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27/01/2021

fare

L'Italia è il 25° Paese più complesso al mondo per la gestione delle HR e delle retribuzioni

Saskia Straetmans (TMF Group): è ora percepito come meno conservatore rispetto al passato e leggermente più vicino agli standard degli altri Paesi europei. Rimane ancora della strada da fare

L'Italia si colloca al 25esimo posto nell'ultima analisi relativa alla complessità delle risorse umane (HR) e delle retribuzioni stilata da TMF Group, multinazionale specializzata nella fornitura di servizi professionali alle imprese.
L'analisi "HR & Payroll: Navigating complex requirements in turbulent times", ha esaminato 77 diverse giurisdizioni, classificandole in termini di complessità dei rispettivi ambienti di gestione delle risorse umane e delle retribuzioni. Nel farlo ha tenuto conto di diversi parametri quali, per esempio, l'erogazione di stipendi e dei benefit fra gli impiegati assunti a livello temporaneo e quelli a tempo indeterminato e la difficoltà relativa alle procedure di assunzione e/o licenziamento dei dipendenti secondo la legislazione del lavoro in vigore in ciascuna giurisdizione.
L'Italia è l'undicesimo Paese più complesso d'Europa: nella graduatoria si colloca, tuttavia, meglio di alcuni Paesi tradizionalmente considerati "employer friendly", come Norvegia e Finlandia.

Mentre il Belpaese è al 25esimo posto a livello globale, la Francia è al quinto posto, ovvero la seconda giurisdizione più complessa d'Europa.
Le complessità derivanti dalla disciplina giuslavoristica italiana, quali, per esempio, aumenti automatici e obbligatori degli stipendi, congedi di paternità retribuiti e contributi del datore di lavoro per il fondo pensione, influiscono in maniera importante sul posizionamento del nostro Paese all'interno della classifica. Un'ulteriore causa è la durata del preavviso necessario per il licenziamento di un dipendente scarsamente produttivo: in Italia sono necessarie circa 25 settimane, mentre Paesi come Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi richiedono un massimo di sole tre o quattro settimane.
Secondo Saskia Straetmans, responsabile della business unit Human Resources and Payroll del Gruppo TMF per l'Europa Occidentale, "Negli ultimi anni, l'Italia ha introdotto alcune riforme occupazionali che mirano a una maggiore flessibilità. Di conseguenza, il Paese è ora percepito come meno conservatore rispetto al passato e leggermente più vicino agli standard degli altri Paesi europei, come dimostrano le nostre classifiche.

Naturalmente, rimane ancora della strada da fare. Nel complesso, si può però dire che il percorso intrapreso sia degno di nota".
La classifica TMF Group si apre con il Belgio, la più complessa delle giurisdizioni esaminate. Le ragioni sono dovute in gran parte alle differenze linguistiche e normative tra le varie regioni del Paese. Oltre alla necessità che i documenti di assunzione riflettano le tre lingue nazionali, non esiste un allineamento dei contratti di lavoro per gli stessi tipi di lavoro tra le tre aree linguistiche, anche all'interno delle stesse categorie professionali nella stessa regione. Dopo il Belgio, le quattro giurisdizioni più complesse sono la Malesia, la Cina, la Bolivia e la Francia.
La classifica si chiude con, in ordine decrescente, Jersey, le Isole Vergini Britanniche, Malta, gli Stati Uniti e il Cile, identificato come il Paese le cui politiche in materia di risorse umane e salariali sono le più flessibili al mondo.


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