"Molti investitori - ha aggiunto Wylie Tollette, Director of Performance Analysis and Investment Risk di Franklin Templeton Investments - hanno la necessità di ripensare al rischio e di focalizzarsi su un orizzonte temporale di lungo termine. La prevenzione e la gestione dei rischi sono due cose distinte. Il tentativo di evitare il rischio di breve termine e la volatilità può esporre gli investitori ad altri tipi di rischi, quali l\'inflazione e l\'impatto dell’aumento dei tassi di interesse. Tali rischi di lungo termine possono influire negativamente sulle loro capacità di soddisfare i propri obiettivi finanziari".
L’avversione al rischio è stata alimentata dall’errata convinzione da parte del 51% degli investitori globali, secondo cui il mercato azionario del loro Paese fosse stabile o in calo lo scorso anno, quando in realtà tutti i mercati analizzati nel sondaggio hanno registrato performance positive, con l’eccezione della Spagna, e infatti l\'indice MSCI World Index è cresciuto di quasi il 17%.
Il moderato ottimismo degli investitori italiani sul mercato azionario domestico
Il 48% degli investitori italiani ritiene che quest’anno la performance del mercato azionario domestico sarà migliore di quella registrata nel 2012. Nonostante siano molto migliori rispetto a quelle del 2010 (quando solo il 10% si attendeva nell’anno in corso una crescita del listino italiano rispetto all’anno precedente), le aspettative in Italia sull’andamento del mercato azionario domestico rispetto all’anno precedente sono fra le più basse riscontrate tra i Paesi analizzati dal sondaggio insieme a quelle di Francia (43%), Polonia (43%) e Spagna (43%). Anche se più di un terzo degli investitori italiani, con una percentuale del 37%, è in linea generale ottimista rispetto all’andamento del mercato azionario italiano, tale percentuale risulta essere tra le più basse riscontrate in tutti i Paesi analizzati, insieme ai dati provenienti dalla Cina (28%) e dalla Spagna (28%). L’ottimismo va di pari passo con il valore del proprio patrimonio e con l’età degli intervistati: gli investitori italiani fra i 35 e i 44 anni con asset di almeno 50.000 euro nutrono infatti le aspettative migliori sulle performance borsistiche dell’anno in corso.
L’Asia dovrebbe offrire le migliori opportunità per gli investitori azionari italiani
Solo l’11% degli investitori ritiene che il mercato azionario italiano offrirà le migliori opportunità nei prossimi dieci anni risultando così, nel lungo termine tra tutti i paesi analizzati, quelli con le aspettative più basse sul proprio mercato azionario domestico seguiti dagli investitori francesi (12%) e gli investitori britannici (14%). Il 29% degli investitori italiani ritiene però che nel 2013 le migliori opportunità di investimento azionario si concentreranno in Asia, questa percentuale sale al 33% quando l’orizzonte temporale diventa i prossimi dieci anni.
Nel 2013 gli investitori italiani puntano ancora sul mercato obbligazionario domestico
Sul fronte obbligazionario, invece, il 21% degli italiani si aspettano le migliori opportunità del 2013 ancora nel proprio Paese, seguito dall’Asia (19%) e dall’Europa occidentale (18%). Nel lungo periodo gli investitori italiani prevedono le migliori opportunità ancora in Asia. Solo il 14% degli investitori ritiene che il mercato obbligazionario italiano offrirà le migliori opportunità nei prossimi dieci anni ed oltre. Insieme agli investitori di Spagna e Francia, gli investitori italiani hanno quindi le aspettative più basse sul proprio mercato obbligazionario domestico in un orizzonte superiore ai 10 anni.
Cresce in Italia il desiderio di internazionalizzazione degli investimenti
Nonostante oggi gli investitori italiani focalizzino il 64% dei loro investimenti sul proprio Paese, hanno dimostrato il desiderio di diversificare gradualmente i loro investimenti al di fuori dei confini nazionali, soprattutto nei mercati emergenti, riducendo la quota degli investimenti domestici al 55% nei prossimi dieci anni. Il principale ostacolo che trattiene gli investitori italiani dall’internazionalizzare i propri investimenti è la mancanza di conoscenza dei mercati esteri (per il 42% degli intervistati), seguita dalla convinzione che questi ultimi siano più rischiosi (29%), e dalle preoccupazioni per l’impatto fiscale sul rendimento e per il rischio cambio (25% in entrambi i casi).
Strategie d’investimento più difensive per gli investitori italiani nel 2013
È predominante l’approccio conservativo agli investimenti, che trova consenso fra il 67% degli investitori italiani mentre solo il 25% si dice pronto a una strategia più aggressiva nel 2013. Le politiche fiscali del Governo (39%), la congiuntura economica globale (39%) e la crisi dell’Eurozona (35%) sono i fattori chiave che frenano la propensione all’investimento degli italiani per il 2013. L’Italia, dopo gli Stati Uniti, è il Paese in cui le politiche fiscali spaventano di più gli investitori.
Gli obiettivi di investimento degli italiani
Fra gli obiettivi di investimento degli italiani il primo è, per il 26% degli intervistati, la possibilità di andare in pensione (in linea con i risultati raccolti a livello internazionale), seguito dalla volontà di proteggersi da emergenze (18%) e dall’acquisto di una nuova casa (18%). Al quarto posto si colloca, per il 16% degli intervistati, il desiderio di creare o consolidare un patrimonio da lasciare in eredità ai propri familiari, un sentimento molto sentito nella fascia di età fra i 45 e i 54 anni. La maggioranza degli intervistati (64%) è nel complesso ottimista sul raggiungimento di questi obiettivi. La grande maggioranza, il 65%, crede inoltre di poterli raggiungere nel lungo termine senza investire in azioni, anche se il 40% di questi attualmente ha nel proprio portafoglio degli investimenti azionari.
Lo strumento fondo comune in Italia
La principale ragione della reticenza degli italiani a investire in fondi comuni è la mancanza di fiducia (per il 46% degli intervistati), nonché la percezione della loro rischiosità (26%). Quando approcciano questo strumento, gli italiani guardano con più attenzione all’informativa del fondo e alle sue performance (di primaria importanza per il 29% degli intervistati). Il ruolo di un consulente finanziario è determinante per il 21% degli investitori, e tale percentuale sale al 30% fra coloro che già si avvalgono della consulenza finanziaria. Il 63% degli investitori italiani che attualmente ha nel proprio portafoglio dei fondi comuni ha quote sia di fondi azionari che di fondi obbligazionari.
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