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_Dicembre2012

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Cresce la voglia di imprenditorialità. Anche tra i giovani

Secondo il rapporto Amway 2012 in Europa e in Italia, nonostante la crisi, rimane alto il numero di coloro che ritengono di avviare una propria attività

Anche nel 2012, in occasione della Settimana Mondiale dell’Imprenditorialità Amway, azienda pioniere e leader mondiale nel settore della Vendita Diretta, ha realizzato – con GfK e in collaborazione con l’Università LMU di Monaco – un’indagine sull’auto-imprenditorialità in 16 Paesi europei:
17.768 uomini e donne europei di età superiore ai 14 anni intervistati (face-to-face o telefonicamente) in Austria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Turchia e Ucraina.


Sempre positiva l’opinione degli europei - e degli italiani - sull’autoimprenditorialità

Il primo dato rilevante che emerge dall’indagine è quello che mostra come, nonostante la crisi economica, l’opinione degli cittadini europei nei confronti dell’autoimprenditorialità resti positiva. Sebbene il dato sia di poco inferiore a quello dello scorso anno (2011: 72%), la media europea rimane decisamente alta (2012: 69%).
In Italia, invece, il numero degli intervistati che dichiara di avere un’opinione positiva sull’autoimprenditorialità è aumentato rispetto al 2011 raggiungendo quasi il 74% del totale (2011: 70%), mentre è diminuito il numero di coloro che ritengono di poter avviare un’attività in proprio (2012: 38% vs.

2011: 53%). L’Italia si classifica, quindi, al quarto posto in Europa - dopo Danimarca, Francia e Gran Bretagna – nel giudicare in maniera positiva e con interesse l’autoimprenditorialità.


L’indipendenza quale principale leva al lavoro autonomo, anche se la possibilità di un secondo reddito diventa più attraente ma non in Italia

L’indipendenza da un datore di lavoro si conferma la principale motivazione per avviare un’attività in proprio, sia a livello europeo (45%) che italiano (48%) dove la percentuale è aumentata rispetto al 2011 (43% in Italia).
Sia per gli italiani che per i cittadini europei intervistati, la seconda motivazione è la “possibilità di realizzare sé stessi e le proprie idee” (40% in Italia vs. 38% della media europea) seguita in Italia dalla “miglior conciliabilità della carriera lavorativa con il tempo dedicato alla famiglia e a sé stessi” (24% sia in Italia che in Europa). I cittadini europei piazzano, invece, al terzo posto la “possibilità di un secondo reddito” (2012: 33%, 2011: 28%) che in Italia si ferma al quarto (21%).




La situazione economica e l’incertezza finanziaria influenzano l’imprenditorialità in Europa e anche in Italia

Il Rapporto evidenzia chiaramente come l’attuale crisi finanziaria influenzi l’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti dell’imprenditorialità: la maggior parte degli intervistati vede, infatti, nella “mancanza di capitale iniziale” (57%) il maggior ostacolo nel diventare lavoratori autonomi, a cui seguono "l’incertezza della situazione economica” (44%) e la “paura di fallire” (35%).
Analoga situazione si ritrova anche in Italia con percentuali leggermente diverse (54% per la “mancanza di capitale iniziale”; 34% per la “paura di fallire”). Percentuale sensibilmente più alta, invece, per l’ “incertezza della situazione economica” (52%) che si assesta comunque al secondo posto.


L’imprenditorialità guadagna più importanza nel futuro

Un dato molto significativo è quello che vede il 78% dei cittadini europei – tre intervistati su quattro - ritenere che l’imprenditorialità sarà egualmente o più importante nel mondo lavorativo futuro, cioè da qui a dieci anni.

Solo l’11% pensa che sarà meno importante.
In Italia, la percentuale degli intervistati che ritiene che “l’imprenditorialità sarà egualmente o più importante di oggi” sale a ben l’85% - tra i dati più alti che si sono registrati - prevedendo il Bel Paese uno sviluppo positivo o neutro del significato di imprenditorialità nei prossimi dieci anni.


Il mondo del lavoro in continuo mutamento: le capacità imprenditoriali come risposta alle nuove esigenze. L’autonomia la maggior “virtù” degli imprenditori anche in Italia

Il 45% dei cittadini europei intervistati vede nella ”possibilità di scelta autonoma del luogo dove lavorare” ciò che differenzia l’imprenditore dal lavoratore dipendente, dato perfettamente in linea con quello rilevato tra gli intervistati italiani. Emergono invece alcune differenze nelle successive risposte. Infatti, mentre in Europa il 44% dei cittadini reputa come seconda differenza il “coraggio di scoprire nuovi percorsi” (vs. 34% in Italia), per gli italiani è la “capacità di gestire il proprio tempo lavorativo in modo più flessibile” che si posiziona al secondo posto (37% in Italia vs.


40% in Europa). Ma la differenza più consistente riguarda la “possibilità di guadagno”, posizionato al terzo posto in Italia con il 36% delle risposte e solo al sesto nella media europea con il 26%.


Profilo del lavoratore autonomo: giovane, maschio, laureato

Infine, i dati svelano le caratteristiche del lavoratore autonomo tipo che si rivela omogeneo ed uniforme sia in Europa che in Italia: di sesso maschile, giovane, laureato.
Giovane perché il 78% degli intervistati europei sotto i 30 anni (rispetto alla media totale del 69%) ha un atteggiamento positivo nei confronti del lavoro autonomo e quasi un intervistato su due in questa fascia d’età (48% vs. 39% della media totale) può immaginare di avviare un’attività in proprio. In Italia questa percentuale sale ulteriormente: l’82% dei giovani intervistati (sul totale medio del 74%) ha un atteggiamento positivo verso l’auto-imprenditorialità e più della metà (55% vs. 38% del totale) può immaginarsi di avviare una propria attività. Uomo perché il 71% degli intervistati europei di sesso maschile mostrano un atteggiamento nei confronti dell’autoimprenditorialità leggermente più positivo rispetto alle donne (67%).



In Italia è il 76% degli uomini che ha un atteggiamento positivo verso l’autoimprenditorialità rispetto al 71% delle donne che risultano comunque più positive e propense rispetto alla media europea.
Laureato perché il rapporto rivela un differenziale educativo (gap 11%) nell’atteggiamento positivo verso il lavoro autonomo tra gli intervistati con titolo universitario (78%) e quelli senza (67%). Tale risultato coincide con la motivazione ritenuta più importante per avviare una propria attività dai laureati, cioè l’auto-realizzazione, la possibilità di realizzare le proprie idee (48% laureati; 37% i non laureati; 39% la media europea).
Anche in questo caso, in Italia si sono registrate percentuali superiori: l’87 %, dei laureati intervistati ha un atteggiamento positivo verso l’autoimprenditorialità contro il 72% dei non laureati (gap 15%). Inoltre, quasi un laureato su due (49%) reputa l’autorealizzazione la motivazione più incisiva nell’avviare un proprio business contro il 39% dei non laureati.


I Giovani e l’Autoimprenditorialità: Europa e Italia a confronto

In media, il 78% degli intervistati europei sotto i 30 anni (rispetto al 69% della media totale) ha un atteggiamento positivo nei confronti del lavoro autonomo e quasi un giovane su due (48%) può immaginarsi di avviare un’attività in proprio (rispetto al 39% di tutte le età).



In Italia l’attitudine generale dei giovani verso il lavoro autonomo è ancora più positiva (82% per la fascia di età 15-29) e più alto della media europea è anche il numero dei giovani che può immaginare di avviare un’attività in proprio (il 55% nella stessa fascia d’età).


I giovani e l’indipendenza

In linea con i dati medi europei ed italiani, per i giovani italiani di età inferiore ai 30 anni la motivazione che più li spingerebbe ad aprire una propria attività è “l’indipendenza dal datore di lavoro” (62% vs. 45% in Europa e 48% in Italia), a cui segue “l’autorealizzazione” (53% vs 38% in Europa e 40% in Italia). Diversamente invece, la “prospettiva di un secondo reddito” sembra l’ultima delle motivazioni che spingerebbero i giovani al lavoro autonomo (13%), mentre nella media italiana si posiziona al quarto posto (21%) e in Europa addirittura al terzo (33%).


I maggiori ostacoli al lavoro autonomo per il mondo giovanile

Perfettamente in linea con i timori percepiti dai cittadini europei in generale, e da quelli italiani in particolare, per i giovani italiani sono la “mancanza di capitale iniziale” (58% vs.


57% in Europa e 54% in Italia) e l’incerta situazione economica (53% vs. 44% in Europa e 52% in Italia) i principali ostacoli all’avvio di un’attività in proprio, seguiti dalla “paura di fallire” (35% vs. 35% in Europa e 34% in Italia), e dalle “elevate difficoltà burocratiche” (34%).


I giovani guardano al futuro

In Italia, il 91% dei giovani sotto i 30 anni ritiene che l’imprenditorialità sarà egualmente o più importante nel mondo lavorativo futuro, superando di parecchio le relative percentuali europee (78%) ed italiane (85%), già altamente positive al riguardo. Solo il 4% dei giovani italiani ritiene che l’autoimprenditorialità sarà meno importante nel futuro, percentuale comunque inferiore all’11% europeo ed italiano.


Autonomia e maggiori guadagni per gli imprenditori

Alla domanda “in quale/i aspetti gli imprenditori differiscono rispetto ai lavoratori dipendenti”, più di un giovane su due (52%) ha individuato “l’autonomia nel decidere dove lavorare” quale maggiore differenza, percentuale superiore al 45% espresso dai cittadini europei ed italiani.


Differente è invece la scelta della seconda risposta, che per i giovani italiani è la “possibilità di redditi più elevati” a pari merito con la “possibilità di organizzare il tempo lavorativo in maniera più flessibile” (entrambe al 41%). Nella media italiana, la “possibilità di redditi più elevati” si posiziona al terzo posto con il 35%, mentre in Europa addirittura al sesto (26%).


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