BusinessCommunity.it

21/10/2020

cover
Katiuscia Terrazzani (Ayming): la consulenza alle imprese è un elemento chiave per R&S in questa fase pandemica 

Le aziende oggi hanno voglia di cambiamento ma hanno la necessità di un supporto per sfruttare le opportunità che sono state avviate dal mercato, dal Governo e in futuro anche dal Recovery Fund

Abbiamo incontrato Katiuscia Terrazzani, Country Manager di Ayming Italia, per cercare di guardare come si stanno comportando le imprese italiane in questa fase che qualcuno definisce "new normal" ma che, probabilmente, è meglio considerare ancora pandemica. Con la coscienza di essere ancora in un momento di incertezza, le imprese stanno guardando avanti. A partire dalla ricerca e sviluppo.

Katiuscia Terrazzani (Ayming): la consulenza alle imprese è un elemento chiave per R&S in questa fase pandemica 

Si dice spesso che in Italia le aziende non investono in ricerca sviluppo, ma è davvero così?
I dati dicono che lo facciamo un po' meno della media europea. Ho letto con grande interesse il tema dei Recovery Fund e ho visto che si dice che uno degli obiettivi è quello di incrementare appunto l'attività di ricerca e sviluppo, con i progetti che speriamo saranno disegnati in modo estremamente concreto dal governo. Effettivamente questa soglia del 3 per cento è qualcosa sulla quale dobbiamo assolutamente lavorare. C'è anche un tema, secondo me, altrettanto importante, che riguarda come interpretare l'attività di ricerca e sviluppo. Ci sono casi in cui è in senso stretto, quindi pensiamo tipicamente al farmaceutico e chimico, poi la ricerca sperimentale all'industrializzazione di un farmaco, però non è solo quella l'innovazione, c'è quella di processo e poi adesso, con il nuovo schema di tax credit, è stato introdotto anche il design, quindi parliamo di innovazione estetica.

Seguici: 

Questo è un buon segnale per il nostro Paese.
Molte aziende italiane lavorano in questo ambito e quindi è un argomento molto interessante da approfondire. Dalla nostra ricerca emerge che le aziende che fanno ricerca e sviluppo vengono tipicamente supportate da società come le nostre, quelle società di consulenza che sono in grado di catalizzare quelli che possono essere gli strumenti di finanza agevolata e sanno interpretarli e renderli fruibili. Infatti, non è affatto semplice attingere a queste agevolazione e poi è necessario un aiuto nel percorso di preparazione di una serie di documentazioni che devono essere preparate nei minimi dettagli. La burocrazia in questo non aiuta e quindi servono competenze e capacità di gestione. Ho trovato interessante, in questo contesto, un'intervista del nuovo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che parlava dello schema del credito d'imposta ed emerge quanto tra la parte politica e quella imprenditoriale, che poi lui rappresenta, ci sia una necessità di un'armonizzazione, perché il credito d'imposta non solo rappresenta "soldi" che rientrano il giorno dopo nella nelle tasche dell'azienda o nella banca, ma sarebbe utile creare un sistema di cessione di questo credito e che le aziende possano accumulare questi crediti. Capita troppo spesso che le aziende ne usufruiscono solo in parte o non ne usufruiscono proprio perché sono in situazione di sofferenza con problemi di cassa.

Anche se vanti un credito d'imposta, è veramente difficile senza uno strumento come la cessione del credito riuscire a capitalizzarlo. Questo è una cosa sulla quale si sta molto lavorando e ci si attende che nella prossima legge di bilancio ci sia questa possibilità. Dobbiamo considerare anche che il credito d'imposta è stato definito solo per il 2020, quindi stiamo parlando delle attività di ricerca e sviluppo che le aziende faranno quest'anno e non si parla dell'anno prossimo e dei prossimi due anni e questo crea un po' di preoccupazione soprattutto perché viviamo un momento particolare.
Anche i politici, non per giustificarli, credo che siano di fronte a una situazione che non era pensabile e a un deficit di bilancio che continua a crescere a dismisura, quindi è ovvio che fare piani a lungo termine soprattutto quando si discute ancora dei soldi che potrebbero arrivare dall'Europa è piuttosto difficile.


Però la sensibilità sull'innovazione è decisamente ai massimi livelli.
E' confermato per noi come per tante altre aziende che fanno finanza agevolata che questo è un periodo molto intenso. Durante il lockdown non ci siamo fermati, prima di tutto per fare informazione, perché è una cosa fondamentale per spiegare quali strumenti sono a disposizione, come non si sono fermate le aziende. Alcune di queste si sono riconvertite, sfruttando gli stessi macchinari hanno prodotto il giorno prima una "cosa" e quello dopo un'altra collegata al tema del COVID-19, penso a mascherine, respiratori, igienizzanti. Questo processo è stato aiutato dal Decreto Rilancio, ma sono tutti sussidi di breve periodo.
Le aziende hanno fame di innovazione, non si può fermare questo processo, la finanza agevolata è uno strumento che diventa un facilitatore per gli imprenditori. Ma c'è poi tutta la questione delle carenze del sistema, che vanno dalle competenze, e qui penso ai talenti, alla scuola e all'istituzione scolastica in generale, a quella universitaria e alla formazione professionale, bisogna puntare sui giovani e mi pare che il Recovery Fund si muova molto in questa direzione. Bisognerà anche pensare alla sostenibilità, perché è in atto una rivoluzione verde e un'attenzione all'ecologia molto spinta.

Il primo punto dei progetti è la digitalizzazione e l'innovazione per la competitività, ma poi preparare un business plan è un esercizio complesso. Poi c'è la situazione che stiamo vivendo, perché con il COVID-19 tutto diventa più complicato. Si sente parlare di transizione per l'industria 4.0, ma per fare un'attività di ricerca le aziende devono comunque avere un supporto in termini di tecnologia in continua evoluzione. Ecco, forse oggi manca un po' tutto questo, nonostante viviamo in un mondo estremamente connesso.
Il digitale è diventato protagonista, ma ora proviamo a guardare da qui a 5 anni. Sappiamo dei vari trattati sulla sostenibilità che ci indicano una strada, ma quanto le aziende si stanno attrezzando a percorrerla?
Le aziende oggi fanno fatica a pensare a cosa potrebbero diventare fra qualche anno. Non va sottovalutato che molti trattati per la sostenibilità impattano sulle attività produttive e le aziende oggi devono stare molto attente a come si comportano e alle materie che utilizzano. Il problema della plastica, per esempio, diventerà sempre più ingombrante nelle imprese e da qui si innestano percorsi di ricerca e innovazione importanti.

Poi pensiamo alla mobilità sostenibile, che in quest'epoca pandemica sembra un optional, ma ci siamo tutti quanti accorti durante il lockdown che la natura, per il fatto che noi non siamo usciti di casa, ha ripreso vigore e che in qualche modo con le nostre attività lavorative la stiamo violentando. L'agenda 2030 è un elemento su cui le imprese devono confrontarsi, ma oggi però la scala dei bisogni di Maslow di un'azienda mette la sostenibilità in basso, perché deve pagare gli stipendi, i fornitori, deve raggiungere un certo tipo di target.
La sostenibilità viene tenuta in considerazione, ma quasi come un obbligo e non con una vera visione a medio-lungo termine. Nell'indagine che abbiamo fatto emergere che la parte sostenibile del proprio business viene concepita come un elemento di competitività nel mercato, che va bene, ma è un elemento differenziante quasi di marketing e non sistemico. Abbiamo notato, e recentemente è emerso in un convegno dedicato al food, che il consumatore finale è maggiormente disposto a comprare un prodotto inserito in un circolo virtuoso di economia circolare, quindi riciclato e sostenibile e via di seguito. Questo è un valore che i consumatori percepiscono, ma è un processo che all'interno delle imprese richiede uno sforzo notevole in ricerca, sviluppo e innovazione. E' un tema che investe tutte le imprese del manifatturiero, ma praticamente è trasversale ad ogni settore. C'è quindi da augurarsi che il Recovery Fund possa andare in questa direzione e quindi ci sarà l'opportunità di avere delle sovvenzioni per agevolare il cambiamento.

Questo però è anche un Paese che sta invecchiando. Competenze e formazione sono fondamentali, ma anche uno scambio generazionale di esperienze e soprattutto richiede un'attenzione alla diversity.
Assolutamente. Mai come in questo periodo abbiamo capito che un minimo di esperienza comunque serve, servono competenze da un lato e l'esperienza per gestire i processi. E poi "il futuro del lavoro è femmina" come si sosteneva in un convegno con Silvia Zanella, perché servono sempre più le soft skill per portare avanti le aziende. E poi c'è la compresenza di giovani, un po' nerd, con chi comunque ha un'esperienza solida e questo credo che sia assolutamente un vantaggio per le imprese se si comunica bene al proprio interno, ma non solo, il profilo femminile e maschile all'interno di un team è un elemento da valorizzate perché porta risultati e le ricerche in tutto il mondo e in tutti i settori lo dimostrano. Valorizzare e mixare il giovane e la persona matura non è un passaggio semplice e nemmeno così automatico in tante aziende, perché nelle imprese di oggi ci sono diverse generazioni di lavoratori. Una volta un giovane entrava in un'impresa da disegnatore e poteva diventare dirigente di alto livello, ma oggi il mercato del lavoro è cambiato e molto spesso i lavoratori saltellano da un'azienda all'altra in un modo molto più rapido e quindi il concetto valoriale delle aziende tende a stemperarsi. Le imprese stanno cambiando e per questo motivo aziende come Ayming diventano necessarie per poter gestire il cambiamento e reperire finanziamenti.



Se l'articolo ti è piaciuto, condividilo con gli amici e colleghi


Copyright © 2009-2020 BusinessCommunity.it. Tutti i Diritti Riservati. P.I 10498360154

BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo


Sommario di questo numero
Copertina BusinessCommunity.it