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Luglio_2013

idee

Mork & Mindy e il tempo delle mele

Mork viene dal pianeta Ork e Mindy cerca di spiegargli come funziona la vita sulla terra. Una rubrica di Gian Luca Bocchi

Mork: Ciao Mindy, non ci capisco più nulla. Sui mercati si respira un clima di eterna euforia mentre l’economia reale continua a dare segnali di peggioramento...

Mindy: In effetti c’è ben poco da star allegri. Penso che stiamo vivendo una fase storica segnata da profonde asimmetrie informative.

Mork: A cosa ti riferisci in particolare?

Mindy: Gli spunti di riflessione sono molteplici. Possiamo partire in generale proprio dall’atteggiamento degli investitori. Ormai il modello di comportamento è molto chiaro. Da un lato la fragilità della ripresa economica un po’ in tutto il globo. Dall’altro la liquidità con cui le banche centrali hanno letteralmente annegato il sistema, alterando le quotazioni di qualsiasi asset class e senza la quale, forse, saremmo già ritornati sui livelli di marzo 2009. Ormai il meccanismo psicologico che regola il comportamento degli investitori si è avvitato in un circolo vizioso, che più o meno funziona così: più l’economia va male meno è probabile che le banche centrali smettano di iniettare liquidità nel sistema, fornendo costantemente denaro che alimenta direttamente i mercati finanziari e indirettamente l’aumento del debito.



Mork: Ma mi pare un piano senza ritorno...

Mindy: Non solo senza ritorno, ma senza effetti sull’economia reale. Infatti, la liquidità rimane intrappolata nei mercati finanziari alimentando bolle insane invece che andare a finanziare le attività produttive. Addirittura alle imprese vengono inasprite le condizioni di accesso al credito. La nuova strategia del primo ministro giapponese Abe di certo ha gonfiato il valore della borsa di Tokyo ma non abbiamo ancora nessuna conferma che il denaro sia arrivato o arriverà alle imprese. Ed allora anche il suo coraggioso tentativo di incidere sulla struttura produttiva ed i comportamenti collettivi propri del Paese sarà stato vano con l’aggravante di aver visto esplodere il proprio debito pubblico.

Mork: Mi pare infatti che i mercati obbligazionari siano crollati in questi due mesi.

Mindy: Pensa che da quando il presidente della Federal Reserve ha ipotizzato di poter ridurre nel tempo il quantitative easing sono stati disinvestiti ben 60 miliardi di dollari dai Tresuries USA, dopo che comunque già in precedenza era stato soggetto ad ampi cali anche il mercato delle obbligazioni dei Paesi emergenti, dei corporate e degli high yield.

Questo primo campanello d’allarme ci può far capire come mercati condizionati solo dalla domanda possano divenire in poche sedute pericolosissimi qualora questa domanda venga meno. E quando la domanda non è figlia di un’esigenza, ma è creata artificialmente, ci si trova all’interno di uno schema stile Tom Ponzi, in cui gli ultimi arrivati rischiano di veder andare in fumo anni di risparmi.
Tanto per farti un esempio concreto, pensa che ad inizio maggio lo stato del Rwanda ha deciso di proporre una propria emissione obbligazionaria al mercato dei capitali, offendo titoli per 400 milioni di dollari. La domanda da parte degli investitori istituzionali è stata invece per 3,5 miliardi di dollari, pari a quasi la metà del PIL del Paese africano. Ora comprenderai che è una fase in cui si è disposti ad acquistare di tutto e per quantità sproporzionate rispetto al rischio insito in un’operazione di questo genere, mentre, nello stesso tempo, non si è disposti a finanziare un’impresa o un artigiano. L’effetto distorsivo sull’economia reale di queste scelte di politiche monetaria è sotto gli occhi di tutti, ma tutti si bendano allegramente sperando che il disastro venga il più possibile rimandato! Tra l’altro a distanza di poche settimane, sul primo scossone subito dai mercati obbligazionari internazionali, questo titolo ruandese quota già sotto quota 90, dimostrando che basta pochissimo per commettere errori sanabili, e non sempre, solo in tempi molto lunghi.




Mork: Però mi pare che l’Italia stia proseguendo bene, almeno ascoltando le parole del nostro primo ministro Enrico Letta.

Mindy: Letta prosegue sul cammino tracciato dai suoi due predecessori. Grandi dichiarazioni ottimistiche, negazione delle evidenze, puntando più sulla componente psicologica degli Italiani piuttosto che sui fatti. Mi pare che manchi la volontà politica di far riflettere il Paese, di dire la verità, di raccontare come stanno effettivamente le cose. Anche le recenti piccole concessioni da parte di Bruxelles in termini di flessibilità, quantificate in circa 7,5 miliardi di euro sono state fatte passare all’opinione pubblica come una grande vittoria ed un forte segnale di miglioramento. Peccato che non si sia detto che nello stesso tempo ci è stato ricordato che per rispettare il Fiscal Compact dovremo tagliare il debito pubblico nei prossimi vent’anni per quasi 50 milioni di euro ogni anno, cifra a mio modesto avviso ottimistica, che presume che prima o poi il nostro PIL riprenda a crescere, cosa che per il momento viene certamente ipotizzata nel futuro, ma un futuro sempre e continuamente rimandato.


Tra l’altro minor crescita equivale anche a minori entrate fiscali. Purtroppo ho la sensazione che senza scelte diverse, drastiche, coraggiose e lungimiranti la situazione non possa che peggiorare, portando costantemente al mancato rispetto degli accordi comunitari.

Mork: Cavolo come sei negativa !!!

Mindy: Guarda, non so se ti ricordi il ritornello della canzone nel film “Il Tempo delle mele”:
Dreams are my reality the only kind of real fantasy
illusions are a common thing try to live in dreams it seems as if it\'s meant to be.
Dreams are my reality a different kind of reality
Mi pare che quando I nostri governanti politici e monetari la smetteranno di cantarsela ogni mattina quando si fanno la barba, inizierà una fase più realistica, più dolorosa, ma che ponga al futuro prospettive concrete di cui possano beneficiare almeno le future generazioni. E’ però necessario passare dal Tempo delle mele al tempo della riprogettazione dei meccanismi che regolano la crescita nel mondo, di riequilibrare la remunerazione tra capitale e lavoro, di riformulare il concetto stesso di crescita e di consumo, di parlare di come possiamo onorare questa nostra montagna di debito.


Per il resto stiamo solo perdendo tempo. Così facendo prolunghiamo solo dannose bolle, sperando che al loro scoppio non saremo presenti.


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