Un nuovo sistema operativo per le aziende, che diventi l'abilitatore del cambiamento e che possa essere il motore della crescita
In occasione dell'uscita di "Company Culture", abbiamo intervistato Alessandro Rimassa, per cercare di comprendere cosa sta accadendo nelle aziende italiane e se il cambiamento forzato dalla pandemia sarà duraturo o solo una moda passeggera. Rimassa è un imprenditore ed esperto dei temi che ruotano intorno al future of work, ha costruito la sua carriera nel mondo education e della digital transformation. Oggi è advisor di Luxottica University, consulente strategico di Feltrinelli Education e founder di Changers, community italiana dedicata alla crescita professionale. Dopo avere diretto il Centro Ricerche e la Scuola di Comunicazione e Management di IED-Istituto Europeo di Design, ha co-fondato e guidato, come CEO, Talent Garden Innovation School, oggi presente in cinque Paesi europei. È membro dei consigli di amministrazione di Save the Children Italia, ScuolaZoo e i40Saas.
Partiamo dal libro, ma anche dalla tua esperienza di questi anni, dove la cultura aziendale è sempre stato il tuo cavallo di battaglia. Ma come sta cambiando la cultura aziendale in questo periodo?
Molte imprese stanno cambiando la loro cultura aziendale e questo è già un elemento di novità . Diciamo che è un processo che diverse imprese stavano già facendo, ma il lockdown e la pandemia hanno accelerato questo cambiamento. Ma è come se il mercato si fosse improvvisamente diviso in due poli separati. Da un lato chi realmente mette al centro le persone, che non è più uno slogan ma una maniera concreta, mettendo per esempio in comunicazione costante l'Amministratore Delegato con l'ultimo arrivato e ha offerto una serie di supporti, dall'assicurazione medica al supporto psicologico fino a chi ha inviato a casa le sedie ergonomiche per lavorare meglio. E dall'altro aziende che con il COVID-19 si sono bloccate e posto in cassa integrazione i lavoratori. Parlare di cultura aziendale, di colpo, è diventato di moda, ma non in maniera teorica, a modo di slogan, bensì in modo concreto e fattivo. C'è un'altra cosa che il coronavirus ha accelerato ed è la trasformazione e il cambiamento continuo che viviamo, perché la quarta rivoluzione industriale, la digital trasformation ha portato un grande cambiamento e che oggi vive di concetti come il live budgeting o il light business planning. E' un cambiamento che era in corso, ma che ha preso una grande accelerazione. Oggi non si può più fare un piano di 3-5 anni, ma uno teorico di tre anni che si trasforma in un piano concreto per il prossimo anno, ma che può essere rivisto due o tre volte nel corso dell'anno per modificarlo.
E' come se il COVID-19 abbia cambiato lo scenario.
Sì, le condizioni al contorno sono cambiate, il contesto è cambiato e quindi abbiamo iniziato a vivere una necessità di cambiamento costante. Tutto questo significa che le regole normali, quelle che tengono insieme l'azienda, non funzionano più, perché se tu devi cambiare la procedura sulla nota spese e devi coinvolgere le persone per farne una nuova che scrive il nuovo regolamento per comunicarlo e verificare che sia utilizzato dalle persone. Diciamo che in condizioni normali, a seconda della grandezza di un'azienda, servono da sei mesi a un anno e mezzo, ma in realtà si ha la necessità di questo cambiamento subito e le aziende hanno iniziato a sostituire regole e procedure burocrazia interne in tempi brevi. La burocrazia interna è quella che fa perdere tempo e anche un po' di "amore" alle persone per il proprio lavoro. Oggi questo è cambiato, con metodologie più smart e soprattutto con la possibilità per le persone, all'interno dell'azienda, di scegliere in base a dei valori che sono quelli di base su cui poi ci si costruisce il comportamento. Meno regole burocratiche, secondo me, sono un vantaggio per trasferire la cultura aziendale. Si lavoro su un set di valori e una modalità di fare azienda che permette alle persone poi di muoversi in autonomia e si arriva al concetto di responsabilizzazione. Vengono abilitate delle forme che prediligono la meritocrazia. Ha un grande impatto sulle aziende e anche sulle persone che poi devono decidere cosa fare.
C'è stato un grande impatto dovuto alla pandemia per lo smartworking. Cosa hai visto e cosa resterà ?
Le aziende vecchio stampo si sono trovate in difficoltà , chi invece ha cavalcato l'onda è riuscita a operare. Questo è il punto focale, nel senso che cambiare la modalità con cui si gestisce l'azienda non è facile. Per esempio, Innestare lo smartworking, quello vero e non quello che abbiamo vissuto fino adesso, cambia il modo di lavorare e permette di trattenere le persone migliori e attrarre persone di valore. Oggi è sempre più difficile assumere una persona brava e competente se la prima cosa che l'azienda propone è che l'orario di lavoro è dalle 9 alle 18. Le persone competenti non vogliono questo tipo di lavoro, vogliono degli obiettivi da raggiungere e migliorare nel corso del tempo. Vogliono gestire il loro tempo e poter lavorare da qualsiasi luogo, non da una scrivania a tempo. Questo cambiamento che stiamo vivendo costringe a vedere l'azienda in un altro modo. Devo dire che ho incontrato in questi mesi diversi Amministratori Delegati che per primi hanno ammesso di che si può lavorare in un modo diverso, che si può dare più fiducia alle persone, si può essere più trasparenti, si può lavorare da casa e stare bene. E' accaduto perché, banalmente, hanno provato su di loro stessi questo modo di lavorare.
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