13/01/2021

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Rallenta ma resta positivo il bilancio del settore agro-alimentare

 

Nei primi sei mesi del 2020 i distretti vanno comunque meglio rispetto al complesso dell'export facendo emergere il carattere di anticiclicità del comparto. In crescita le vendite verso tutti i principali partner commerciali

La pandemia da COVID-19 nel secondo trimestre del 2020 ha rallentato  la crescita dell'export dei distretti agro-alimentari italiani, che realizzano nel periodo aprile-giugno un risultato tendenziale quasi invariato (+0,2%) rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo il Monitor dei Distretti Agro-alimentari della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, i distretti fanno comunque meglio rispetto al complesso dell'export agro-alimentare italiano (di cui rappresentano il 45% in termini di valori esportati) che chiude il trimestre in contrazione del 2,9%.

Rallenta ma resta positivo il bilancio del settore agro-alimentare

Il periodo considerato ricomprende i mesi nei quali il lockdown è stato più stringente non solo nel nostro Paese (colpito in pieno a marzo e aprile), ma anche e soprattutto nei Paesi nostri partner commerciali, nei quali la pandemia si è sviluppata con un ritardo temporale di alcune settimane rispetto all'Italia.

Il bilancio del semestre resta comunque in territorio positivo, sia per i distretti agro-alimentari (+4,8%), sia per il settore agro-alimentare italiano nel suo complesso (+2,6%), a fronte di un andamento negativo dell'export italiano nei primi sei mesi dell'anno (-15,3%).
Il carattere di anticiclicità del settore agro-alimentare emerge anche nel confronto con l'andamento dei distretti manifatturieri non agro-alimentari, che chiudono in pesante regresso il secondo trimestre (-37,4%), e lasciano sul terreno, nei primi sei mesi del 2020, quasi un quarto dell'export realizzato nello stesso periodo dello scorso anno (-24%).

Rallenta ma resta positivo il bilancio del settore agro-alimentare

Non tutte le filiere tuttavia hanno potuto contribuire positivamente alla crescita dell'export dei distretti agro-alimentari nel semestre. La prima importante eccezione viene dalla filiera più rilevante in termini di valori esportati, quella dei vini, che nel secondo trimestre subisce una brusca frenata (-13,3% tendenziale) e porta il bilancio semestrale in territorio negativo (-4,1%). Crescita a due cifre invece per la filiera della pasta e dolci (+11,8% nel trimestre primaverile) che aggiunta alla forte accelerazione già registrata nel periodo gennaio-marzo porta a un bilancio semestrale che sfiora il 20%.
Seconda per contributo alla crescita nel semestre, con 77 milioni di export in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, la filiera dei distretti agricoli (+5% tendenziale). Sulla stessa lunghezza d'onda la filiera delle conserve: i 74 milioni in più nel periodo gennaio-giugno corrispondono ad un +8,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Positivi i risultati nel semestre anche per le filiere di carne e salumi (+1,4%), olio (+8,8%) e riso (+16,4%), mentre chiude in leggero regresso la filiera del lattiero-caseario (-1,9%). Infine, pesante contrazione per il distretto della filiera dell'ittico, che risente principalmente del blocco degli ordini provenienti dal canale Ho.re.ca (-21,8%).

Seguici: 

Nella filiera dei vini, quasi tutti i distretti hanno risentito negativamente della crisi scaturita dalla pandemia da COVID-19. Il bilancio semestrale del comparto (oltre 100 milioni di export in meno, -4,1% tendenziale) è il risultato di andamenti contrapposti tra un primo trimestre iniziato in modo molto positivo (+6,1%) e un secondo trimestre nel quale, a partire dal mese di aprile, si sono iniziati a sentire in maniera più forte gli effetti della chiusura delle attività legate alla ristorazione e alla ricettività (-13,3%). Solo le aziende più inserite nei canali della GDO e dell'eCommerce sono riuscite a limitare i cali di vendite.
Tra i dieci distretti della filiera, si distinguono positivamente il distretto dei Vini e distillati di Trento, che con 5 milioni di export in più chiude il semestre con un risultato tendenziale del +2,8%, e i Vini e liquori della Sicilia occidentale, che incrementa le vendite di 6,5 milioni (+10,8%) e recupera un 2019 chiuso al di sotto delle attese (-3,2%). I dati resi disponibili dall'Osservatorio Qualivita e Ismea mostrano come, in termini di quantità, l'export dei vini italiani del primo semestre sia calato solo del -0,4% rispetto allo stesso periodo 2019, il che è sintomo di un generale calo dei prezzi medi.

Il contributo più importante alla crescita dell'export dei distretti agro-alimentari nel semestre viene da parte della filiera della pasta e dolci: il bilancio nei primi sei mesi del 2020 sfiora il 20% di crescita tendenziale. Numeri da capogiro per l'Alimentare di Parma, in progresso del 42,4%, che uguaglia così, nei primi sei mesi del 2020, le vendite sui mercati esteri realizzate in tutto il 2019.
Crescita record soprattutto verso la Francia (+130% corrispondenti a 65 milioni di euro di esportazioni in più rispetto al primo semestre del 2019), dove crescono soprattutto le vendite di prodotti da forno (53 milioni in più, triplicati rispetto allo scorso anno); crescono i flussi anche verso Germania, primo partner commerciale (+15,5%) dove sono molto apprezzati gli altri prodotti alimentari tra cui i piatti pronti (11 milioni in più corrispondenti al +30% tendenziale).

Risultati lusinghieri anche per i comparti pasta dell'Alimentare napoletano (+30% nel semestre, 61 milioni in più), dell'Alimentare di Avellino (+52%; 31 milioni di progresso) e dell'Olio e pasta del barese (+22%, quasi 15 milioni in più). Molto bene anche il distretto della Pasta di Fara (+25%) e dei Dolci e pasta veronesi (+10,4%). Lieve contrazione per il distretto più importante in termini di valori esportati, quello del Dolci di Alba e Cuneo (-2%); più accentuata quella del Caffè di Trieste (-16,5%) penalizzato dai minori ordini provenienti dal canale Ho.Re.Ca., solo parzialmente compensati dagli incrementi dei consumi domestici.
La filiera dei distretti agricoli accelera la crescita nel secondo trimestre e chiude i primi sei mesi del 2020 con un +5% tendenziale. Il contributo maggiore viene dall'Ortofrutta del Barese, con 24 milioni in più (+ 23%) e dalle Mele del Trentino, con 42 milioni di progresso (+17%), mentre l'Ortofrutta Romagnola, primo distretto della filiera per valori esportati, chiude il semestre in sostanziale parità, recuperando nei mesi primaverili il risultato leggermente negativo del primo trimestre. Sull'intero comparto pesano i risultati dei due distretti del Florovivaistico di Pistoia (-17,1%, 31 milioni in meno) e del Ponente ligure (-16,7%, quasi 20 milioni in meno), penalizzati dalle misure restrittive che durante il lockdown hanno praticamente azzerato l'attività di convegni, cerimonie ed eventi.

Nella filiera della carne e salumi, che nel semestre cresce dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del 2019, registra un'ottima performance il distretto delle Carni e salumi di Cremona e Mantova (+25%, 26,6 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2019) grazie al boom di vendite in Spagna (+71%) e Paesi Bassi (+67%). Positivo l'andamento anche per le Carni di Verona (+5,7%), i Salumi di Parma e i Salumi dell'Alto Adige (entrambi +3,2%); sostanzialmente stabili i Salumi di Reggio Emilia (+0,9). Dato negativo, invece, per i Salumi del modenese (-10%, oltre 30 milioni in meno di export) a causa della sensibile riduzione di export in Germania e Francia, e per il Prosciutto di san Daniele (-20%), la cui produzione però è rivolta per oltre l'80% al mercato nazionale: pertanto, a fronte di un calo delle vendite all'estero, potrebbe aver beneficiato di un incremento nei consumi interni.

Molto bene la filiera delle Conserve (+8% nel semestre) grazie soprattutto al contributo delle Conserve di Nocera (+6,4%, circa 32 milioni di export in più) e dell'Alimentare napoletano (+34%, quasi 45 milioni di export in più), mentre l'Alimentare di Avellino (che ha registrato un incremento di oltre il 50% componente pasta e dolci) cala nel comparto conserve (-15%). L'industria conserviera italiana, in particolare quella del pomodoro, sta investendo sull'innalzamento qualitativo per un posizionamento del prodotto in fascia premium (anche in tema di sostenibilità etica e ambientale) che riscuote sempre più il favore dei consumatori italiani e stranieri.
Rallentano i distretti della filiera del lattiero-caseario (-1,9% nel semestre).
In particolare: il distretto di Reggio Emilia rimane sostanzialmente stabile (-0,3%), grazie al traino del primo e del terzo mercato di sbocco (rispettivamente Regno Unito +10% e Germania +24%) che compensano il calo sul secondo mercato, la Francia (-27%); quasi invariato anche il distretto del lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale (-0,5% nel semestre). In contrazione invece il distretto lattiero caseario di Parma (-7,7%): il buon aumento delle vendite in Spagna e Paesi Bassi non ha compensato gli arretramenti negli USA e in Francia. Il Parmigiano Reggiano sta risentendo di un eccesso di offerta che ha causato un calo dei prezzi, a fronte di un incremento delle vendite nelle quantità esportate3.

Il lattiero-caseario sardo (-12,7%), invece, risente principalmente del calo nel suo principale mercato di destinazione, quello statunitense, che assorbe oltre il 70% delle vendite estere; d'altro canto, cominciano a produrre risultati i tentativi di diversificazione degli sbocchi commerciali verso altri mercati per favorire delle politiche di prezzo più indipendenti dalla GDO americana: crescono a due cifre infatti le esportazioni verso Germania (+15%), Canada (+30%) e soprattutto Cina (+61%). Infine, unico distretto della filiera a chiudere in positivo il semestre è quello della Mozzarella di bufala Campana (+1,3%) sempre più apprezzata in Francia (+16,6%).
Positiva nel complesso la filiera dell'olio, grazie soprattutto al contributo del maggior distretto in termini di valori esportati, quello toscano (+13,5% corrispondenti a circa 40 milioni di export in più nel semestre), mentre chiudono in contrazione i due distretti dell'Olio umbro (-1%) e il comparto olio del distretto dell'olio e pasta del barese (-4,8%). Crescono a due cifre anche i due distretti della filiera del riso: sia il Riso di Vercelli (+17,8%, 23 milioni di incremento) che il Riso di Pavia (+14,7%, 17 milioni in più) che hanno potuto beneficiare dei problemi di approvvigionamento di riso dal Sud-Est asiatico da parte delle Nazioni europee, incrementando le vendite nei paesi più vicini, in primis Germania, Francia e Regno Unito. Continua il trend negativo infine per il distretto ittico del Polesine e del Veneziano (-21,8%), penalizzato soprattutto dalle minori richieste derivanti dal canale Ho.re.ca. Cali diffusi verso tutte le principali destinazioni.

Per quanto riguarda i Paesi di destinazione delle esportazioni dei distretti agro-alimentari, si registra in questi primi sei mesi del 2020 una crescita delle vendite verso tutti i principali partner commerciali, in primis Germania (+7,8%) che incrementa gli acquisti soprattutto di prodotti provenienti dai distretti agricoli (+14,7%) e della pasta e dolci (+27%), mentre calano quelli dei distretti dei vini (-5,8%). Crescono anche i volumi esportati verso gli Stati Uniti (+3,2%), che nel semestre tiene anche nel comparto vini (+1,3%), filiera che da sola rappresenta la metà delle esportazioni agro-alimentari distrettuali in territorio statunitense.
Positivi anche i flussi verso la Francia (+10,7%) che mostra apprezzamento soprattutto per i prodotti della filiera della pasta e dolci (+33,5%), ma anche del vino (+9,3%). In crescita poi le esportazioni verso il Regno Unito (+3,7%), nonostante il calo degli acquisti nel comparto dei vini (-11,3%), grazie a conserve (+8,4%) e pasta e dolci (+37,2%).

Nelle ultime settimane del 2020, l'evoluzione di alcuni fattori di rischio (elezioni presidenziali americane e conseguente politica sui dazi, parziale accordo commerciale su Brexit, disponibilità di vaccini anti-COVID) fanno ben sperare in un recupero nel 2021 anche per quelle filiere (come vino, formaggi, ittico) che hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi.



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