Non spiare l'impresa altrui
Un manuale di sopravvivenza aziendale, per avere consapevolezza di un problema troppo spesso ignorato dalla classe dirigente italiana
Non basta l'effetto COVID-19 e la contrazione dell'economia mondiale, gli strutturali limiti e ritardi del nostro sistema produttivo. Una ventata di nuovo pessimismo (positivo tuttavia) viene leggendo l'ultimo lavoro di Antonino Vaccaro, professore ordinario e direttore accademia del Center for Business in Society dello IESE Business School, "Lo spionaggio industriale", edito da Rubbettino. La prefazione è stata curata, dal professor Mario Caligiuri, direttore della Società Italiana di Intelligence.
Il testo affronta un fenomeno ancora poco conosciuto, o meglio, compreso e contrastato all'interno di molte imprese e non sempre priorità nei pensieri dei manager che le guidano.
Troppo spesso focalizzati sulla contraffazione di prodotti, più subdolamente l'altro all'impresa cerca di insinuarsi nel suo interno per trafugare know how ed informazioni vitali per il successo odierno e futuro.
Informazioni, spiega correttamente Vaccaro, essenziali e che sono gelosamente tutelate all'interno dell'organizzazione stessa. Quindi, sulla carta, inviolabili. Ma Vaccaro non la pensa così, dal momento che presenta tutta una serie di situazioni in cui l'attacco mortale all'impresa parte inconsapevolmente dal suo interno, dai manager e dai dipendenti che con tanta fatica ne hanno decretato il successo.
Lo spionaggio prende forma in modo passivo e inconsapevole, o in buona fede, sia attraverso attacchi di Paesi esteri sia di concorrenti sia di soggetti deputati a procurarsi e rivendere al miglior offerente il know how trafugato.
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