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03/03/2021

digital

Intelligenza artificiale presente in metà delle imprese medio-grandi italiane

I progetti più finanziati sono Intelligent Data Processing, Natural Language Processing e Recommendation System. Chatbot e Virtual Assistant le iniziative più in crescita

Il mercato dell'Artificial Intelligence ha risposto bene alla pandemia nel 2020, segnando una crescita del 15% rispetto al 2019 e raggiungendo un valore di 300 milioni di euro, di cui il 77% commissionato da imprese italiane (230 milioni) e il 23% come export di progetti (70 milioni). La spesa è trainata dalla componente dei software, che vale il 62% del mercato, i servizi valgono il 38%, marginale la componente hardware.
La maggior parte degli investimenti è dedicata ai progetti di Intelligent Data Processing (33%), algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, mentre le iniziative che sono cresciute di più in termini di risorse sono chatbot e virtual assistant (10%, +28%).
Nonostante i problemi di budget dovuti alla pandemia siano stati una forte barriera alla diffusione di soluzioni di AI (indicata dal 35% delle aziende), queste sono ormai presenti nel 53% delle imprese medio-grandi italiane e sono cresciute le realtà che hanno in corso progetti pienamente operativi, passate dal 20% del 2019 all'attuale 40%.
Sono i risultati della ricerca dell'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano.


"La crisi sanitaria non ha fermato l'innovazione e la crescita del mercato dell'Artificial Intelligence - afferma Alessandro Piva, Direttore dell'Osservatorio Artificial Intelligence -, ma ne ha sicuramente orientato l'attenzione su alcune tipologie di progetti, accelerando ad esempio le iniziative di Forecasting (stima della domanda), Anomaly Detection (individuazione di frodi online), Object Detection (come il riconoscimento dei DPI nelle immagini) e ancora di più di Chatbot e i Virtual Assistant, spinti dallo spostamento online della relazione col cliente. È aumentata anche la maturità delle imprese, con una forte crescita dei progetti pienamente operativi".
"La resilienza mostrata dal settore AI durante l'emergenza permette di guardare al 2021 con ottimismo, così come positivi sono gli sforzi a livello europeo per definire delle linee guida che regolamentino lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale", afferma Nicola Gatti, Direttore dell'Osservatorio Artificial Intelligence. "La Commissione Europea ha pubblicato un white paper che ha posto le basi per la tutela dei diritti dei consumatori, mentre lo scorso ottobre il Parlamento Europeo ha adottato tre risoluzioni che riguardano rispettivamente gli aspetti etici, il tema della responsabilità civile e i diritti di proprietà intellettuale relativi a robotica e AI.

Non sono atti vincolanti, ma è una prima presa di coscienza del tema e una richiesta alla Commissione Europea di elaborare normative specifiche per disciplinare il settore".
"Nel 2020 le istituzioni internazionali hanno dedicato molta attenzione all'Artificial Intelligence per le sue potenzialità di impiego, ma anche per le implicazioni etiche che possono riguardare imprese, cittadini e la società nel suo complesso", afferma Giovanni Miragliotta, Direttore dell'Osservatorio Artificial Intelligence (nella foto).
"Da un'analisi condotta dall'Osservatorio su 94 casi reali di problematiche etiche legate all'uso della tecnologia AI, le criticità più frequenti sono potenziali distorsioni nella fase di progettazione della soluzione AI (Bias, 23%), violazione delle libertà (Freedom, 19%), accentramento di risorse finanziare/tecnologiche o culturali da parte delle Big tech (Trust, 17%), e problemi di privacy (11%)".


Il mercato in Italia


Il mercato dell'Artificial Intelligence è spinto soprattutto dai software, su cui si concentra il 62% della spesa, guidata dalla vendita di licenze di software commerciali e dallo sviluppo di software o algoritmi personalizzati.

I servizi coprono il restante 38% del mercato e sono rappresentati principalmente da system integration e consulenza, mentre gli investimenti in hardware sono ancora marginali.
I progetti di AI che attirano più investimenti sono gli algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), che coprono il 33% della spesa (+15%). Seguono le soluzioni per l'interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) con il 18% del mercato (+9%), gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System) con un'incidenza del 18% (+15%) e le soluzioni con cui l'AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation), che valgono l'11% della spesa (+15%).
Il restante 20% del mercato è suddiviso equamente fra Chatbot e Virtual Assistant (10%), che sono i progetti con la crescita più significativa (+28%), e le iniziative di Computer Vision (10%, +15%), che analizzano il contenuto di un'immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione.
Il settore più attivo come investimenti in soluzioni di AI è la finanza (23%), seguita da energia/utility (14%), manifattura (13%), telco e media (12%) e assicurazioni (11%).



 



L'AI nelle imprese


Più di metà delle 235 imprese medio-grandi italiane analizzate dall'Osservatorio ha attivato almeno un progetto di AI nel corso del 2020. Ma emergono differenze notevoli fra le grandi imprese, dove queste iniziative sono presenti nel 61% dei casi e si concentrano sulla crescita organizzativa e culturale oltreché sulla valorizzazione dei dati e lo sviluppo di algoritmi, e le medie aziende, che appaiono ancora poco mature e hanno progetti attivi solo nel 21% dei casi. Il 91% del campione ha un giudizio positivo sulle iniziative di AI, con risultati sopra (45%) o in linea (46%) con le aspettative, solo il 9% sperava in risultati migliori.
La pandemia non ha frenato il percorso di avvicinamento all'AI delle imprese, ma ha comunque ridotto le risorse disponibili. La diminuzione del budget è stata la principale barriera all'adozione delle soluzioni di AI, indicata dal 35% del campione, soprattutto nelle realtà più piccole e nei settori più colpiti come la manifattura. Gli altri ostacoli più rilevati dalle aziende sono lo scarso impegno del top management (34%), la limitata cultura digitale aziendale (26%) e la difficoltà a definire come applicare l'AI all'interno del business (26%).


 


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