, cioè riesce a migliorare l'esperienza nei confronti del cliente.

Per le aziende italiane passare al cloud è un percorso culturale

Il cliente è sempre centrale, ma le aziende non raccolgono troppi dati?
La comprensione del cliente passa dai dati, sappiamo che oltre il 70% degli stessi sono memorizzati e gestiti in modo completamente differente anche all'interno della propria azienda e questo è un problema. Si crea una frammentazione a silos, che non è altro che una gestione dei dati singoli e non strutturata, e dove le varie linee di business detengono i dati gelosamente, non li condividono. Questo elemento crea non un vantaggio ma addirittura un problema perché sicuramente il dato è una fonte di ricchezza, ma se non sai sfruttarlo diventa inutile.
C'è stata un'evoluzione in questi anni?
Gli ultimi dieci anni hanno trasformato l'esperienza del dato stesso, mi spiego. Prima partivamo da dati strutturati e quindi dal modello tabulare. Oggi soltanto il 31% dei dati raccolti è strutturato, tutto il resto nasce destrutturato: parte da testi, video, file audio o musicali, fotografie e quant'altro, quindi questo ha determinato una complessità di gestione e di aggregazione delle informazioni. Cercare un filo conduttore per riunire i dati l'uno all'altro è diventato sempre più difficile. Noi come Oracle stiamo vivendo questa trasformazione da tempo, io considero l'azienda come la madre del data base relazionale, ma si è sempre evoluta. Abbiamo sviluppato tutta una serie tecnologie per ottenere il meglio dai dati stessi - quindi tecnologie che sono sia software sia hardware - quella che noi definiamo la database machine, la macchina del database. E' un sistema ingegnerizzato che permette di ottenere delle performance che fanno la differenza sul mercato. L'evoluzione oggi poi passa dal cloud e questo ha determinato tutta una serie di cambiamenti tecnologici perché sono cambiati gli standard. Fino a qualche anno fa la nostra macchina per il database doveva stare all'interno dell'azienda, oggi invece possiamo offrire soluzioni alternative, dove oltre alla soluzione classica del data center potremo ottenere gli stessi risultati con delle soluzioni cloud.

Anche questo è un cambiamento di mentalità.
Abbiamo trovato anche una terza via e cioè, perché la difficoltà di voler "andare sul cloud" da parte di molte aziende soprattutto italiane, abbiamo cercato una soluzione diversa. C'è un percorso da fare per passare al cloud, un percorso anche culturale. Se prima la discriminante era "on premise" e "cloud" e basta, oggi come Oracle siamo in grado di offrire anche la cosiddetta "terza via", cioè un cloud in casa, quindi una macchina in cloud però all'interno dell'azienda e che viene gestita con tutti i benefici del cloud ma all'interno del tuo perimetro, il tuo "firewall". L'idea è di poterlo gestire con la sicurezza tipica dell'azienda e il suo controllo perché è una richieste dei clienti. In questo modo riusciamo a dare ai clienti un percorso e una libertà di scelta per proseguire nell'evoluzione tecnologica.

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Un vantaggio anche per le imprese.
Certo, posso quindi provare le soluzioni più innovative e comprendere i vantaggi. Per noi la gestione dei dati sia all'esterno sia all'interno è fondamentale, è una questione di applicazioni che sono legate sia al software sia all'hardware. Con queste soluzioni, per esempio, le banche possono far girare dati sia in casa sia sul cloud, provano e innovano i processi.
Sul cloud state investendo molto. L'annuncio di Zoom, una delle aziende regine della tecnologia e della Borsa ne è un esempio. Ma le aziende italiane come stanno rispondendo?
Dalla ricerca è emerso che effettivamente non tutti i settori dell'industria stanno andando alla stessa velocità, penso anche al mondo della Pubblica Amministrazione e non vale solo per l'Italia. Se mi concentro proprio nella PA e nel mondo sanitario, vediamo che il 34% di queste aziende non hanno ancora una corretta gestione dei dati. C'è un lavoro importante da svolgere, c'è tanto da fare e c'è, a mio parere, un grande ostacolo da superare è un blocco nei confronti del cambiamento. Le aziende spingono per far sì che il mercato vada in una certa direzione, questo perché siamo convinti che l'evoluzione deve essere dettata da determinate tecnologie che offrono benefici concreti. Il cambiamento, però, non è così semplice da far accettare. Questo lockdown ha mostrato che la tecnologia può essere un valido aiuto e dobbiamo aiutare queste imprese a fare il salto di qualità.

Un passaggio che però non è banale.
E' uno sforzo culturale sul quale dobbiamo lavorare.
E se pensiamo alle imprese italiane, cosa devono fare?
La percezione dell'importanza dei dati è qualche cosa che ancora non c'è e vorrei fare un piccolo esempio. Qualche tempo fa io avevo letto uno studio che era stato fatto approfondendo gli effetti dell'abbinamento di una informazione meteorologica con la vendita dei croissant. Fa sorridere quando lo racconto, ma dallo studio si evinceva che questa catena negozi di croissant aveva una diminuzione di vendita quando c'era il sole, cosa che sembra paradossale, ma dimostra che se si riesce ad abbinare due dati che sono completamente slegati gli uni dagli altri significa ottimizzare il business. Si ottiene una maggiore efficacia e un'efficienza molto superiore. La qualità dei dati è determinante se l'uso che se ne fa è intelligente. Solo in questa maniera le imprese riusciranno ad essere davvero competitive e innovative, solo se riusciranno a comprendere appieno i propri dati ci potrà essere una svolta.



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