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Ottobre2012

editoriale

Editoriale - E se tornasse l’America dal credito facile?

USA tra elezioni e QE3. L’immissione di liquidità mette a rischio di nuove bolle speculative

C’è un dato decisivo nella corsa elettorale negli USA: nessun presidente è stato rieletto con un tasso di disoccupazione superiore al 7,2%. E la cifra attuale è decisamente lontana da questo “paletto”, quasi all’8% e i payroll non aumentano come Obama vorrebbe. I dati poi che riguardano sia la percentuale di occupati tra la popolazione attiva, sia quella degli occupati non governativi sono a dir poco aggiaccianti.
Ma in periodo elettorale, si sa, lo stato dell’economia reale tende a subire pesanti make-up. Non vale certo solo per gli USA, ma l’esito delle loro elezioni orientarà l’economia mondiale nel prossimo futuro. La FED ha deciso di dare un robusto supporto al presidente in carica con un QE3 di proporzioni inusitate, con una immissione di liquidità - annunciata con largo anticipo - che ha lasciato perplessi molti analisti e fatto fare i salti di gioia a molti finanzieri. Già, perchè tutto porterebbe a pensare che sia tornata la stagione del credito facile, che infattti ha visto una repentina impennata (+8% ad agosto).
Il primo effetto rilevato sui mercati del QE3 è stato un subitaneo aumento di richieste di mutui: +16,9% sulla settimana precedente, al nuovo massimo da aprile 2009 e in crescita del 40% dal mese precedente.

In pratica, come fatto notare dalla Mortgage Banker Association, grazie alla liquidità della FED (che ha ridotto soprattutto i tassi ipotecari), chi ha un mutuo non in sofferenza rinegozia il debito a condizioni meno onerose ed incassa la differenza, che può essere destinata ad abbattimento del debito personale o a consumi.
Il secondo effetto, sempre grazie al credito a tassi irrisori, si è verificato sul mercato dell’automobile, che dopo un periodo di enormi difficoltà, vede un trend di crescita. Ma anche qui, siamo in presenza di concessioni di crediti incentrati sul basso merito.
In questo scenario, l’azione della FED potrebbe rilanciare i consumi interni delle famiglie, ma si tratterebbe sempre di una crescita simolata da erogazioni di prestiti, quindi non certo accessibili a tutti. Non dimentichiamo che 56 milioni di americani vive attualmente grazie ai Food Stamps (buoni pasto), circa 30 milioni hanno perso il lavoro, e quasi 10 hanno perso anche la casa. E le famiglie in default sono drammaticamente in crescita. Così come sono sempre di più gli stati federali sull’orlo del fallimento, sommersi da montagne di debiti.
In questo quadro, l’erogazione illimitata di liquidità scelta da Bernanke, sembra dar ossigeno a coloro che affermano che negli USA si sta preparando il terreno per una nuova bolla speculativa.


La cifra di 40 miliardi di dollari al mese rappresenta un entità assolutamente seducente per non diventare una diabolica tentazione. E come ha detto Roubini sul Wall Street Journal, “Nulla è cambiato dalla crisi finanziaria del 2008. Gli incentivi per le banche sono per agire in modo truffaldino, fare cose che sono o illegali o immorali”.
Ne riparleremo dopo le elezioni.

Claudio Gandolfo


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