Valore e innovazione le chiavi dei brand per attivare la ripresa nella recessione
Capeci (Kantar): con comportamenti e modelli di spesa in evoluzione, le marche devono assicurarsi una visibilità rilevante per poter rimarcare la propria distintività ed essere considerati indispensabili in questi nuovi ritmi di vita
Le preoccupazioni continue sulla sicurezza, le pressioni finanziarie e i nuovi comportamenti ci danno un segno del fatto che non si ritornerà presto a comportamenti pre-pandemici. I professionisti del marketing dovranno guidare la ripresa in un contesto di recessione. Dovranno garantire la costruzione di valore all'azienda nel breve periodo per fronteggiare le preoccupazioni economiche, sempre in aumento, e, allo stesso tempo, modificare ed innovare le modalità per sostenere la rilevanza di lungo periodo, dal momento che comportamenti e priorità stanno impattando sul lungo termine. Questi i risultati della wave5 del Barometer COVID-19 di Kantar, il più grande studio globale che traccia atteggiamenti, comportamenti e aspettative delle persone nei confronti di aziende e Brand in oltre 50 Paesi.
Il recupero post pandemia è in ritardo
Solo un terzo delle persone a livello globale (37%) prevede di ritornare a comprare beni e servizi non essenziali prima di 2-3 mesi. Anche se molti paesi allentano il lockdown e riaprono le attività commerciali in tutto il mondo, il 66% delle persone nel mondo afferma che continuerà a evitare i luoghi affollati, il che implica un freno alla frequentazione degli ambienti fisici di vendita al dettaglio. Oltre alle misure obbligatorie di igiene e di distanziamento sociale, il 50% delle persone vuole disporre di test e tamponi per tutti. Inoltre, il 43% vuole rendere le mascherine obbligatorie, richiesta guidata dalla crescente domanda in Asia, ma più a rilento nei mercati occidentali, dove i cittadini sono più riluttanti. Quasi tutti sperimentano una maggiore angoscia per la questione finanziaria. Il 56% delle famiglie in tutto il mondo ha subito una perdita di reddito a causa del COVID-19. Questo dato sale al 68% per la generazione del Millennials e al 65% per la GenZ. Un ulteriore 19% prevede un impatto negativo sul proprio reddito in futuro.
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