L'impatto della pandemia sulle PMI ha cancellato la crescita degli ultimi 5 anni
Con il COVID-19 anche le aziende con alto merito creditizio risultano a rischio: in base alla proiezione sparisce completamente dal campione considerato la classe delle triple A e le aziende in default diventano il 4,36% dallo 0,11%
Dopo la pandemia, anche le nuove regole bancarie rischiano seriamente di dare il colpo di grazia alla nostra economia, fatta di piccole e medie imprese. Infatti, secondo l'Ufficio Studi di modefinance, società FinTech specializzata in soluzioni di Intelligenza Artificiale per la valutazione e la gestione del rischio di credito, l'Italia ha visto un calo di una o due classi per oltre la metà delle PMI, e addirittura di tre classi per un ulteriore 20%.
Una vera e propria ecatombe per il merito di credito delle nostre piccole e medie imprese, il cui percorso virtuoso verso una solvibilità sempre maggiore potrebbe essere stato bruscamente interrotto dal COVID-19 nel 2020.
Gli impatti economico-finanziari del COVID-19 hanno duramente colpito le PMI, compromettendone la crescita degli ultimi cinque anni. L'analisi si basa su un campione di 85mila aziende che rispondono alla definizione di PMI (ovvero presentano un fatturato tra 2 e 50 milioni o un totale attivo massimo di 43 milioni di euro e un numero di dipendenti compreso tra 10 e 250) e che al 30 novembre 2020 avevano depositato i bilanci del 2019.
La situazione al 2019: il rating mediano stava progressivamente spostandosi verso la Tripla B
Prima del COVID-19 stavamo assistendo, almeno dal 2015, a una crescita, lenta ma costante, del rating: pur essendo ancora la valutazione mediana del 2019 sulla BB, si percepiva uno spostamento progressivo verso il livello superiore e in assenza del COVID-19 avremmo potuto forse assistere nel 2020 a un passaggio di categoria, verso la BBB.
Cosa che, con ogni probabilità, non si verificherà. Tuttavia, alla luce della maggior resilienza delle nostre imprese, che hanno imparato anche a guardare a forme alternative di credito e a strumenti per l'efficientamento del circolante, oltre che ad una migliore gestione del cash flow, è ipotizzabile un inizio di ripresa nel 2021, che ci porterà nel lungo periodo a tornare ai valori ante-COVID-19.
La piccola e media impresa italiana che stava diventando grande?
L'osservazione dei dati del 2019 mostra, infatti, che le piccole e medie aziende italiane erano in crescita sia sul fronte quantitativo sia qualitativo fin dal 2016. Iniziamo dall'analisi del fatturato 2019: le aziende del campione che hanno depositato il bilancio in tutti gli anni dal 2016 al 2019 mostravano un valore mediano di 49 milioni rispetto ai 41 milioni del 2016, ai 44 milioni del 2017 e ai 46 milioni del 2018. Anche la distribuzione per fatturato mostrava che, in generale, la popolazione delle medie imprese si fosse rimpolpata a svantaggio delle piccole. Veniva rilevata, inoltre, una crescita delle aziende grandi, le più solide, e un calo verticale delle microaziende, che invece hanno sempre meno capacità di resistere nell'arena competitiva contemporanea.
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