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_Dicembre2012

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Lavoro: 120mila dipendenti in meno nel IV trimestre 2012

Dardanello (Unioncamere): 218mila “ingressi” nel trimestre ma solo il 19% a tempo indeterminato o apprendistato

Notizie contrastanti dal mercato del lavoro nel IV trimestre dle 2012. Circa 158mila entrate di lavoratori alle dipendenze - ripartite tra 91mila assunzioni non stagionali, 40mila stagionali e quasi 27mila interinali - e 60mila nuovi contratti di lavoro “autonomo”. Nel complesso saranno quindi oltre 218mila gli “ingressi” nelle imprese dell’industria e dei servizi entro la fine del 2012. Per il lavoro subordinato, il saldo complessivo si manterrà negativo anche per fine anno: quasi 120mila i posti di lavoro in meno, in parte determinati dalla fisiologica conclusione di contratti stagionali o comunque a termine; 12 mila di essi saranno lavoratori in somministrazione o interinali. I restanti 107mila lavoratori dipendenti persi, a carattere non stagionale e stagionale, si distribuiscono in tutte le regioni, ad eccezione del Trentino Alto Adige in cui l’occupazione è sostenuta dall’arrivo della stagione turistica, dove si prevedono 2.700 posti di lavoro in più entro fine anno. Sul fronte delle altre forme contrattuali si segnalano riduzioni di poco inferiori alle 12mila unità per i collaboratori a progetto.


Secondo l’indagine relativa al IV trimestre 2012 del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, la domanda di lavoratori alle dipendenze per la fine dell’anno (al netto degli interinali) risulta tuttavia lievemente superiore rispetto alle previsioni delle imprese espresse per il IV trimestre 2011 (il peggiore dagli ultimi due anni). A livello territoriale, in 17 regioni le assunzioni risultano in aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Il confronto anno su anno delle entrate mostra poi una crescita della domanda nei settori industriali più fortemente orientati all’export e nei servizi.
Si evidenzia, inoltre, una lieve ripresa rispetto ai trimestri precedenti dei contratti a tempo indeterminato e determinato, dopo il calo subito nel trimestre precedente, e il rilancio dei contratti di apprendistato, sui quali la riforma del lavoro ha puntato molte carte.
Emerge tuttavia una sempre più ampia spaccatura tra lavoro “stabile” (contratto a tempo indeterminato, cui può essere assimilata anche la nuova formula dell’apprendistato) e le altre forme di lavoro, sia subordinato (contratto a termine - compreso quello a carattere stagionale – e lavoratori interinali), sia autonomo (collaboratori a progetto, partite IVA e lavoratori occasionali): fatto 100 il totale delle entrate previste nel IV trimestre dell’anno, il 19% sarà destinato al lavoro stabile e l’81% a tutte le altre forme.

Va a tal proposito evidenziato però che le imprese, interpellate a settembre nell’ambito del Sistema informativo Excelsior e quindi ancora non pienamente edotte rispetto ai contenuti della riforma del mercato del lavoro varata a luglio, nel rispondere abbiamo messo in evidenza lo stato di incertezza del momento congiunturale, che le induce sì ad assumere, ma fa loro preferire rapporti di lavoro meno vincolanti.
“Nel programmare le entrate di nuovo personale”, ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “le imprese manifestano tutta l’incertezza di questa fase congiunturale. Si ha quasi la sensazione che il tessuto produttivo, soprattutto nelle aree vocate all’export, abbia la tentazione di allargare la propria base occupazionale ma poi tema di fare il passo più lungo della gamba, introducendo in forma stabile nei propri organici nuovo personale”.


Il quadro generale dell’occupazione dipendente

Le assunzioni alle dipendenze (ad esclusione dei lavoratori somministrati) previste dalle imprese nel IV trimestre 2012 sono 131.100, quasi 28mila in meno rispetto a quanto previsto per il trimestre estivo (-17,4%) ma 12mila in più rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno (+10%).


A pesare rispetto allo scorso trimestre è il calo delle assunzioni stagionali, che si riducono di quasi 31mila unità: essendo esaurita la stagione turistica estiva (che insieme alla lavorazione dei prodotti alimentari “attiva” la maggior quota di domanda di lavoro stagionale), le assunzioni temporanee finalizzate a questa attività riprenderanno infatti solo nella parte finale del 2012, in previsione della stagione turistica invernale 2013. Questa flessione è solo in parte bilanciata dall’aumento delle assunzioni non stagionali, circa 3mila in più rispetto al trimestre estivo.
In valore assoluto, le assunzioni dell’industria saranno quasi 37mila, mentre 94mila interesseranno i servizi. Il confronto con lo stesso trimestre dell’anno scorso resta negativo per il settore industriale, ma alcuni accenni di ottimismo sembrano interessare, all’interno del settore manifatturiero, i comparti del tessile abbigliamento, metallurgico, meccanico e dei prodotti elettrici ed elettronici (tutti fortemente orientati all’export). Per tutti questi settori, il confronto con le entrate previste nel IV trimestre 2011 risulta positivo, seppur di poche centinaia di unità.


La ripresa delle assunzioni nei servizi, a confronto con lo scorso anno, si estende a quasi tutti i comparti, e anche gli unici tre che fanno eccezione (commercio al dettaglio, trasporti e servizi informatici e delle Tlc) presentano riduzioni decisamente contenute se non addirittura nulle.
Alcuni segnali positivi emergono dalla lettura delle entrate a livello regionale. La prima riguarda il fatto che una regione - il Trentino Alto Adige, grazie alle assunzioni legate all’imminente stagione turistica - dovrebbe mettere a segno in questo trimestre un incremento delle assunzioni totali pari al +1,1% per complessive 2.700 unità in più. La seconda si coglie al confronto con le entrate previste lo scorso anno. Sono infatti ben 17 le regioni che presentano un aumento della domanda di lavoro dipendente rispetto al IV trimestre 2011, seppur limitato nella maggior parte dei casi. Lazio, Liguria e Marche sono le tre regioni che presentano invece variazioni negative rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso.
Ad eccezione del Trentino Alto Adige, tuttavia, questi dati non sono ancora in grado di invertire la dinamica di contrazione complessiva dell’occupazione.


Il saldo dovrebbe restare anche per il trimestre di chiusura d’anno negativo (107mila i posti di lavoro alle dipendenze in meno escluso gli interinali), con quasi 45mila lavoratori persi nel Mezzogiorno (-1,8%), 27mila in meno al Centro (-1,2%), 20mila nel Nord-Est (-0,7%) e 15mila nel Nord-Ovest (-0,4%). Escludendo le previsioni riguardanti il Trentino Alto Adige, agli estremi della classifica regionale dei saldi si incontra la Valle d’Aosta, dove l’occupazione si ridurrà di meno di 200 unità, e la Toscana, in cui i posti di lavoro in meno saranno oltre 12mila. In termini percentuali, le variazioni saranno comprese tra il -0,3% di Friuli Venezia Giulia e Lombardia e il -3,3% della Sardegna, seguita da Basilicata e Abruzzo (-2,4%), Calabria (-2,0%), Marche e Molise (-1,7%).
Mentre Bolzano e Trento si apprestano a registrare incrementi dell’occupazione dipendente creata dalle imprese pari rispettivamente al +1,5% e +0,6%, e mentre le entrate previste a Monza e Brianza saranno equivalenti alle uscite messe in bilancio dalle imprese (con un saldo quindi nullo), ben 13 province dovrebbero registrare minime diminuzioni della propria forza lavoro comprese tra il -0,1 ed il -0,2%.


Si tratta in particolare di Vercelli, Udine, Novara, Milano, Varese, Mantova, Trieste, Sondrio, Lodi, Bergamo, Avellino, Forlì-Cesena e Pordenone. Resta invece ancora complessa la situazione occupazionale soprattutto a Nuoro (-10,8%), quindi a Vibo Valentia (-6,4%), Grosseto (-6,1%), Lucca (-4,6%) e Sassari (-4,0%). In valore assoluto, a fronte di un incremento di circa 1.800 posti di lavoro a Bolzano e di 700 a Trento, per Roma e Napoli sono attese diminuzioni di circa 5.200 unità.
Le tendenze evidenziate, tuttavia, si riferiscono esclusivamente ai lavoratori subordinati con contratti a tempo indeterminato, determinato, apprendistato e stagionali. Se invece si considerano le previsioni complessive dell’occupazione, comprendendo anche le altre forme di lavoro autonomo (interinali, collaboratori a progetto, partite Iva e lavori occasionali), il bilancio anche a livello regionale cambia sostanzialmente.


La dinamica dei contratti

Uno degli elementi di novità delle previsioni formulate dalle imprese per il IV trimestre 2012 è rappresentato dal forte incremento, rispetto al periodo giugno-settembre, dell’utilizzo di altre tipologie contrattuali.


Oltre alle poco più di 131mila assunzioni “dirette” di lavoratori alle dipendenze, nei tre mesi finali dell’anno le imprese prevedono di stipulare altri 87mila contratti di lavoro, suddivisi tra quasi 27mila interinali (lavoratori subordinati assimilabili ai 131mila dipendenti di cui si è detto) e 60.400 “autonomi”; di questi, 43.500 collaboratori “a progetto“ e quasi 16.900 di altro tipo (soprattutto lavoratori a partita IVA e con contratto di lavoro occasionale). Questo porta gli ingressi totali di lavoratori dipendenti (includendo anche gli interinali) a 157.600 mila, e il complesso degli ingressi programmati in azienda a quota 218mila,.
Una particolare attenzione va posta ai lavoratori interinali, che hanno un’incidenza sugli ingressi totali pari quasi a un terzo nell’industria in senso stretto, mentre è compresa tra il 6 e il 9% circa negli altri settori. Proprio nell’industria in senso stretto, nel IV trimestre si prevede quasi un raddoppio di questi contratti rispetto al precedente trimestre. Nei servizi, che fanno fronte alla variabilità congiunturale dell’attività soprattutto con i lavoratori stagionali, gli interinali hanno un’incidenza di solo il 7%, e i loro ingressi nel IV trimestre dell’anno sono previsti in calo del 16,5% (con un picco quasi del -40% nei comparti del commercio e del turismo).


Opposta la situazione dei collaboratori a progetto, la cui incidenza, mediamente pari a un quinto degli ingressi totali, sarà appena dell’8,5% nell’industria, mentre raggiungerà il 24,3% nei servizi.
Pressoché generalizzato il calo congiunturale che si prevede per gli ingressi di altri lavoratori “non dipendenti” (partite Iva e contratti di lavoro occasionale), pari in media al -20,8% (circa -43% nell’industria, -14% nei servizi).
Va detto comunque che anche per queste diverse tipologie contrattuali l’aumento delle entrate non compensa comunque l’elevato numero di uscite. Sebbene non è al momento possibile definire il saldo di quest’ultima tipologia di lavoratori “autonomi”, il Sistema informativo Excelsior segnala comunque che nel trimestre di fine anno ci saranno 12mila posti di lavoro in meno con contratto interinale e 11.600 con contratto di collaborazione a progetto.
La dinamica dei contratti presenta infine due ulteriori novità. La prima riguarda l’innalzamento della quota di contratti a tempo indeterminato, che, sul totale degli “ingressi” previsti, dovrebbe passare dal 13,9% del trimestre precedente al 14,6%, e il parallelo lieve incremento anche dei contratti a tempo determinato (che incideranno per il 20,8% nell’ultimo trimestre dell’anno contro il 19,5% dei tre mesi estivi).


In consistente aumento sia a livello percentuale che come valori assoluti anche l’apprendistato, che rappresenta un elemento ormai acquisito dalle imprese dopo la riforma introdotta lo scorso anno. Le imprese prevedono di offrire al 4% dei candidati all’assunzione nel IV trimestre un contratto di apprendistato per complessivi 8.700 posti di lavoro, in aumento rispetto alla quota del 3,2% registrata nello scorso trimestre, pari a complessive 7.300 unità.


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