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15/07/2020

economia

I tassi globali verso una convergenza di portata secolare

 

De Coensel (DPAM): a conti fatti, gli investitori a reddito fisso se la sono cavata bene nel primo semestre del 2020, considerato lo shock sistemico subìto

Mentre le banche centrali dei mercati emergenti (EM) continuano a ridurre i tassi di interesse ufficiali, possiamo affermare che la maggior parte delle banche centrali dei mercati sviluppati (DM) hanno raggiunto i loro limiti minimi reali. Si sono infatti impegnate a spronare i mercati, assicurando i professionisti che i tassi di politica monetaria saranno mantenuti al limite minimo reale per gli anni a venire.
La FED statunitense ha accennato al 2023 mentre gli indicatori basati sulle aspettative implicite del mercato rivelano che gli operatori del settore prevedono che la BCE mantenga i tassi di politica monetaria invariati fino al 2026. Inoltre, la risposta politica globale testimonia una evidente cooperazione tra impegni monetari e fiscali, che si rifletterà in una persistente attività di quantitative easing al fine di consentire ai governi di finanziare gli elevati deficit e di fornire un supporto al credito alle imprese. I risultati di questo potente mix cominciano già ad essere visibili.

I tassi globali verso una convergenza di portata secolare

I tassi dei titoli di Stato dei paesi sviluppati vanno verso una convergenza secolare. La portata congiunta dei programmi di acquisto di titoli da parte delle banche centrali le rende dominanti nella definizione della duration. Il rimanente flottante sul mercato dei titoli di Stato si sta infatti riducendo. La FED, la BCE e la Bank of England deterranno dal 35% al 50% dei titoli di stato in circolazione sotto il continuo intervento del Quantitative Easing.
Per questo motivo, gli investitori istituzionali stanno rimanendo esclusi Osserviamo che la ricerca di obbligazioni governative di qualità si è diffusa in tutto il mondo. Negli ultimi quattro mesi, la convergenza dei tassi sulla scadenza dei 10 anni è stata piuttosto forte. La maggior parte dei mercati sviluppati ha tassi a 10 anni che oscillano tra -50pb e 100pb. E crediamo che questo intervallo di 150pb si ridurrà ancora. I titoli di Stato a 10 anni della Nuova Zelanda e dell'Australia, rispettivamente a 92 e 85 pb, si rivelano interessanti. Con i titoli del Tesoro USA a 10 anni a 64 pb e del Canada a 50 pb, gli investitori globali continueranno a cercare valore per la protezione del portafoglio. In confronto, i Paesi forti dell'area Euro offrono rendimenti scarsi su orizzonti d'investimento simili (da -15 pb per Francia e Belgio a -50 pb per Germania e Svizzera). Nello scenario globale, fanno eccezione quei Paesi impantanati nell'incertezza politica: l'Italia (1,28%), la Corea del Sud (1,30%), la Polonia (1,35%) o l'Ungheria (2,05%).

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Il settore dei titoli di Stato dell'Eurozona può vantare una buona performance nelle ultime tre settimane. Il suo rendimento totale ammonta all'1,75% chiudendo il primo semestre dell'anno in corso con un aumento di circa il 2,00%. Ribadiamo che, nello scenario di base, non vi saranno più crisi dei titoli di Stato della zona Euro. L'intesa franco-tedesca e il sostegno alle proposte della Commissione europea (un aumento del bilancio pluriennale dell'UE e la struttura di finanziamento congiunto del Recovery Fund europeo) sono stati fattori decisivi nel contrastare lo stress da divergenza dei tassi degli ultimi 12 anni. Gli operatori del mercato speculativo hanno ricevuto un chiaro segnale da parte della BCE e della leadership politica dell'Unione che eventuali sfide saranno contrastate dall'acquisto flessibile di attivi da un lato e dalla solidarietà fiscale dall'altro. Vedremo molto meno stress da divergenza dei tassi sui titoli di stato dell'Eurozona in futuro, il che ci ricorderà la speculazione sulle valute nazionali dell'UE nella seconda metà degli anni Novanta. Chi investe in titoli di Stato europei deve accettare il fatto che la crescita del capitale subirà un rallentamento e apprezzerà il rendimento generato dalla ripidità ancora allettante delle curve dei titoli di Stato nazionali.

A conti fatti, gli investitori a reddito fisso se la sono cavata bene nel primo semestre del 2020, considerato lo shock sistemico subito. La strada per la ripresa è tuttavia ancora lunga e incerta.
La cooperazione in materia di politica monetaria e fiscale ha la capacità di sostenere i mercati dei capitali il più delle volte, ma forse non sempre. Ciò richiede un'elevata attenzione nella costruzione del portafoglio, e ci spinge a selezionare governi ed aziende dai bilanci solidi.
Peter De Coensel, CIO Fixed Income, DPAM



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