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31/05/2023

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L'espansione dei dati manda in tilt le data driven company

Uno degli aspetti più incredibili dell'intelligenza artificiale è stato sottovalutato

Viviamo in un'epoca in cui è arrivata l'intelligenza artificiale, ma soprattutto, è qui per rimanere.
Dimentichiamo per un attimo i temi legati alla protezione dei dati e al copyright, temi per altro trattati in altre puntate della rubrica, e proviamo a concentrarci su quello che sta realmente accadendo.
Oggi troviamo l'intelligenza artificiale generativa, quella capace di scrivere testi o creare immagini, in ogni tipo di applicazione, non passa giornata senza almeno un annuncio.
La premessa è che attualmente le soluzioni proposte sono tutte molto simili, sfruttano nella stragrande maggioranza dei casi l'infrastruttura di OpenAI, ma poco conta.
Il principio di funzionamento di questi sistemi si basa sulla grande capacità di immagazzinare informazioni e la primissima ondata, quella che potremmo identificare con ChatGPT, aveva le informazioni precostituite e un "training" ben delineato.
L'evoluzione attuale, a sei mesi di distanza dal lancio ufficiale, inizia a prendere forme differenti, visto che la base di dati a cui si può afferire un'intelligenza artificiale riguarda anche i dati privati delle aziende, che si presuppone rimangano tali e, ovviamente, il web, che era la mancanza principale, ossia l'aggiornamento.


Semplificando di molto il ragionamento sulla privacy e riservatezza, è evidente che più dati vengono "dati in pasto" all'intelligenza artificiale e migliori saranno le risposte che si possono trarre, per cui ci sarà una grande cosa ad alimentare i propri sistemi con le informazioni più disparate.
E qui è dove casca l'asino e dove potrebbero nascere dei disastri.
Non basta dare dei dati, bisogna dare dei dati che siano qualitativamente significativi, siano il più possibile omogenei e che siano facilmente comprensibili.
In un epoca di passaggio, l'aspetto del motore e della benzina, per fare un paragone, non sono banali, perché l'intelligenza artificiale è certamente capace di mantenere la promessa di creare una Data Driven Company, proprio perché tutte le decisioni possono venire prese in base ai dati.
Dove sta il pericolo?
L'intelligenza artificiale basata su grandi moli di dati ha un approccio statistico e probabilistico nelle risposte, ce ne accorgiamo spesso quando sbaglia qualcosa, ma significa che dobbiamo avere le competenze per comprendere le risposte, cosa non sempre scontata.


Le grandi aziende, strutturate, hanno queste possibilità, le piccole raramente potranno comprendere le risposte se non hanno personale specializzato, e quindi prendere delle decisioni in base alle risposte potrebbe generare problemi enormi.
La promessa di chi realizza tecnologia digitale è quella di poter inserire dati su dati, attraverso sistemi semplici o sofisticati, di garantirne la sicurezza e l'affidabilità, solo che c'è una regola non scritta nel mondo dell'informatica: "garbage in, garbage out", se entra spazzatura, esce immondizia!
Qualche giorno fa, in un convegno riguardante il marketing, mi sono drizzati i capelli ascoltando come il "contatto con il cliente diventerà più puntuale e più automatizzato", non perché non sia possibile, per altro da tanto tempo con svariate soluzioni, ma perché non è pensabile demandare tutto alla macchina.
In sala, si è alzata una marketeer che ha spiegato come un'operazione di CRM, sulla carta molto semplice, è naufragata perché i dati incrociati dati in pasto all'intelligenza artificiale hanno svelato delle informazioni ai clienti che dovevano essere riservate, così ho avuto una mano nel raccontare i pericoli reali.



Il tema principale per una data driven company, ma semplicemente per un'azienda che vuole basare le proprie scelte sui dati e con il supporto della tecnologia, è prima di tutto la trasparenza delle informazioni e di come vengono rielaborate.
Questa è la vera sfida per il futuro, ma troppo spesso è totalmente ignorata.

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