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Settembre_2013

economia

I mercati in equilibrio sul filo

Marcialis (Assiom Forex): E’ difficile pensare che la Fed e la BCE siano disponibili a vanificare gli ingenti sforzi fatti. Gli USA faranno una politica “stop and go”, e l’Europa li seguirà a distanza

Mi ricordo i tempi in cui operando sui mercati eravamo spaccati in due fazioni: quelli che scommettevano sul fallimento degli obiettivi di convergenza economica e finanziaria fissati per entrare nell\'euro e quelli che propendevano per la soluzione "politica" che avrebbe permesso comunque all\'Italia l\'ingresso nella moneta unica.
Non erano le nostre virtù nel pareggio contabile che contavano, il peso era davvero economico e quindi politico. Permettere all\'Italia il mantenimento delle svalutazioni competitive e varare una unione monetaria monca era impensabile. Si è trovata una soluzione nella magica cifra: 1936.27, il rapporto di cambio tra lira ed euro. Il resto sarebbe stato fatto da politiche monetarie "germano-centriche" inadeguate per il “bel paese”. Il divario competitivo si è via via allargato per politiche di bilancio dissennate e nessuna capacità di programmazione economica.
La lettura è forse semplicistica, ma forse non troppo distante dalla realtà. Le tensioni e gli squilibri macroeconomici, che prima trovavano uno sfogo nel cambio, si sono accumulati per esplodere con la crisi finanziaria mondiale che, mossa prima dai subprime e poi asseverata dal fallimento di Lehman Brothers, ha costretto a rivedere in modo severo il prezzo del credito.

Allora il fallimento sovrano, l\'illiquidità dei mercati, il domino dei fallimenti bancari o le ipotesi di uscita di un Paese dall\'euro erano elementi accademici come la valutazione del rischio estremo, negli ultimi due anni questi fattori sono divenuti cronaca.
Quando il rischio del sistema bancario si è sommato al rischio sovrano, i mercati dei bond governativi da globali sono tornati ad essere "locali".
L\'Italia e gli altri Paesi periferici europei hanno rapidamente indossato la maglia nera, accusati quali bubboni della crescita europea e quindi mondiale.
Il nuovo equilibrio finanziario vede i "viziosi" puniti da tassi d\'interesse elevati (l\'unico spazio rimasto in mancanza delle svalutazioni) e i "virtuosi" premiati dal fligth to quality verso obbligazioni di nazioni "sicure".
Il fenomeno del repricing del credito non è solo nazionale ma si innesta in un cambiamento nelle politiche "della grande moderazione" e del laissez faire alla finanza. I policy maker si vedono costretti a riprendere in mano il controllo della finanza i cui buchi ricadono sulle spalle dei contribuenti mentre il modello "originate to distribute", che prevede rischi estremamente frazionati (parcellarizzati), diversificati e distribuiti ai risparmiatori, unito al moral hazard hanno comportato la crescita dei rischi sistemici.


La crisi dei Paesi periferici ha trovato un suo equilibrio d\'emergenza con le iniziative della BCE che hanno innestato un (possibile) circolo virtuoso: finanziate, le banche sono in grado di comperare i titoli del debito pubblico, i Paesi periferici non vanno in default perche mantengono la capacità di finanziarsi sui mercati, se gli spread dei periferici si riducono migliorano i conti delle banche e degli stessi Paesi in difficoltà. Le politiche di rigore di bilancio devono però coniugarsi con una ritrovata capacità di crescita per mantenere l\'equilibrio ricercato e ritrovare un percorso evolutivo "normale". Una lettura politica della situazione denuncia con chiarezza che i periferici sono costretti verso un doloroso percorso di virtù, eventuali errori si ripercuoterebbero immediatamente nella valutazione del credito, esasperandone le difficoltà e riducendo il costo del debito per i Paesi virtuosi. Politiche errate premiano i forti e penalizzano i deboli.
Oltreoceano la crescita è proseguita e l\'emorragia è stata immediatamente tamponata dalla FED e dalle iniziative governative che esplicitamente hanno sorretto sia i mercati finanziari che quelli reali.


Oggi, gradualmente, la Fed cerca di ripristinare le condizioni di normalità annunciando con grande anticipo le mosse successive perchè i mercati trovino un loro equilibrio.
La crisi di questo lustro ci ha spiegato con efficacia che sappiamo quali sono le conseguenze dell\'andamento dell\'economia reale sui mercati finanziari, ma che abbiamo ancora molto da imparare su come la finanza influenzi l\'economia reale.
Le banche centrali sembrano aver imparato la lezione e hanno ampliato la gamma di strumenti da utilizzare per trasmettere le proprie politiche. Adesso tocca a finanza e industria evolvere rapidamente e raccogliere il testimone della crescita dai policy maker.
Alla luce di queste considerazioni è difficile pensare che la Fed e la BCE siano disponibili a vanificare gli ingenti sforzi fatti: il prossimo periodo dovrebbe vedere il graduale rientro delle politiche anticonvenzionali delle autorità statunitensi con un attento “stop and go” dell\'allentamento annunciato che seguirà da vicino l\'evoluzione della crescita economica.
Le problematiche politiche europee richiederanno tempi più lunghi per una possibile soluzione ma tenderanno a fare proprio il percorso del mercato americano, seguendo, semmai a distanza, l\'evoluzione dei tassi e della crescita economica.



I mercati, intanto, si sono riportati sui precedenti valori massimi. Temono di perdere il supporto delle banche centrali ma possiamo ritenere probabile che, con qualche scossone, saranno lieti di farsi accompagnare sul percorso disegnato.
Oggi il mercato, pur preoccupato o spaventato dei possibili rischi, non è diviso in fazioni che assumono posizioni opposte. E’ piuttosto simile all\'equilibrista che sa di dover, qualunque cosa accada, continuare a camminare sul filo, pena una caduta disastrosa. 

Raimondo Marcialis, Consigliere Assiom Forex e responsabile Commissione consulenza e risparmio gestito


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