Brexit: tanto rumore per nulla

Williams e Ali (AllianceBernstein): sono altre le vere preoccupazioni. L'inflazione in UK, le elezioni francesi, il deterioramento dello scenario politico italiano e la resistenza della BCE alle pressioni dei falchi per l'avvio del tapering

La finta guerra è finita, ora è il momento della vera battaglia. A nove mesi dal referendum per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, infatti, l'attivazione del tanto dibattuto articolo 50 del trattato Ue è arrivata e il conto alla rovescia ha preso il via con la lettera del governo May.
Manifestare un eccessivo entusiasmo, tuttavia, suona molto prematuro. Come in ogni divorzio che si rispetti, le immediate trattative si concentreranno sui termini della separazione e, in particolare, sul conto più o meno salato che Londra dovrà pagare per abbandonare Bruxelles. Senza contare che è difficile ci sia un consistente movimento prima delle elezioni tedesche in settembre.
Per avere un riscontro sui temi caldi, quindi, bisognerà aspettare ancora. Tra i piatti principali figurano di sicuro i rapporti commerciali tra il Regno Unito e l'Europa continentale, un argomento, quello dell'accesso al mercato unico, che Londra probabilmente metterà in secondo piano, dando priorità alla sovranità giudiziaria e all'immigrazione. Dal canto suo, l'Ue non intende scendere a compromessi: nessun "cherry pick", ossia non si può prendere solo quello che piace.
La divergenza nell'approccio che le istituzioni intendono seguire amplifica il rischio di una frattura dolorosa. Ad ogni modo, secondo noi c'è lo spazio per trovare una qualsivoglia forma di compromesso che eviti ingenti danni economici, una situazione che vedrebbe la Gran Bretagna vestire l'abito del perdente e il resto dell'Europa uscire alquanto malconcio.
Rimane certo da capire quali saranno le implicazioni per i singoli settori. Un buon esempio è il comparto automobilistico: le società hanno una catena di approvvigionamento globale e una crepa nell'ingranaggio potrebbe avere effetti importanti in un business con margini risicati. In questo senso sarà interessante vedere quali tariffe saranno imposte e se ci saranno degli spostamenti degli impianti produttivi. Focus anche sulla reazione dei consumatori: la loro fiducia resisterà con l'incedere dell'inflazione o la decisione sarà un taglio dei consumi?
Tanto clamore, ma nulla di serio per i mercati nel breve termine. Presto gli occhi degli investitori torneranno a concentrarsi sulle vere preoccupazioni, ovvero il salire dell'inflazione nel Regno Unito e la conseguente reazione della Bank of England, le elezioni presidenziali francesi, il deterioramento dello scenario politico italiano e la resistenza della Banca centrale europea alle pressioni dei falchi per l'avvio del cosiddetto tapering.
Di fatto, la Brexit sembra solo l'ultima delle spade di Damocle che gravano sull'Europa, grattacapi che a nostro parere presenteranno il loro conto, forse, ma non certo quest'anno.

Darren Williams, European Economist di AllianceBernstein, e Tawhid Ali, European Equities Portfolio Manager di AllianceBernstein.


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