La NFL ha perso 3-4 miliardi di dollari e abbassa il salary cap
La pandemia ha ridotto in modo significativo le entrate e la lega corre ai ripari riducendo il tetto salariale per i giocatori
Il tema del salary cap nella NFL - la lega più ricca del mondo - può sembrare lontano dal calcio europeo, ma in realtà ci riguarda da vicino. Se prima della pandemia l'UEFA aveva tentato di mettere una sorta di freno alle spese diventate ormai folli delle Big, attraverso lo strumento del Fair Play Finanziario, ora occorre ripensare a qualcosa di diverso. E che si debbano mettere dei paletti di sostenibilità è ormai un fatto di cui si discute. Con i bilanci devastati dalle partite disputate in stadi vuoti, senza qualche forma di correttivo, molte squadre rischiano la bancarotta.

Quindi, pur rappresentando un mondo completamente diverso (per esempio nella NFL non esistono retrocessioni e sono consentiti scambi tra i contratti dei giocatori ma non il loro acquisto diretto) guardare a come la lega si muova per non far crollare il business, può essere utile. Almeno come spunto di riflessione, visto che negli USA una piccola parte di pubblico ha potuto assistere alle partite, anche se in numero molto limitato.
Iniziamo col dire che con la diminuzione delle entrate causa pandemia COVID-19 in corso, la National Football League ha fissato il tetto salariale 2021 a 182,5 milioni di dollari (152,6 milioni di euro) per squadra, una cifra in calo dell'8% dal record del campionato di 198,2 mln nel 2020.
La cifra del tetto salariale è in parte un riflesso diretto dei ricavi della lega e rispecchia come la NFL sia stata in grado di completare la sua turbolenta stagione 2020 nei tempi previsti, ma con una partecipazione solo parziale in alcuni mercati e nessuna in molti altri.
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