Famiglie e imprese italiane: 34 mld € di debiti non pagati nel 2012
Amprino (UNIREC): Le nostre aziende svolgono un ruolo positivo di conciliazione e ammortizzatore sociale. Un’attività meno impattante della riscossione coatta giudiziale
Italiani e aziende sempre più indebitati e con pagamenti in sospeso. Questa è la fotografia che emerge dal Terzo Rapporto annuale sui Servizi a Tutela del Credito di UNIREC – l’associazione confindustriale di categoria delle imprese dei servizi a tutela del credito – nel quale, oltre alle “key figures” del settore e del mercato delle aziende associate, vengono forniti anche alcuni significativi dati sull’indebitamento di famiglie e imprese italiane. Dal rapporto emerge con forza il ruolo positivo di conciliazione e di ammortizzatore sociale dell’attività delle imprese associate, che – forte di 35 milioni di posizioni stragiudiziali gestite nel 2012 – svolgono un’attività meno impattante della riscossione coatta giudiziale: l’obiettivo delle società di recupero, infatti, è quello di trovare una soluzione sostenibile per il consumatore-debitore, senza aggravarne la situazione.

Italiani sempre più indebitati: ritornano le cambiali
Dall’osservatorio privilegiato delle società di recupero crediti – i soli operatori UNIREC ogni mese hanno più di tre milioni di contatti con i consumatori/debitori – emerge che, nel 2012, famiglie e imprese italiane hanno lasciato in sospeso pagamenti per circa 34 miliardi di euro (33, 717 mld €, pari al 78,5% dei circa 43 mld € affidati alle società di recupero) nei confronti di banche, società finanziarie, multiutilities, telecomunicazioni e Pubblica Amministrazione. Un dato in aumento del 17% rispetto al 2011 (29 mld €) e, addirittura, del 48% rispetto al 2010 (23 mld €), ancora più indicativo se si pensa che ben 24 mld € (pari al 71% del totale) sono relativi alle sole famiglie.
A questo va aggiunto il dato significativo – anche dal punto di vista del mutamento del costume sociale – del forte ritorno all’uso delle cambiali (il loro numero è aumentato del 5% rispetto al 2011 e, addirittura, del 44% rispetto al 2009, mentre il loro ammontare complessivo ha fatto registrare un +2% rispetto al 2011 e un +17% rispetto al 2009) e dell’incremento dei protesti, in crescita da ormai 5 trimestri consecutivi.
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