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05/05/2021

leisure

L'innovazione passa anche dall'arte di raccontare l'ovvio

Perché Apple riesce a raccontare i propri prodotti in modo differente e perché dovresti farlo anche tu

Apple, nell'ultima presentazione di prodotti, ha introdotto sul mercato gli Airtags.
Un'innovazione ritenuta geniale da tanti osservatori e probabilmente un pochino lo è davvero.
Solo che non è un'innovazione, è un prodotto che di fatto è presente da anni, solo che qui è stato raccontato in maniera decisamente più enfatica e che ha colpito la fantasia di tante persone che oggi hanno a disposizione un oggetto digitale che permette di ricordare qualcosa, come le chiavi tanto per fare un esempio banale.
Io utilizzo uno smarttag, un oggetto intelligente, prodotto in Italia, per ritrovare le chiavi dell'auto che solitamente tendo a riporre nei posti più strani, non solo nelle tasche dei giubbotti o dei pantaloni.
L'italianissima Filo, che ho avuto anche ospite al mio Late Tech Show, ha dovuto trasformare questi sensori in un prodotto più sofisticato come i seggiolini auto per i bambini che siano in grado di soddisfare le norme di legge contro l'abbandono in auto dei piccoli.


Non è il caso di parlare di questa innovazione. Quel che a me preme raccontare è che ci sono tante aziende operano nel segmento IoT degli smarttags e dei beacon, a vario livello, ma nessuno è stato in grado di creare aspettative e attivare la fantasia come Apple.
Non è solo la capacità di raccontare una storia, lo storytelling, ma è la capacità di individuare un bisogno e riuscire a cogliere quelle sfumature che permettono di attrarre i clienti che vogliono una soluzione a quei problemi.
Il Mac ha fondato il proprio mercato non sul fatto di essere differenti, ma sulla semplicità e sulla pulizia delle soluzioni, sul servizio impeccabile.
L'iPod era un lettore MP3 evoluto, ce n'erano già milioni in circolazione, ma questo aveva una semplicità e una qualità impeccabile.
Potrei proseguire su tutti i prodotti Apple, ma quello che conta è che il prodotto deve essere molto buono, ma deve incontrare due aspetti.
Uno è la domanda, che spesso il marketing sa anche generare, ma soprattutto la customer experience, la capacità di coinvolgere il cliente, farlo sentire attivo e coccolato.


Molte presentazioni di startup, ma non solo, perdono di vista entrambi gli aspetti, ma è un problema tipico delle PMI italiane.
Grandi idee, grandi visioni e magari anche buoni spunti di marketing, ma poi si cade nella realizzazione e nella cura dei dettagli.
Eppure il Made in Italy che ci ha reso famosi in tutto il mondo si fondava proprio sull'inventiva, per esempio dei nostri designer, e la capacità di coccolare i clienti, come avviene nel settore moda.
Oggi praticamente non abbiamo più bisogni che devono essere soddisfatti, abbiamo tutto a portata di mano e spesso l'imbarazzo della scelta. Saper orientare quella scelta è diventato determinante, il marketing fa questo mestiere e cerca di giocare intorno al cliente. Solo che il cliente non è solo quello che è potenzialmente interessato, ma anche colui che ha un problema e vuole che si risolva bene e in fretta, per fare un esempio.
Questa visione, che è d'insieme, deve stare alla base: era così negli anni '70 e '80 e oggi tutto quanto si è perso.
Perché oggi pensiamo a Filo e a Apple, negli anni 70-80 il discorso era replicabile tra Olivetti e Apple.


In apparenza Olivetti aveva vinto portando le macchine negli uffici postali, ma sul lungo periodo ha perso.
Eppure, non dimentichiamolo, Olivetti aveva una visione.
E che visione. Ma non basta.

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