Investimenti ESG: la mobilità elettrica è positiva per l'ambiente, ma attenzione alla S
Nesche Yazgan (BlueBay AM): la transizione è lodevole e i veicoli a combustione interna (MCI) non sono sostenibili nel lungo periodo. Tuttavia, questa trasformazione ha un impatto economico significativo
Quando si parla dei criteri ESG nel settore automotive, ci si concentra spesso sul fattore ambientale ('E'), legato al contenimento dell'impatto dell'industria sul cambiamento climatico attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio. Viceversa, spesso viene prestata meno attenzione alle conseguenze che la transizione verso una mobilità più sostenibile potrebbe avere a livello sociale, cioè nell'ambito della componente 'S' dei criteri ESG. Le tre componenti hanno pari rilevanza, e per questo è importante essere consapevoli di come possono influenzarsi reciprocamente.
Negli ultimi anni i politici hanno potuto evitare conflitti tra 'E' e 'S', dal momento che l'industria ha beneficiato di condizioni macroeconomiche favorevoli e ha generato profitti consistenti con cui ha potuto finanziare i costi della transizione dai veicoli che utilizzano motori a combustione interna (MCI) a quelli elettrici.
Tuttavia, il ciclo aveva già iniziato a deteriorarsi prima dello scoppio della pandemia e ora ci troviamo in piena recessione, un contesto che mette particolarmente in difficoltà le società automotive. Storicamente, i licenziamenti hanno rappresentato una pratica comune per queste società nello sforzo di tagliare i costi e oggi anche questo potrebbe non bastare.
Il caso tedesco
Un caso studio interessante da analizzare in questo senso è la Germania, data l'importanza dell'industria automotive per l'economia tedesca. Il settore infatti è il principale datore di lavoro del Paese e uno dei più longevi, quindi dal suo futuro dipendono non solo centinaia di migliaia di lavoratori, ma anche un numero altrettanto ampio di pensionati.
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