Apologia del sistema bancario italiano
Il sistema creditizio verso le imprese è in una fase di cambiamento, supportato anche dalla tecnologia, per poter svolgere un ruolo centrale nella ripartenza
Di questi tempi trovare una ragione per parlar bene del sistema bancario è impresa non facile. Eppure merita attenzione lo sforzo che hanno profuso Stefano Caselli e Gianpaolo Gabbi nel loro ultimo scritto "Il credito e la crescita. Banche e finanza per le imprese", edito da Egea. Lo scritto offre una lettura positiva del ruolo che gradualmente le banche hanno acquisito nel sistema economico italiano ma, soprattutto, quello più ambizioso e propositivo che le attende.
Il testo, sebbene uscito da poche settimane, sconta il fatto di non riportare le valutazioni dovute all'emergenza COVID-19. Affronta tuttavia le diverse attività e funzioni svolte dagli istituti a supporto delle imprese. Aspetti anche tecnici, utili a ricordare il ruolo e gli strumenti che la banca può e deve, aggiungono gli Autori, sempre più offrire.
Non vi è dubbio, ed a maggior ragione dopo gli effetti che ha portato la pandemia nel sistema economico nazionale ed internazionale, che gli istituti di credito possono svolgere un compito centrale nella ripartenza. Non solo in quanto le banche italiane risultano mediamente meglio capitalizzate rispetto alle concorrenti di altri Paesi.
I bilanci degli istituti di credito documentano lo sforzo di ricapitalizzazione fatto da tutto il comparto: senza esagerazione, il capitale delle banche è il capitale del paese. Un argine di tenuta, un motore essenziale per alimentare le prospettive di crescita, un elemento che permette di competere su scala internazionale. Il livello attuale di capitalizzazione pone il sistema bancario italiano in una situazione di solvibilità superiore sia alla fase pre-crisi sia a quanto richiesto dalle Autorità di Vigilanza. È dunque il momento di passare oltre, e utilizzare queste risorse per investimenti a favore di privati e imprese.
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