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Un manager su due non vuole trasferirsi

Selmi (Technical Hunters): la propensione al trasferimento è alta tra i giovani (70%) ma con l'aumento dell'anzianità lavorativa si dimezza

La disponibilità dei manager italiani a cambiare città per accettare una nuova opportunità di lavoro è molto bassa, anche a fronte di un possibile aumento di stipendio nell'ordine del 20%. Lo rivela una ricerca condotta dalla società di ricerca e selezione di personale qualificatoTechnical Hunters, su oltre 600 manager intervistati nel corso del 2016.
"Soltanto i giovani al primo impiego mantengono una elevata propensione al trasferimento, dato che nel 70% dei casi si dichiarano disponibili a cambiare città per intraprendere un nuovo lavoro", spiega Lorenzo Selmi, senior manager di Technical Hunters.
"Ma questa propensione diminuisce drasticamente già dopo 4 o 5 anni di esperienza, quando soltanto il 52% dei manager risulta disponibile a cambiare città a fronte di un'offerta di lavoro che comporti un aumento della retribuzione del 20%".
"Dopo 10 anni di esperienza lavorativa, la propensione al trasferimento scende al 39% e dopo 15 al 34%, con una media di un manager su due che è indisponibile a trasferirsi, anche a fronte di un'offerta economica sensibilmente migliorativa", prosegue Selmi.
"Ma, paradossalmente, questi dati rivelano una elevata flessibilità proprio tra i lavoratori più maturi, che sono spesso aperti al cambiamento nonostante un maggiore radicamento dovuto ai legami familiari".
Tra i fattori che incentivano al cambiamento, oltre a quello economico, Technical Hunters indica innanzitutto il fattore tempo, e quindi la possibilità di un migliore bilanciamento tra lavoro e famiglia, seguito dalla formazione e dalle prospettive di carriera.


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