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Il valore di sé (espresso in dati)

I big data regolano già il mondo e chi li sfrutta ha gli strumenti per sapere tutto di noi. Con o senza la nostra approvazione

Chi lo ha detto che la lettura di uno scritto giuridico non possa aprire la mente a riflessioni non solo etiche ma, più pragmaticamente, anche economiche e di business?
È quanto credo accada imbattendosi nel volume "Informazioni e big data tra innovazione e concorrenza", a cura di Valeria Falce, Gustavo Ghidini e Gustavo Olivieri, edito da Giuffrè Editore.
Il testo raccoglie 18 contributi scritti da alcuni degli studiosi più competenti di questa materia il cui difetto, mi riferisco alla materia, è duplice. Da un lato l'essere molto complessa; dall'altro troppo banalizzata nella narrazione che fin qui se ne è fatta. Con il risultato che di big data si abbia una connotazione prevalentemente negativa.
In realtà credo così non sia, almeno è quanto trasmettono le oltre 300 pagine del testo nel quale anche il lettore meno provveduto arriva a comprendere come un conto sono le tutele, altro le opportunità. E su questo non facile equilibrio si gioca la qualità del testo e, soprattutto, il futuro del nostro tempo.
Mi spiego meglio. Difendere le proprie prerogative e diritti da un'acquisizione non trasparente delle proprie informazioni costituisce un problema, cui il diritto attuale può dare risposte.
Altro, e più complicato, è conciliare esigenze di tutela personali circa le proprie informazioni ricavabili dal nostro quotidiano e l'uso progressivo che se ne possa fare. L'esame dei dati individuali, grazie al cosiddetto data-mining consente, ad esempio, di conoscere aspetti della vita privata non ancora noti. Per esempio, le società di carte di credito sarebbero in grado di identificare i clienti che stanno vivendo una storia d'amore, riconoscendo coloro che si sono da poco trasferiti in un'altra casa o che a breve divorzieranno. Questa è intrusione o semplice informazione?
I due esempi approfonditi nel testo sono emblematici. La crescente personalizzazione delle polizze assicurative che è possibile effettuare grazie alla sola elaborazione delle informazioni esterne ed interne la nostra vita. Con un risultato che da un lato porta un vantaggio per il consumatore e la compagnia ma, a tendere, potrebbe scardinare il principio universalistico della tutela.
Altro esempio, forse il più affascinante, è quello dei cosiddetti bio-big data, ovvero quell'insieme di dati personali relativi alle caratteristiche genetiche, ereditarie o acquisite di una persona fisica che forniscono informazioni univoche sulla salute fisica e sulla fisiologia di un individuo. Capaci non solo di governare sempre di più la vita di un soggetto ma, e qui sta il bello, fornire opzioni terapeutiche brevettabili. Partendo non dall'intuizione di laboratorio, ma dal dato del terzo elaborato dall'algoritmo.
Insomma, quello dei big data, come lo intendiamo oggi, è un problema banalizzato nella sua disamina. Occorre assumere un atteggiamento più laico e farsi guidare dall'interesse per l'ignoto. In fondo, anche Colombo quando partì per il nuovo mondo non credo avesse molte certezze.

Titolo: Informazioni e big data tra innovazione e concorrenza
Autori: Valeria Falce, Gustavo Ghidini e Gustavo Olivieri
Editore: Giuffrè
Pagine: XII - 388

@federicounnia - Consulente in comunicazione
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