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Maggio2013

leisure

Fragilita' e disorientamento da social media

\"Mi venne da pensare a chi non era connesso in rete e quel pensiero mi diede una sensazione di vertigine\", afferma Keen autore di Vertigine digitale

Il web 3.0 di Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn è veramente il luogo della massima socialità e della condivisione totale, dove tutti comunicano con tutti nel tempo e nello spazio? O non rischia di essere, se non lo è già, il luogo dell’iper realtà, dove si perde la distinzione tra realtà e irrealtà?
Andrew Keen, autore di "Vertigine digitale. Fragilità e disorientamento da social media", afferma che la rivoluzione dei social media è di fatto la più travisata e distorta trasformazione culturale dai tempi della Rivoluzione industriale. “I social media stanno indebolendo la nostra identità”, dice Keen, “essi ci disorientano e ci dividono, non instaurano affatto una nuova era comunitaria e di uguaglianza fra gli esseri umani”.
Gli odierni social media stanno frammentando la nostra identità in modo che esistiamo sempre al di fuori di noi stessi, incapaci di concentrarci sul qui e ora, troppo legati alla nostra stessa immagine, rivelando perennemente dove ci troviamo, sacrificando la privacy individuale alla tirannia utilitaristica della rete collettiva. Piuttosto che una vita virtuale o secondaria, i social media vanno imponendosi come la vita in sé , lo stato centrale e trasparente dell’esistenza umana, quel che gli investitori della Silicon Valley oggi definiscono “l’internet delle persone”.


Il tragico paradosso della nostra vita è l’incompatibilità tra il nostro profondo desiderio di appartenenza alla comunità online e di amicizia e l’altrettanto forte desiderio di libertà individuale. Che ne sarebbe della nostra identità nell’eventualità di dover vivere senza segreti, nella trasparenza totale, completamente in pubblico? La società interconnessa elettronicamente ci avrebbe forse reso più felici? Avrebbe portato al miglioramento della condizione umana? Arricchito la personalità di ciascuno di noi? Creato l’uomo a propria immagine?
Mentre si prevede che verso la metà del XXI secolo quasi ogni essere umano del pianeta sarà connesso elettronicamente, il volume vuole essere una tesi contro la condivisione, l’apertura, la trasparenza personale, il grande esibizionismo e le altre pie ortodossie comunitarie della nostra epoca in rete.
“Mi venne da pensare a chi non era connesso in rete” dice Keen, “…quel pensiero mi diede una sensazione di vertigine, come se il mondo esterno avesse accelerato e mi girasse intorno sempre più velocemente”.
Ecco il futuro, ora siamo tutti parte di una mostra perenne, immagini di noi stessi in questo nuovo mondo trasparente.


Ma la realtà dei social media è un’architettura di isolamento umano piuttosto che una community. Il futuro sarà tutt’altro che social. “Stiamo diventando schizofrenici: al contempo lontani dal mondo eppure fastidiosamente onnipresenti”.
La privacy allora diventa essenziale per la vita e la libertà, lo è anche per la ricerca della felicità, nel senso più ampio e più profondo. “Oltre che creature sociali, come esseri umani, siamo e restiamo creature private” afferma l’autore citando Nicholas Carr, uno dei critici odierni più eloquenti dell’utilitarismo digitale.

Andrew Keen è uno dei più famosi e discussi guru di Internet. Scrittore e imprenditore (nella Silicon Valley ha fondato Audiocafe.com), ha pubblicato The Cult of the Amateur (Dilettanti.com), tradotto in 17 lingue.

Titolo: Vertigine digitale. Fragilità e disorientamento da social media
Autore: Andrew Keen
Editore: Egea
224 pagine


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