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24/02/2021

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L'export dei distretti agroalimentari italiani continua a crescere

Il settore si conferma ancora una volta anticiclico in confronto di altri camparti manufatturieri. In recupero anche il vino, penalizzato nel primo semestre

Secondo il Monitor dei Distretti Agroalimentari a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel terzo trimestre del 2020 i distretti agroalimentari italiani continuano il sentiero di crescita già intrapreso nella prima metà dell'anno, realizzando nel complesso oltre 5 miliardi di euro di vendite all'estero (corrispondenti a una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019). Si tratta ancora una volta di una cifra record per le esportazioni distrettuali agroalimentari italiane, che mai avevano superato i 5 miliardi nel trimestre estivo.
Inoltre, confermano ancora una volta il loro carattere anticiclico nel confronto con gli altri distretti manifatturieri monitorati, che hanno chiuso il terzo trimestre con una contrazione tendenziale del 6,3%. Il progresso registrato nel terzo trimestre si aggiunge quindi al risultato positivo del primo trimestre e alla sostanziale stabilità del secondo, portando il bilancio dei primi nove mesi dell'anno in positivo per oltre 430 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019 (+3,1% tendenziale), mentre gli altri distretti manifatturieri lasciano sul terreno circa un quinto delle esportazioni realizzate nei primi nove mesi del 2019 (- 19,3%).

Confronto positivo anche rispetto al totale delle esportazioni agroalimentari italiane (di cui i distretti rappresentano il 45% in termini di valori esportati), che registrano un +0,8% nel terzo trimestre e un +0,7% cumulato nei primi nove mesi dell'anno.

La filiera del vino mostra segnali di recupero

Tra le filiere monitorate, la più importante in termini di valori esportati, quella del vino, mostra segnali di recupero nel trimestre estivo, in concomitanza con l'allentamento, sia in Italia che all'estero, delle misure restrittive intraprese per limitare la diffusione del COVID-19.
I dieci distretti monitorati realizzano nel complesso quasi lo stesso livello di export del terzo trimestre del 2019, oltre 1,3 miliardi di euro (-0,1% tendenziale). Tuttavia, resta ancora in territorio negativo il bilancio dei primi nove mesi (-2,7%), con un livello di esportazioni cumulato inferiore di 107 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli unici due distretti in positivo nei nove mesi, grazie ai buoni risultati registrati nel trimestre estivo, sono i Vini e distillati di Trento (+2,7%) e i Vini e distillati di Bolzano (+2,2%), mentre il primo distretto della filiera, i Vini di Langhe, Roero e Monferrato, nonostante lo sprint del terzo trimestre (+5,3% tendenziale), non riesce ancora a recuperare le perdite accumulate nei primi nove mesi dell'anno (-1,1%).

Molto bene pasta e dolci

Il maggior contributo alla crescita viene, anche nel terzo trimestre (come già nei due periodi precedenti), da parte della filiera della Pasta e dei dolci, il cui successo sui mercati internazionali non accenna ad arrestarsi: +4,1% nel terzo trimestre, che sommato ai forti progressi dei mesi precedenti porta il bilancio dei primi nove mesi dell'anno a sfiorare i dieci punti percentuali (+9,9% tendenziale). Progressi a due cifre per Alimentare di Parma (+9% nel terzo trimestre, +26,9% nel periodo gennaio-settembre), Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+14,3% nel trimestre, +16,4% nei primi nove mesi dell'anno) e per il comparto pasta e dolci dell'Alimentare napoletano (rispettivamente +15,8%, +24,2%).
Seconda filiera per contributo alla crescita è quella delle Conserve: +5,6% tendenziale nel trimestre (+9,4% nei primi nove mesi dell'anno), trascinata dal distretto delle Conserve di Nocera, che contribuisce ad oltre il 50% dei flussi della filiera e che realizza risultati a due cifre (+15,3% nel trimestre; +11,1% nei nove mesi).

Entrambe le filiere della Pasta e dolci e delle Conserve sono caratterizzate dalla presenza di grandi aziende che hanno saputo attivare partnership importanti con la GDO sia nazionale che estera, e che pertanto hanno beneficiato degli incrementi delle vendite per consumi casalinghi, compensando così i minori incassi derivanti dal canale Ho.Re.Ca. Per lo stesso motivo le prospettive restano molto favorevoli anche per l'ultimo trimestre dell'anno, a causa dell'inasprimento delle misure di contenimento dovute alla seconda ondata della pandemia e del maggior ricorso allo smartworking.

Bilancio positivo anche per la filiera dei distretti agricoli

Risultati lusinghieri anche per la filiera dei distretti agricoli: lo sprint del terzo trimestre (+8,6%) porta a registrare una crescita del 5% nei primi nove mesi dell'anno. Molto positive le performance del distretto dell'Ortofrutta del barese (+14,2% nel terzo trimestre; +15,9% nei primi nove mesi dell'anno) e delle Mele dell'Alto Adige (rispettivamente +24,9% e +19,4%). Ancora in difficoltà l'Ortofrutta Romagnola (-14,7%; -8,7%) a causa delle gelate tardive che hanno decimato la produzione estiva di pesche, nettarine e albicocche.


Anche il Florovivaistico del Ponente Ligure, nonostante il buon risultato del terzo trimestre (+11,1%), non riesce a recuperare quanto perso da inizio anno (-12,5%), a differenza del Florovivaistico di Pistoia che, cogliendo la ripresa dei mesi estivi (+33,4% tendenziale), si porta quasi in parità nel risultato cumulato dei primi nove mesi dell'anno (-0,6%).
Luci e ombre nella filiera delle Carni e Salumi, che nel complesso chiude il trimestre con un +1,8% tendenziale (+0,7% nel periodo gennaio-settembre). Il principale distretto, i Salumi del Modenese, nonostante il risultato positivo del terzo trimestre (+2,3%), resta in territorio negativo nei primi nove mesi dell'anno (-6,4%). Compensano le Carni di Verona (+4,9% nel trimestre, +5,5% nei nove mesi), ma soprattutto le Carni e salumi di Cremona e Mantova, che nonostante il ripiegamento del terzo trimestre (-4,3%) registra un risultato a due cifre nei nove mesi (+11,3%).

Continua la contrazione per i distretti del Lattiero-caseario

Continua invece la contrazione già realizzata nel secondo trimestre per la filiera del Lattiero- caseario, con un ripiegamento del 5,8% nel trimestre, che porta il bilancio dei nove mesi a -4,3%.


Solo il distretto della Mozzarella di bufala campana è riuscito nel trimestre estivo a portare a casa un risultato positivo, grazie alla parziale riapertura delle attività di ristorazione anche all'estero, non sufficiente tuttavia a recuperare le perdite dei mesi precedenti.
Per il distretto del Parmense, nonostante il buon andamento delle vendite in quantità, pesa l'andamento sfavorevole dei prezzi determinato da un eccesso di offerta che ha spinto al ribasso le quotazioni del Parmigiano. Il mercato americano (-25,6% da inizio anno) risente anche degli effetti dei dazi che l'amministrazione Trump ha introdotto su molti formaggi italiani (parmigiano, grana padano, provolone, gorgonzola...). Si distinguono positivamente invece i flussi di vendite verso il Canada, cresciuti di quasi il 40% nei primi nove mesi del 2020 beneficiando degli accordi di libero scambio previsti dal CETA.

Positive le filiere dell'Olio e del Riso, ancora in sofferenza l'Ittico

Infine, si segnala il risultato positivo della filiera dell'Olio, determinato principalmente dall'andamento del distretto dell'Olio Toscano, che da solo rappresenta circa il 70% degli importi esportati della filiera e che cresce del 3,8% nel trimestre (+9,4% nei primi nove mesi).


Anche i due distretti del Riso continuano a registrare crescite importanti (+10,3% il Riso di Vercelli da inizio anno; +13,4% il Riso di Pavia), mentre continua a soffrire il distretto ittico del Polesine e del Veneziano, che lascia sul terreno oltre un quinto delle vendite all'estero dello scorso anno (-21,5% nel periodo gennaio-settembre).

In crescita i flussi verso i principali partner commerciali

Per quanto riguarda i paesi di destinazione delle esportazioni dei distretti agroalimentari, si registra in questi primi nove mesi del 2020 una crescita delle vendite verso tutti i principali partner commerciali, ma con contributi differenti. Crescono i flussi verso il nostro principale partner commerciale, la Germania (+7,5%), che incrementa nel periodo gennaio-settembre gli acquisti soprattutto di prodotti provenienti dai distretti agricoli (+11,5%) e della pasta e dolci (+10,4%), mentre tornano in territorio positivo, dopo la frenata del secondo trimestre, anche le vendite di vini (+1,1% nei primi nove mesi del 2020).
Subiscono un ripiegamento nel terzo trimestre i volumi esportati verso gli Stati Uniti (-3,5%), ma resta in territorio positivo il bilancio dei primi nove mesi (+0,8%) grazie al contributo delle vendite di pasta e dolci (+26%), mentre registrano un pesante regresso quelle dei formaggi (-25,6%); tiene nel complesso anche la filiera dei vini (+0,1%), che da sola rappresenta la metà delle esportazioni agroalimentari distrettuali oltreoceano.


Positivi anche i flussi verso la Francia (+3,8% nei 9 mesi), che mostra apprezzamento soprattutto per i prodotti della filiera della pasta e dolci (+12%).
In crescita anche le esportazioni verso il Regno Unito (+1,1%), nonostante il calo degli acquisti nel comparto dei vini (-10%), grazie al successo delle conserve (+11%) e pasta e dolci (+17,8%). Verso quest'ultimo paese, le prospettive tornano favorevoli dopo la firma dell'accordo post-Brexit che ha scongiurato l'applicazione di dazi o quote; da sottolineare anche la tutela assicurata alle indicazioni geografiche protette. Tuttavia, non è da escludere che nei primi mesi di quest'anno ci possano essere blocchi o rallentamenti del traffico alle frontiere a causa dei nuovi adempimenti burocratici; inoltre è da mettere in preventivo un aumento della concorrenza per i nostri prodotti per gli accordi commerciali bilaterali che il Regno Unito, a seguito del recesso dalla UE, potrebbe sottoscrivere con Paesi terzi.
Nel complesso, in questi primi nove mesi del 2020 sono state soprattutto le economie avanzate ad aver trascinato l'export distrettuale dei prodotti agroalimentari italiani (+3,8%), alle quali si deve oltre l'80% dei flussi, mentre ripiegano leggermente (-0,2%) le vendite verso le economie emergenti.



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