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08/12/2021

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Massimiliano Vercellotti (EY): coraggio, innovazione e trasformazione i fattori chiave degli imprenditori

Oggi sono tutti più attenti alla sostenibilità. Le PMI italiane sono eccellenze difficili da trovare all'estero. Ma siamo molto in ritardo nella creazione di "unicorni", anche se molte startup lasciano ben sperare

Il settore delle micro, piccole e medie imprese contribuisce al 76% dell'occupazione e al 64% del valore aggiunto del Paese. L'impatto del COVID-19 è stato in parte attutito dal supporto delle misure di policy adottate dalle PMI, ma esse devono essere pronte ad affrontare le sfide del futuro cogliendo le opportunità di crescita.
In quest'ambito viene assegnato il prestigioso riconoscimento L'Imprenditore dell'Anno EY, riservato a imprenditori italiani alla guida di aziende con un fatturato di almeno 25 milioni di euro, che abbiano saputo creare valore, con spirito innovativo e visione strategica, contribuendo alla crescita dell'economia, dimostrando coraggio, innovazione e trasformazione in un momento senza precedenti.
Ne abbiamo parlato con Massimiliano Vercellotti, Partner EY e responsabile dell'EY L'Imprenditore dell'Anno 2021.



Che cosa caratterizza questa edizione rispetto alle precedenti?


Innanzitutto abbiamo fatto un percorso diverso. Forse il fatto di esserci fermati un anno, causa pandemia, ci ha permesso di riflettere sul Premio ed è stato un percorso molto più strutturato.

Lo stesso lancio del Premio per la prima volta non è venuto dalla voce diretta di EY, ma sono stati sei imprenditori con delle video testimonianze che hanno raccontato prevalentemente come è stato affrontato il periodo della pandemia. E lo hanno fatto anche con dei momenti di commozione perché raccontare il momento in cui hanno spento le luci e chiusi i cancelli degli stabilimenti senza avere la certezza di quello che sarebbe accaduto qualche settimana dopo, è stato un qualcosa di particolarmente complesso. Abbiamo quindi lanciato la ventiquattresima edizione direttamente dalla voce degli imprenditori e da lì abbiamo intrapreso un viaggio per l'Italia.
Siamo andati in tre diversi territori: prima tappa la Toscana, a Coverciano, dove abbiamo cercato di capire il tessuto economico della Regione e quali fossero le dinamiche socioeconomiche del territorio. Abbiamo sentito la voce degli imprenditori e abbiamo saputo, per esempio, che la Toscana è la Regione che ha reagito meglio al calo dell'export del 2020, anche rispetto a Lombardia e Veneto.
Poi siamo andati in Emilia Romagna, dove abbiamo parlato molto di sostenibilità, di imprese green e di agribusiness.

Infine abbiamo chiuso con la Puglia, dove abbiamo parlato con le principali filiere del territorio, anche scoprendo peculiarità. E' il caso dell'industria farmaceutica, che non è certo famosa per la presenza in quella Regione, invece sta crescendo molto.
Rispetto agli anni passati è stato quindi un percorso più strutturato e complesso, dove abbiamo avuto la possibilità di sentire la voce degli imprenditori e capire come hanno affrontato questo anno e mezzo di pandemia.
Quest'anno nel premio non c'è stata solo la crescita economica come elemento premiante, ma l'impatto sociale che le imprese hanno avuto in questo periodo.

Quali sono state le maggiori evidenze che sono emerse?


Ci sono molte cose diverse rispetto al passato. Per esempio, parlando con gli imprenditori che si sono candidati uno dei temi più rilevanti è sicuramente la sostenibilità. Sono tutti molto più attenti a questi fattori, su cui stanno lavorando tutte le aziende. E non soltanto come attività di marketing. Questo ci ha "costretti" ad inserire la categoria Sostenibilità all'interno dei Premio.


Abbiamo poi avuto la possibilità di incontrare tanti imprenditori che ci hanno raccontato come - nonostante la crisi pandemica del 2020 sia stata molto forte - ci siano comunque segnali di ripresa importanti. Rispetto a quello che c'era prima è un mondo molto più complesso ma vi sono anche tante opportunità.
Una delle cose che abbiamo rilevato nei nostri viaggi e nei nostri colloqui con gli imprenditori è che tutti, con coraggio, stanno ripartendo molto velocemente. Questo è un qualcosa che ci ha sorpreso poiché pensavamo di trovarci davanti a imprenditori scoraggiati, magari delusi dagli interventi governativi che potevano ritenere non sufficienti, ma non è stato così.

La sostenibilità è un concetto molto ampio. Comprende anche i criteri ESG?


Certamente. I criteri ESG stanno diventando sempre più rilevanti e la nuova direttiva sulla Corporate Social Responsability (CSR) sta impattando anche le medie imprese italiane, che dal 2023 dovranno comunque adeguarvisi. Quindi tutti si stanno ponendo i criteri ESG e di sostenibilità più in generale da affrontare e stanno lavorando su questo.


Sono aspetti che abbiamo ritrovato nel cento per cento delle aziende intervistate.

Che differenze ci sono tra le aziende italiane e quelle internazionali?


Le PMI italiane spesso sono eccellenze che non sono così frequentemente facili da trovare in un contesto internazionale. Il premio L'Imprenditore dell'Anno è un evento che organizziamo in tutti i Paesi e posso dire che difficilmente si possono riscontrare tradizioni come quelle che ci sono in Italia. Parliamo di imprese familiari che sono sul territorio da 50 o 100 anni, caratteristiche che difficilmente si trovano negli altri Paesi.
Per esser sincero, ci sono anche dei gap da colmare. Negli altri Paesi, per esempio, stanno nascendo molti "unicorni" - aziende nate da meno di 5 anni e che fatturano o hanno un valore superiore al miliardo di euro - e questo è un qualcosa che in Italia ancora non c'è. Quindi da un lato abbiamo una elevata tradizione di imprese familiari, con contesti in cui esse sono inserite sul territorio da decenni, dall'altro sta nascendo la nuova imprenditorialità con imprese ad elevata crescita, ma sono molto meno di quelle che riscontriamo negli altri Paesi.


Germania, Francia e Israele hanno una numerosità di "unicorni" che non riusciamo e non possiamo avere.

Un problema di "nanismo" o di cultura?


Sono un insieme di elementi. Un po' anche il sistema dei Venture Capital che da noi sta crescendo ma è ancora molto limitato rispetto a quello che c'è in altri Paesi. Un altro aspetto di queste nuove realtà è la "cap table" (ndr: Capitalization Table), cioè quanti azionisti hanno. Spesso per poter crescere hanno bisogno di interventi dall'esterno che investono nel capitale ma che frammentano la componente azionaria dell'azienda. Tutti aspetti che indeboliscono queste realtà che spesso si ritrovano a crescere velocemente nei primi anni, ma quando devono scalare il business, diventare internazionali, avere un investitore estero che creda in loro, si allontanano quando vedono che la "cap table" è molto frammentata e che quindi è difficile poterla sostenere. Questi sono aspetti su cui l'Italia deve sicuramente migliorare.

Le keyword del premio possono esser riassunte in coraggio, innovazione e trasformazione.




Direi di si. Coraggio poiché siamo partiti proprio dal racconto degli imprenditori su come hanno affrontato il periodo della pandemia. La paura di febbraio - marzo 2020 si è trasformata velocemente in coraggio che ha portato alla ripresa.
Innovazione perché molte aziende in questo periodo hanno dovuto trasformarsi, e quindi abbiamo riscontrato elementi di innovazione e accelerazione nella trasformazione dei modelli di business che avevano. Per la maggior parte era un processo già iniziato, ma che la pandemia ha accelerato. Oggi ci sono modelli di business completamente diversi che immaginiamo continueranno ad evolversi nel periodo futuro.
La trasformazione è legata all'innovazione. Prendiamo atto che le aziende si sono trasformate. Hanno dovuto completamente reinventarsi, cambiare i propri modelli di business, hanno dovuto accelerare un processo di crescita a livello di organizzazione aziendale che prima non poteva esser così veloce.

Che peso ha avuta la spinta del digitale necessario/obbligatorio?


Ha avuto un peso importante.


Parlo anche della nostra azienda, ma anche di tutte le aziende con cui abbiamo parlato. La modalità virtuale con cui tutti hanno iniziato a lavorare ha determinato una crescita dell'importanza del digitale, che è diventato fondamentale. Tutti stanno investendo molto su questo tema. La stessa trasformazione dei modelli di business di cui parlavo si aggancia al digitale. E' ovvio che tante aziende, per esempio nel settore del retail, oggi si sono spostate sull'eCommerce, si stanno spostando su piattaforme digitali che richiedono investimenti.
Poi a questo si legano tutta una serie di altri elementi, come la cybersecurity. Abbiamo visto nell'ultimo anno quanto attacchi cyber le aziende italiane hanno avuto. Quindi oltre allo spostamento sul digitale adesso c'è anche quello legato ai temi di sicurezza delle piattaforme digitali.

La pandemia ha cambiato il modo di fare imprenditoria?


Io credo che oggi gli imprenditori non abbiamo più solo un tema di profitto e di crescita economica. Quello che abbiamo voluto fare con il Premio e questo percorso è stato proprio il voler evidenziare l'impatto e l'importanza sociale degli imprenditori.


Siamo convinti che essi siano una sorta di normali, normalissimi eroi di un mondo in completa trasformazione. Non so se ne sono consapevoli, ma sono coloro che ci traghetteranno nel futuro. Quindi l'obiettivo del premio L'Imprenditore dell'Anno non è soltanto esaltare aziende che vanno bene, ma aziende che hanno sempre di più un impatto sociale, sostenibile e di lungo termine all'interno della nostra società. Questo poi significa anche territorio, filiere e distretti ecc..

Nell'ottica del Premio, che cosa vi aspettate per il futuro?


Negli ultimi anni abbiamo premiato oltre 180 aziende, e in ogni edizione cerchiamo di rinnovare il parterre dei partecipanti. Ogni anno scopriamo realtà magari non conosciute come brand ma con caratteristiche importantissime, fatturati rilevanti, attività di sostenibilità significative. Io credo che ci siano ancora tante realtà che si stanno avviando ad una crescita realmente sostenibile e penso che saremo in grado di presentarle nei prossimi anni come candidate al premio.
Poi c'è tutto il tema delle aziende giovani, delle startup che diventeranno aziende tradizionali.


Noi abbiamo iniziato a premiare le startup 5 anni fa. Ricordo alcuni nomi che abbiamo premiato: erano realtà molto piccole e oggi sono società che fatturano 50 milioni di euro in soli 4 anni. C'è quindi un ricambio generazionale all'interno dell'imprenditorialità e ci sarà ancora di più.

I vincitori del premio L'Imprenditore dell'Anno 2021


Elisabetta Franchi di Betty Blue ha ricevuto il riconoscimento più importante come Vincitrice Nazionale del premio L'Imprenditore dell'Anno 2021. Nicola Drago di De Agostini Publishing è il vincitore del premio Family Business.
Altri 9 vincitori per le seguenti categorie:
- Salvatore Casillo di Pastificio Liguori per Food&Beverage;
- Massimo Galassini di USCO per Manufacturing&Automotive;
- Francesco Pizzocaro di P&R Group per Health&Pharma;
- Lorenzo Delladio di La Sportiva per Consumer&Retail;
- Roberto Panfili di Portobello per Sustainability;
- Giorgio Marsiaj di Sabelt per Premio Speciale EY;
- Giovanni Fiengo di Kineton per Premio Startup;
- Fabio Porcellini di Natlive per Premio Speciale EY Startup;
- Paolo Barletta di Arsenale per Premio progetto innovativo di promozione del Made in Italy.





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