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_Novembre2012

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Imprese: 14.500 in più tra luglio e settembre (+0,2%)

Dardanello (Unioncamere); E’ il saldo più basso degli ultimi dieci anni. In sofferenza artigiani e pmi manifatturiere. Tengono commercio, turismo e servizi alle imprese

A dispetto di una crisi sempre più dura, il trimestre estivo ha fatto registrare l’iscrizione di 75.019 nuove imprese (2.424 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e la cessazione di 60.510 imprese (2.900 in più del trimestre luglio-settembre del 2011), con un saldo positivo per 14.509 unità, corrispondente ad un tasso di crescita trimestrale dello stock delle imprese pari allo 0,24% (+0,32% l’anno scorso). La variazione, però, è la più modesta dal 2003 ed è il risultato del più basso volume di iscrizioni rilevate nel terzo trimestre dell’anno e di uno dei più elevati volumi di cessazioni relativamente allo stesso periodo, superato solo nel 2009 e nel 2007.
L’unica area del Paese a mostrare un miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è il Mezzogiorno, dove si registra un saldo di 7.485 unità per una crescita dello 0,37% contro lo 0,3 dell’estate 2011. Le notizie più negative vengono invece dall’artigianato che, per la prima volta in dieci anni, registra una crescita negativa nel trimestre estivo: 1.414 le imprese che mancano all’appello, pari ad una riduzione dello stock dello 0,1% rispetto a fine giugno.


Questi, in estrema sintesi, sono i dati che caratterizzano l’andamento delle aperture e chiusure di imprese nel terzo trimestre del 2012, diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione condotta da InfoCamere a partire dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Tutti i dati sono disponibili online all’indirizzo www.infocamere.it
“Ancora una volta i dati dicono che occorre puntare sul sistema imprenditoriale e sulla sua vitalità, il vero patrimonio del Paese, anche se non si possono ignorare i segnali di affanno che vengono dall’aumento delle cessazioni e dal contemporaneo calo delle iscrizioni”. Così il commento del Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “E’ un dato che va accolto positivamente, perché segnala il coraggio di tanti giovani pronti a scommettere su un futuro imprenditoriale e di tanti lavoratori che cercano nell’impresa una risposta al problema occupazionale. L’orizzonte di azione di questo governo – ha aggiunto il Presidente di Unioncamere - si va restringendo e perciò occorre fare presto per varare misure indispensabili per sostenere le imprese.

Innanzitutto, riducendo il carico fiscale sul lavoro e rivedendo profondamente gli incentivi, come richiesto dalle rappresentanze delle imprese. E poi sostenendo le Pmi facendo sistema nell’internazionalizzazione e nel credito, oltre che con interventi mirati per sburocratizzare e semplificare ulteriormente le attività economiche, nella direzione indicata dallo Statuto delle imprese”.


Le dinamiche territoriali

Se si tiene ben presente la struttura del sistema imprenditoriale, come risulta definito dallo stock della totalità delle imprese registrate, è facile notare che le tre circoscrizioni del Centro-Nord determinano il 67,22% dello stock complessivo delle imprese italiane, ma hanno determinato solo il 48,41% del saldo. Del tutto complementare la situazione della circoscrizione Sud e Isole. Mentre le imprese di queste regioni determinano il 32,78% del totale nazionale, grazie ad un notevole numero di iscrizioni (di 3,29 punti percentuali al di sopra del valore dello stock che rappresentano) e ad un numero di cessazioni proporzionalmente più basso (sia pure di solo 0,40 punti percentuali), il Mezzogiorno ha determinato il 51,59% dell’intero saldo del trimestre.

Detto in breve, mentre il Sud in termini di stock pesa poco meno di un terzo sul totale delle imprese italiane, in termini di contributo alla crescita lo scorso trimestre ha pesato per più della metà del risultato conseguito.


La distribuzione per forma giuridica

La distribuzione dei dati demografici delle imprese in base alla forma giuridica adottata aiuta a comprendere meglio, da un lato, gli elementi di tenuta del sistema imprenditoriale italiano e, dall’altro, i segmenti del sistema sui quali la crisi fa sentire maggiormente i propri effetti. Anche da questo punto di vista il raffronto fra il peso di ciascuna forma giuridica nel determinare lo stock nazionale e il peso nel determinare la dimensione dei flussi (iscrizioni, cessazioni e saldi) è particolarmente significativo.
A garantire la sostanziale tenuta del sistema, ancora una volta, è la forte incidenza del saldo delle imprese costituite in forma di società di capitali che determinano il 51,85% del bilancio complessivo del periodo, dunque un peso notevolmente superiore (di 28,8 punti percentuali) a quello che le imprese con questa natura giuridica hanno nel determinare lo stock complessivo delle imprese italiane (solo il 23%).



Meno consistente il contributo fornito dalle Ditte individuali alla composizione del saldo. In termini assoluti, le 5.239 ditte individuali in più (di cui l’85% è dato da imprese di immigrati) rappresentano infatti il 36,1% del saldo del periodo, laddove il peso di questa forma giuridica sul totale delle imprese è del 54,9%. Il loro contributo, tuttavia, si conferma importante soprattutto se visto in termini di vitalità e di ricambio del sistema: le 50.571 iscrizioni con questa forma giuridica costituiscono il 67,4% del flusso complessivo delle entrate, mentre le 45.332 cessazioni rappresentano addirittura il 74,9% delle uscite.


Le dinamiche settoriali

Quasi tutti i settori di attività economica fanno registrare nel III trimestre del 2012 una variazione positiva dello stock, salvo l’eccezione di “Agricoltura, silvicoltura, pesca” (con -645 unità), “Attività manifatturiere” (-273 unità) ed “Estrazione di minerali da cave e miniere” (con -13 unità). Oltre il 90% di tutto il saldo del periodo è dato dalle attività del terziario, in particolare “Commercio all\'ingrosso e al dettaglio” (+5.


780 unità), “Attività dei servizi alloggio e ristorazione” (+4.005), “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+1.297), “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (+1.264), “Attività immobiliari” (+863), “Servizi di informazione e comunicazione” (+704). Positivo anche il contributo del settore energetico (“Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” crescono di 473 unità), delle “Costruzioni” (+420) e “Trasporto e magazzinaggio” (+156).
Guardando al comparto delle imprese artigiane, il quadro del trimestre fa emergere i punti di tensione del sistema imprenditoriale su cui si scarica il peso della crisi. Nel 2012, per la prima volta negli ultimi dieci anni, il saldo tra iscrizioni e cessazioni nel III trimestre dell’anno è risultato negativo. In secondo luogo la variazione trimestrale dello stock in tre settori artigiani che da soli costituiscono il 79,3% di tutte le imprese artigiane (Attività manifatturiere, Costruzioni, Trasporto e magazzinaggio), spiega e sopravanza la variazione trimestrale negativa di 1.


414 unità, risultando pari a -2.112 unità.



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