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_Febbraio2013

economia

Battaglie di bilancio nel mondo sviluppato

Waechter (Natixis): La politica in Europa e USA davanti a un dilemma. Sarà possibile stimolare la crescita e ridurre i disavanzi di bilancio?

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2013 l\'economia americana potrebbe crescere di circa il 2%, il Giappone e la Gran Bretagna dell\'1%, mentre nell’Eurozona la crescita sarà probabilmente prossima allo zero. È in questo cupo scenario che i politici di gran parte del mondo sviluppato si trovano impegnati a ridurre il disavanzo pubblico, cercando al contempo di non provocare un crollo vertiginoso delle proprie economie reali. Alcuni esperti in investimenti del gruppo Natixis Global Asset Management analizzano il “dilemma del deficit” e in che modo questo possa condizionare i mercati.
Il Congresso statunitense sarà in grado di sancire riforme e importanti riduzioni della spesa pubblica prima del 1° marzo 2013, data in cui sono previsti tagli automatici per 110 miliardi di dollari alla spesa stessa come previsto dal cosiddetto "fiscal cliff"? Quale potrebbe essere l\'impatto sui prezzi azionari? Con un tasso di disoccupazione intorno all\'11,8%, l\'Eurozona potrebbe avere dei ripensamenti circa le misure aggressive adottate per risanare i bilanci? Gli inglesi, fino ad ora restii all\'implementazione di misure di austerity, troveranno modalità adeguate per stimolare la crescita nel 2013?

Philippe Waechter, Chief Economist Natixis Asset Management
Non è un segreto il fatto che molti governi dell\'Eurozona debbano affrontare enormi deficit di bilancio.

Per ridurre questi squilibri, Waechter sottolinea come tali governi si siano impegnati ad attuare notevoli tagli di spesa. Ad esempio, in Francia il disavanzo di bilancio dovrebbe scendere dal 4,5% del PIL nel 2012 al 3% nel 2013.
"Ridurre il deficit di bilancio equivale ad aumentare i risparmi. Nel caso della Francia, la riduzione del deficit di bilancio comporterà un aumento dei risparmi per il governo. Per ottenere questo, il governo può ridurre la spesa e/o aumentare le tasse a carico delle famiglie e delle imprese" sostiene Waechter. La scelta del governo si ripercuoterà sulle mosse successive per affrontare la crisi. "La domanda non verrà dal settore privato. Né verrà dall’esterno, e quindi non verrà nemmeno dal governo", aggiunge Waechter. Pertanto, Waechter avverte che la prosecuzione di tale processo di riduzione della spesa potrebbe aggravare ulteriormente la crisi in Francia. Per far ripartire il paese e l\'area in cui si trova, Waechter ritiene che sia necessario limitare l’impatto di breve termine della stretta sui conti pubblici e concentrarsi su riforme strutturali di lungo termine.
"Nessuno dice che le finanze pubbliche debbano per forza essere perennemente in deficit.

Ma quando un\'economia è debole, non è probabilmente il momento migliore per implementare tagli drastici. Le politiche di austerità sono efficienti in un periodo di forte crescita, come dimostrato dall\'amministrazione Clinton alla fine degli anni Novanta. Ma tendono a non funzionare nei periodi di crisi" sostiene Waechter.
Waechter ritiene che i governi europei dovranno rivedere molto presto le proprie posizioni sulle politiche di austerity, poiché l\'Eurozona non riesce ad uscire dalla crisi e sta affrontando tassi di disoccupazione storicamente elevati. Inoltre, Waechter fa notare come, alla fine del terzo trimestre del 2012, la domanda privata interna (consumi delle famiglie, investimenti privati e immobiliari) nell’area Euro era ancora inferiore di oltre il 5% rispetto al primo semestre 2008.
Nel Regno Unito, il governo Cameron ha applicato un programma di austerità, e anche questa economia si trova tuttora in crisi. Secondo Cameron, la logica alla base del programma è che, se il governo si impegna in una direzione specifica per le finanze pubbliche e rispetta tale linea, la fiducia delle famiglie e delle imprese è destinata ad aumentare. Tale politica dovrebbe indurre i consumatori e le imprese a risparmiare meno e spendere di più, favorendo la crescita.


Tuttavia, alla fine del terzo trimestre del 2012, i consumi delle famiglie nel Regno Unito erano ancora inferiori del 3,4% rispetto a quelli del primo semestre del 2008, mentre gli investimenti aziendali erano inferiori del 16%. A meno che il Regno Unito non modifichi le proprie politiche, Waechter non prevede alcuna ripresa della crescita in tempi brevi.
Waechter ritiene che anche il poco slancio del commercio mondiale contribuisca a rallentare la crescita. "In passato, il commercio mondiale era in grado di dare una forte spinta, che poteva cambiare la direzione dell\'attività economica globale. Oggi non è più così" sostiene Waechter.

Laura Sarlo, Sovereign Debt Analyst Loomis, Sayles & Company
Secondo Sarlo, nel 2013 l’area Euro continuerà ad essere caratterizzata da politiche fiscali restrittive, poiché i Paesi membri proseguiranno sulla strada del consolidamento fiscale. Detto questo, Sarlo ritiene altresì che il 2012 abbia dimostrato come i programmi di austerity non operino in modo isolato e che i politici debbano coordinarsi in termini di tempistiche per raggiungere il consolidamento rispetto alle prevalenti tendenze macroeconomiche.



"I leader francesi hanno sostenuto con successo la coesistenza di un coordinamento della crescita e di un coordinamento fiscale. Per ben due volte, l\'Unione Europea ha contribuito ad alleggerire il disavanzo di bilancio spagnolo. E nell\'ultimo trimestre del 2012, il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto pubblicamente il fatto che, in un contesto recessivo, una stretta fiscale può recare danni enormi all\'attività economica" sostiene Sarlo.
In questo primo scorcio del 2013, gran parte dell\'Europa si trova ancora in crisi. Gli analisti sperano in un miglioramento del contesto globale nel secondo semestre dell\'anno. Tuttavia, vi sono poche speranze che la ripresa economica sia tale da ridurre i tassi di disoccupazione, oggi ai livelli più alti di sempre. Sebbene le riforme strutturali restino fondamentali per la crescita sul lungo termine in Europa, la velocità di attuazione di tali riforme sarà moderata, dato il contesto economico.
"E\' probabile che i politici europei continuino a porre l\'accento sul disavanzo ‘strutturale’ anziché su quello nominale, al fine di continuare a ritardare il consolidamento fiscale", sostiene Sarlo.




Brian Horrigan, Chief Economist Loomis, Sayles & Company
Secondo Horrigan, il governo statunitense affronterà tre eventi negativi ad inizio 2013. "Secondo l’attuale normativa, il ‘sequestro’ in termini di budget inizierà il 1° marzo. La soluzione di continuità manterrà operativo il governo federale sino al 27 marzo. Infine, la possibile crisi determinata dalla norma relativa al tetto al debito pubblico è stata posticipata di altri 90 giorni" afferma Horrigan. Il quale avverte che comunque ciascun evento, di per sé, potrebbe condizionare l\'economia statunitense, vista la fragilità dell’attuale ripresa. In caso di mancato accordo per l’aumento del tetto al debito pubblico, Horrigan ritiene che il Presidente Obama si troverebbe di fronte a due opzioni: potrebbe dichiarare non valido il tetto del debito e continuare a indebitarsi per fronteggiare la spesa pubblica.
Tale approccio, o qualsiasi altro simile stratagemma, porterebbe con ogni probabilità il parlamento ad intraprendere azioni legali, che potrebbero mandare in confusione i mercati finanziari. La seconda opzione è quella di accettare il tetto al debito e puntare quindi al pareggio di bilancio.


Horrigan spiega che, in quest’ultimo caso, si potrebbero rinegoziare le scadenze relative al debito esistente, ma non potrebbe essere emesso nuovo debito. Pertanto, sarebbe necessario apportare drastici tagli alla spesa federale.
"Il pagamento degli interessi diverrebbe prioritario, ma è probabile che non sarebbe possibile fronteggiare ulteriori uscite. In tale scenario, le agenzie di rating potrebbero declassare i titoli di stato statunitensi e l’economia reale ne uscirebbe considerevolmente penalizzata", sostiene Horrigan.
Horrigan ritiene che, se il governo federale non prenderà una decisione prima che scada la soluzione di continuità, tutti i servizi pubblici federali non essenziali dovranno probabilmente essere sospesi, con dolorosi effetti negativi sull’economia reale sia a livello diretto, derivanti dai tagli alla spesa, sia a livello indiretto a causa della confusione e dell’incertezza che una simile situazione comporterebbe.
Horrigan ritiene improbabile che questo possa verificarsi, in quanto il costo economico legato sia al mancato aumento del tetto del debito sia al mancato rinnovo di una risoluzione sul bilancio sarebbe eccessivo.


Tuttavia, ammette che tale rischio esiste. A livello generale, egli ritiene che le linee adottate a Washington rimarranno invariate nei prossimi mesi. "Probabilmente le trattative su questi problemi proseguiranno fino all\'ultimo minuto, per poi raggiungere un accordo grazie al quale si scongiurerà il disastro", sostiene Horrigan.
Horrigan ritiene che, con ogni probabilità, il “sequestro” in termini di risorse pubbliche inizierà il 1° marzo. "I tagli alla spesa saranno implementati nell’immediato. Qualora il Presidente riscontri dei passi in avanti nelle trattative, potrebbe posticiparne l\'attuazione. Ma in mancanza di un accordo sul bilancio, i tagli dovranno essere effettuati" afferma Horrigan. L\'attuazione dei tagli comporterebbe una riduzione di oltre il 9% della spesa per la difesa, di oltre l\'8% di altre spese discrezionali interne, e del 2% per i tassi di rimborso relativi al programma Medicare. "I tagli saranno equamente distribuiti tra agenzie e dipartimenti governativi, sebbene l\'attuazione di tagli in modo uniforme si riveli solitamente una mossa disastrosa, in quanto le iniziative positive subiscono troppi tagli mentre quelle cattive troppo pochi” sostiene Horrigan.



Horrigan ritiene che né il Congresso né la Casa Bianca vogliano che il “sequestro” abbia luogo, ma d’altra parte questa rimane l\'unica leva in mano al Congresso per controllare la spesa federale. "A questo punto, possiamo solo tirare a indovinare ciò che accadrà. Ma se il Congresso si arrenderà completamente, non avrà più alcun controllo sul Presidente Obama. Il Presidente dovrà fare alcune concessioni per tenere la spesa sotto controllo oppure, a mio avviso, il Congresso farà sì che siano i tagli stessi a fare quanto occorre al posto del Presidente. Entrambe le parti sono fortemente incentivate a trovare un accordo" commenta Horrigan. Qualora vengano effettuati i tagli alla spesa, la crescita del PIL nel 2013 subirebbe una riduzione di mezzo punto percentuale. Se i tagli fossero attuati e successivamente revocati, l\'attuale crescita economica subirebbe un danno minore, ma l’incertezza potrebbe comunque farsi sentire.
Attualmente, il bilancio federale presenta uno squilibrio pari circa all’8-12% del PIL. La riduzione di tale squilibrio può essere ottenuta riducendo le spese discrezionali e, al contempo, riducendo il tasso di crescita della spesa pubblica per l\'assistenza e aumentando l’imposizione fiscale per un’ampia fascia di contribuenti.


"Ritengo che il Congresso e la Casa Bianca siano poco consapevoli di quanto siano ampie le correzioni necessarie dal punto di vista fiscale. Il meglio che si possa sperare è che l’imposizione fiscale venga ridotta di anno in anno, altrimenti il prossimo governo si ritroverà con le mani legate da un’altra crisi finanziaria", conclude Horrigan.

Chris Wallis, President & CEO Vaughan Nelson Investment Management
Secondo Wallis, il mercato azionario statunitense ha già scontato il taglio alla spesa federale, com’è possibile riscontrare attualmente guardando a molti prezzi azionari. Di conseguenza, non crede che le decisioni del governo per affrontare i deficit strutturali nel 2013 avranno un impatto significativo sui mercati azionari.
"È importante considerare gli eccessi che abbiamo registrato a livello mondiale a partire dalla fine degli anni 90. Abbiamo affrontato una bolla tecnologica. Bolla che poi si è trasformata in una bolla della spesa privata e del mercato immobiliare. Ebbene, ciò che rimane di questa bolla oggi si è spostato nel settore della spesa pubblica, sia sul fronte della spesa per l\'assistenza che in termini di deficit strutturali nel mondo emergente.


Tale situazione è molto chiara e il mercato ne è consapevole. Di conseguenza, sono stati assegnati multipli molto inferiori alle società che realizzano la maggior parte del proprio fatturato nei confronti del governo federale", afferma Wallis. Le valutazioni delle società che forniscono servizi sanitari riflettono l\'incertezza in tema di tagli alla spesa, soprattutto per quanto riguarda potenziali tagli ai rimborsi dei programmi di sanità pubblica. Anche i prezzi azionari di diversi fornitori di servizi nel settore della difesa risultano oggi scontati.


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