Tassi d’interesse a zero e QE sono efficaci nel lungo tempo
Keating (Credit Suisse): Nel 2013 l’accumulo di liquidità e l’economicità del capitale, più la crescente ripresa nel settore residenziale, inizieranno ad aiutare l’economia reale
L’economia spesso sembra più un’alchimia che non una scienza, in particolare nella sua spiegazione incerta dei meccanismi con cui la politica delle banche centrali si ripercuote su mercati dei capitali ed economia.
A fronte di tutto questo, molti investitori sono scettici per quanto riguarda l’efficacia dei tassi d’interesse pari a zero e dell’allentamento quantitativo (QE), e alcuni ritengono che il venir meno dell’impatto iniziale sui mercati del QE3 sia più o meno la fine della storia.

La mia opinione è diversa: ritengo che i tassi d’interesse pari a zero e il QE abbiano bisogno di molto tempo, ma che alla fine forniscano uno stimolo consistente, forse eccessivo. Non sono stati molti efficaci nei primi anni poiché il sistema bancario era in difficoltà. Ora esso è più in salute (negli USA, ma non ancora in Europa), e ciò consente quindi ai tassi pari a zero di inizare ad avere un impatto tardivo. Inoltre, è presente un processo lento nell’ambito delle diverse parti dei mercati dei capitali, che gradualmente arriva all’economia reale. Inizialmente i rendimenti dei titoli di stato vengono diminuiti prevedendo che i tassi a breve resteranno bassi e in virtù degli acquisiti diretti nell’ambito del QE.
Successivamente, ciò spinge gli investitori ad acquistare obbligazioni corporate di tipo investment-grade, e nel momento in cui i rendimenti registrano una flessione, gli investitori passano ai titoli high yield.
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