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30/09/2020

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Ripartire dalla bioeconomia per ripensare i consumi e l'impatto ambientale grazie al biotech

Elena Sgaravatti (Assobiotec-Federchimica): in Italia c'è un potenziale straordinario. È necessario strutturare e avviare una collaborazione tra pubblico e privato per conciliare sviluppo economico e tutela del territorio

Fare leva sulla bioeconomia per una ripartenza sostenibile, di cui le biotecnologie sono un insostituibile motore strategico; produrre cibo sempre più sano, affrontando il problema della diminuzione delle risorse e i cambiamenti climatici; incentivare una collaborazione tra chimica tradizionale e biochimica e tra pubblico e privato. Di questo e di tanto altro si è parlato in occasione del gruppo di lavoro "Ripensare consumi e impronte sul mondo: anche in Italia la rivoluzione della bioeconomia", voluto da Assobiotec Federchimica.
Il biotech rappresenta oggi un settore importantissimo che, secondo le stime dell'OCSE, nel 2030 avrà un peso enorme nell'economia mondiale: saranno, infatti, biotech l'80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali. Nonostante l'Italia sia sul podio per il numero di progetti di qualità nel settore delle biotecnologie, è importante interconnettere settori e attori, coinvolgendo, ad esempio, per quanto riguarda la filiera agroalimentare, gli agricoltori in prima persona, al fine di comprendere al meglio le sfide e fissare obiettivi su base scientifica.

Per questo motivo, Assobiotec Federchimica sta lavorando insieme ai partecipanti del gruppo di lavoro alla creazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
La creazione di filiere e catene di valore a basso impatto, la collaborazione pubblico e privato per ottenere processi più efficienti, l'analisi delle criticità come la qualità dei prodotti, i costi e l'importanza di creare un dialogo tra chimica e biochimica sono solo alcune delle necessità emerse per creare una bioeconomia circolare di reale innovazione.
"Le biotecnologie rappresentano una leva di innovazione importantissima per la Salute del pianeta, centrale per il settore agricolo e industriale, in un'ottica che mette insieme sviluppo economico e tutela dell'ambiente", afferma Elena Sgaravatti, del Consiglio di Presidenza Assobiotec-Federchimica e CEO DemBiotech. "Le biotecnologie industriali sono una tecnologia chiave per lo sviluppo economico attuale e futuro. Occorre, oggi più che mai, andare avanti con un piano d'azione che non prescinda dagli investimenti in ricerca e innovazione e che assegni alle biotecnologie il loro ruolo di vero e proprio motore di una bioeconomia circolare per una ripartenza sostenibile.

L'emergenza COVID-19 ci ha insegnato quanto sia fondamentale incrementare la produzione nazionale e limitare sempre più le importazioni dagli altri Paesi. Dobbiamo sviluppare in questo senso strategie precise che facciano sì che, anche a livello culturale, vengano accettate alternative sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale".
"Ritengo che sia arrivato il momento di dare una svolta all'agricoltura italiana, allineata da tempo ai principi dettati dall'ONU per lo sviluppo sostenibile e pronta al Green Deal Europeo" ha dichiarato Mauro Provezza, Industrial director di Bayer CropScience. "Per tradurre la scienza in vita è necessario passare attraverso sostenibilità, innovazione e legittimazione sociale. Per questo c'è bisogno che i decisori politici passino dalla stagione delle strategie a quella della loro concreta implementazione, considerando l'alto livello di competenze e innovazione già disponibili e l'opportunità storica di rilevanti finanziamenti europei. Bisogna, per esempio, potenziare il piano nazionale per le biotecnologie sostenibili in agricoltura, riprendere ed estendere i piani e i progetti di ricerca, coinvolgendo pubblico e privato in una prospettiva di 'Open Innovation' e di efficace trasferimento tecnologico oltre ad assicurare procedure tempestive di assegnazione fondi.

Nel concreto, è necessario studiare, grazie alla biotecnologia di precisione e i big data, la storia delle singole piante per andare a rispolverare le conoscenze storiche delle stesse e di come hanno saputo reagire ai cambiamenti climatici. Lavorare per il futuro, studiando il passato".
"La bioeconomia circolare, che è uno dei pilastri dell'economia italiana, può giocare un ruolo chiave per riportare materia organica pulita nei suoli agricoli sempre più poveri di nutrienti", afferma Luigi Capuzzi, Research & Development Director Novamont. "Per un pieno sviluppo del settore è però necessario aumentare la qualità delle raccolte differenziate, la quantità e qualità degli impianti di trattamento dei rifiuti organici, l'estrazione di micronutrienti e di materie prime utili dai processi di depurazione, oltre a potenziare il settore delle bioraffinerie, superando le barriere normative soprattutto in tema di ?End of waste' e valorizzazione degli scarti di processo. Novamont è al lavoro da anni per generare una catena del valore integrata per le bioplastiche e ad oggi ha sviluppato un modello di economia circolare, radicato nei territori che mette al centro la rigenerazione dell'acqua e del suolo.


Oggi disponiamo in Italia di una piattaforma demo sistemica di bioeconomia circolare che ci permette, per esempio, di riciclare il 47% del totale del rifiuto alimentare rispetto alla media europea del 16%. L'Italia ha le carte in regola per diventare un driver di bioeconomia circolare soprattutto se sapremo canalizzare sviluppo economico, ambientale e sociale".
Il progetto "Biotech, il futuro migliore - Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l'Italia" si muove su un doppio binario. Da una parte, la costruzione di una visione condivisa con i principali attori delle Istituzioni competenti, base indispensabile per poter mettere a disposizione dei decisori nazionali e regionali un piano d'azione concreto per lo sviluppo del settore biotech in Italia. Dall'altra, creare maggiore conoscenza e consapevolezza su queste tecnologie attraverso una comunicazione più divulgativa.
Il progetto è realizzato da Assobiotec Federchimica con il supporto di StartupItalia e grazie al sostegno di AbbVie, Alexion, Bayer, Bristol-Myers Squibb, Daiichi Sankyo, Dembiotech, DiaSorin, Genenta, Genextra, MolMed, Novartis, Qiagen, Rottapharm Biotech, Sanofi e UCB Pharma.



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