Focus Moda Mediobanca: fatturato, occupazione e utili in continua crescita
Il comparto è molto solido e rappresenta l'1,3% del Pil nazionale. Un terzo dei colossi del fashion in Europa è italiano, ma i gruppi francesi hanno dimensioni maggiori
Si sono appena concluse le sfilate della settimana della moda femminile a Milano ed è quindi di estrema qualità il nuovo report dell'Area Studi Mediobanca sul settore. Nel report vengono analizzate le dinamiche delle 163 Aziende Moda Italia con un fatturato superiore a 100 mln di euro nel 2017 e dei principali gruppi europei del settore. Vediamo i principali risultati.
Il 2017 ha confermato il trend di crescita del settore moda in Italia. Il fatturato aggregato, pari a 70,4 mld di euro, evidenzia un buon incremento rispetto al 2013 (+28,9%), dovuto in buona parte alle ottime performance del 2015 (+9,9%) e del 2014 (+7%). Più contenuto ma sempre rilevante il ritmo di crescita nell'ultimo anno (+4,5%).
Il settore ha un impatto crescente sul nostro Paese: nel 2017 ha rappresentato infatti l'1,3% del Pil nazionale, contro l'1,1% del 2013.
Tra i comparti domina l'abbigliamento, che totalizza il 40,5% dei ricavi totali, seguito dalla pelletteria (20,9%) e dall'occhialeria (16,2%). La gioielleria spicca, invece, per crescita media annua delle vendite nel 2013-2017, segnando un +13,3% che supera il +11% della distribuzione e il +6,3% del tessile.
Complessivamente le Aziende Moda Italia hanno visto crescere le proprie vendite annuali mediamente del +6,6% nel 2013-2017, nonostante il lieve calo della redditività (l'ebit margin è passato dal 9,6% del 2013 all'8,9% del 2017). Il fatturato estero, l'export, sempre più determinante nei bilanci delle aziende analizzate, si attesta nel 2017 al 63% delle vendite totali (+22,9% sul 2013), quota superiore a quella registrata dalle principali società manifatturiere italiane (56,7%).
A livello settoriale risultano più orientati ai mercati esteri l'occhialeria (89,8%), il tessile (72,5%) e la pelletteria (66,1%). Le ottime performance del settore moda sia in Italia che all'estero hanno trainato la forza lavoro che nel 2017, grazie ai 59,8mila nuovi dipendenti (+19,7% sul 2013 e +4% sul 2016), può contare su quasi 363mila occupati. Distribuzione (+26,8%, +8mila unità ), pelletteria (+26,7%, +11mila unità ) e abbigliamento (+22,4%, +28mila unità ) i comparti che hanno espanso maggiormente i propri organici.
Capitolo utili: le Aziende Moda Italia hanno messo a segno un incremento dell'incidenza dell'utile netto sul fatturato, che ha superato il 4,2% del 2013 fino ad arrivare al 5,3% del 2017, grazie anche alla diminuzione del carico fiscale (tax rate passato dal 41% del 2013 al 25,1% del 2017). A livello generale, i profitti netti cumulati nel 2013-2017 dalle Aziende Moda Italia sono stati pari a 15,8 mld di euro, in costante progressione nei cinque anni in esame. Il 2017 ha fatto registrare la cifra record di 3,8 mld, con utili netti medi giornalieri per azienda pari a 63mila euro (erano 38mila nel 2013).
La bassa incidenza del debito finanziario sui mezzi propri (33,7% nel 2017) rende le imprese italiane del settore moda molto solide, con abbigliamento e pelletteria che fanno segnare gli indicatori migliori (rispettivamente 28,9% e 34,3%). Gli stessi comparti si distinguono anche per liquidità : il rapporto tra disponibilità e debiti finanziari è pari al 125,2% per l'abbigliamento (sopra la media di 86,2% dell'intero sistema moda) e all'85,2% per la pelletteria.
Le Top15 e le inseguitrici: segnali di rimonta?
Delle 163 Aziende Moda Italia, 15 hanno un fatturato superiore a 900 mln di euro e rientrano nell'analisi dedicata alle grandi imprese europee della moda. Il confronto tra le Top15 e le restanti 148 aziende italiane evidenzia spunti interessanti.
In generale, le Top15 sfruttano il proprio vantaggio competitivo sulle altre società , distinguendosi per redditività (ebit margin all'11,6% contro il 6,8% delle altre aziende) e liquidità (l'incidenza della liquidità sull'indebitamento finanziario è del 139,8% per le Top15 contro il 52,2% delle altre). Le 148 società "follower" rispondono con una maggiore crescita media annua dei ricavi nel 2013- 2017 (+9,5% contro il +3,5% delle Top15).
Inoltre, le Top15, che nel 2013 godevano di una fortissima concentrazione dei profitti (avevano generato il 77,7% dei profitti aggregati), hanno perso parte di questo strapotere. Nel 2017 la quota dei profitti aggregati si è ridotta fino al 56,2%, portando a una sostanziale equi-distribuzione degli utili netti tra aziende leader e follower.
I dati relativi all'affidabilità creditizia dimostrano come la disparità fra le aziende del sistema moda Italia sia in affievolimento. Tra il 2013 e il 2017 è diminuita del 32% la quota di aziende fragili e aumentata del 15% quella delle imprese investment grade. Anche la probabilità di fallimento delle imprese fragili è diminuita (-20%), mentre quella delle imprese investment grade è aumentata del 12%. In altre parole, le aziende solide appaiono un po' meno solide e le rischiose un po' meno rischiose, delineando un quadro più omogeneo.
Le Aziende Moda in Europa
Nel periodo 2013-2017, i 43 principali gruppi europei della moda hanno registrato ricavi aggregati per 226,2 mld di euro (+33% sul 2013). Nonostante l'Italia con le sue big 15 sia il Paese più rappresentato a livello numerico (oltre un terzo del totale), è la Francia, con il 30,3% del fatturato aggregato, ad aggiudicarsi il primato per giro d'affari (favorita anche dal formidabile apporto dei marchi italiani acquistati dai colossi francesi). Sul podio anche Italia (13,4%) e Spagna (13%), entrambe doppiate dalla Francia.
Tra i gruppi principali, il gigante francese LVMH, con 70 marchi in cinque diversi comparti, si conferma leader assoluto per dimensioni (con un fatturato pari a 42,6 mld di euro). Inseguono a grande distanza il gruppo spagnolo Inditex che controlla Zara (25,3 mld), il tedesco Adidas (21,2 mld), lo svedese H&M (20,3 mld) e l'altro francese Kering, proprietario, fra gli altri, di Gucci e Bottega Veneta (15,5 mld).
Luxottica (9,2 mld), primo tra gli operatori italiani, si posiziona al settimo posto, mentre il gruppo Prada (3,1 mld) è quattordicesimo. La crescita media annua del fatturato nel 2013-2017 fa sorridere le aziende italiane: Valentino (+22,2%) e Moncler (+19,7%) sono rispettivamente seconda e quarta nella classifica dominata dalla danese Pandora (+26,1%). Al terzo posto si inserisce la francese SMCP (+21,5%).
L'Europa ha realizzato un tasso medio annuo di incremento del fatturato del 7,4% nel 2013-2017. In questo contesto spiccano Danimarca (+13,6%) e Spagna (+10,1%), le uniche ad 3 andare in doppia cifra. Sotto la media europea, invece, Regno Unito (+5%) e Italia (+3,5%).
In calo la redditività , con l'ebit margin europeo che si attesta a quota 15,3% nel 2017 (era al 17% nel 2013). Anche qui sono i gruppi danesi (22,6% nel 2017) a dominare la classifica, seguiti stavolta dalle compagnie francesi (19,6%). Gli operatori italiani (11,6%) sono costretti a inseguire, rimanendo però davanti agli ultimi in graduatoria, i tedeschi (10%).
Un aspetto distintivo anche dei maggiori gruppi europei della moda è la loro proiezione internazionale. Nel 2017 in media l'85,2% delle vendite è realizzato al di fuori del paese di origine. I francesi, con l'87,7%, sono davanti a tedeschi (83,6%) e spagnoli (82,3%). L'Italia, col suo 78,3%, dimostra di avere un export con all'orizzonte buoni margini di sviluppo globale. Abbondantemente sotto la media le aziende britanniche (52,8%), influenzate dalla presenza di gruppi come Arcadia e New Look che operano in buona parte sul mercato domestico.
A livello europeo il settore sfiora, infine, il milione di occupati. Nel 2017 i 43 operatori europei hanno dato lavoro a quasi 990mila persone (+190mila unità sul 2013). I gruppi italiani si mettono in luce per aver incrementato la forza lavoro di oltre 30mila unità , secondi soltanto agli spagnoli che hanno ampliato il proprio organico di 48mila unità (riferibili in gran parte al gruppo Inditex, +44,7mila unità ), ma davanti ai francesi (+20,3mila unità ).